Forio, gli appelli non fermano le ruspe:
​casa abbattuta, famiglia sgomberata

Forio, gli appelli non fermano le ruspe: casa abbattuta, famiglia sgomberata
di Massimo Zivelli
Domenica 28 Marzo 2021, 11:29
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Non sono bastati dunque gli appelli, le mozioni, le interrogazioni e perfino l'opinione espressa in piena autonomia negli ultimi giorni dal ministro della Giustizia Marta Cartabia a sospendere la demolizione della casetta abusiva degli anziani coniugi di Forio d'Ischia. Ed è stato così che, seppure con due settimane di ritardo rispetto alla scadenza fissata, le ruspe sono entrate in azione per abbattere il manufatto di via Calosirto fino all'altra sera abitato dagli anziani coniugi De Siano e dalla loro figlia minorenne.



Inflessibile e rigoroso l'atteggiamento della Procura, puntuale ed inevitabile l'intervento sul posto degli agenti del commissariato isolano - coordinati dal Vicequestore Maria Antonietta Ferrara che venerdì sera hanno sgomberato il 75enne Domenico De Siano (solo omonimo del conterraneo senatore e coordinatore campano di Forza Italia), sua moglie, Lucia Buono (da giorni allettata per un sospetto covid che poi è stato smentito dal tampone fatto effettuare dal medico legale) e la loro figlia di 15 anni.

Il manufatto di circa 70 metri quadri è oramai ridotto in macerie che presto verranno sgomberate dalla ditta incaricata dalla Procura ad eseguire la demolizione in danno di De Siano che negli anni precedenti era stato condannato per aver eseguito l'abuso edilizio.


Esecuzione di sentenza passata oramai in giudicato, sulla natura della quale nessuno ha espresso contrarietà giuridica e morale, quanto semmai l'opportunità di far slittare l'intervento a dopo l'emergenza pandemia, per non mettere ulteriormente in disagio chi, come l'anziano pensionato e la sua famiglia, già vivono in condizioni precarie. Il vescovo di Caserta aveva implorato i vertici della Procura di sospendere l'esecuzione per ancora qualche mese. Il sindaco di Forio Francesco Del Deo aveva scritto, anche nella sua qualità di presidente dell'Ancim, al presidente del consiglio Draghi e al ministro per le Infrastrutture affinchè il Governo stabilisse stante l'emergenza pandemia una moratoria sulle demolizioni di case di prima necessità, con lo stesso spirito di tutela sociale che aveva portato nei mesi scorsi alla moratoria sulla esecuzione degli sfratti. Ed infine gli interventi in Parlamento partendo sempre dal caso di Ischia che hanno sortito l'effetto di far intervenire nel dibattito il ministro Cartabia, che in un passaggio del suo intervento e senza fare un riferimento specifico aveva però «consigliato» alle Procure di valutare la opportunità di procrastinare fino alla fine dell'emergenza pandemia l'abbattimento di abusi rientranti fra quelli di «necessità abitativa».

Sul caso specifico e sul fenomeno più in generale in discussione oramai da anni riguardanti gli abusi determinati da forte necessità sociale e umana, i sindaci isolani e l'avvocatura, chiedono che si avvii al più presto una serena riflessione. Sul caso di Forio, un duro giudizio è stato rilasciato dall'avvocato Bruno Molinaro, fra i maggiori esperti in Italia, in materia di abusivismo edilizio. «Ritengo che la risposta del ministro rappresenti un esplicito riconoscimento di impotenza della politica di fronte al sovranismo giudiziario ormai imperante in Italia» ha dichiarato Molinaro. «Le Procure, il problema delle ricadute sociali che derivano dalle demolizioni di abusi di prima necessità, purtroppo non se lo pongono proprio. Si procede - ha aggiunto Molinari - con azioni sovente disancorate da criteri di ragionevolezza, purchè si giustifichino le esecuzioni con l'esigenza di dover dare attuazione alle sentenze passate in giudicato. E poco importa che tali sentenze siano rimaste ineseguite per decenni. Dice bene il ministro, che è il giudice a dover valutare caso per caso la proporzionalità della sanzione, ma è sotto gli occhi di tutti che sino ad oggi non vi sia stato un solo esempio di procedimento di esecuzione, in cui la demolizione sia stata considerata sproporzionata rispetto alle gravi condizioni socio-economiche e di bisogno del condannato».

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