Fortuna Loffredo, il Tribunale non censura il film: «Non lede il diritto all'oblio»

Fortuna Loffredo, il Tribunale non censura il film: «Non lede il diritto all'oblio»
di Marco Di Caterino
Venerdì 28 Maggio 2021, 11:30 - Ultimo agg. 29 Maggio, 08:10
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Il tribunale di Napoli ha rigettato la richiesta di blocco del film Fortuna ispirato alla tragica vicenda di Fortuna Loffredo, la bimba di sei anni del parco verde abusata e uccisa da un pedofilo, Raimondo Caputo, condannato all’ergastolo insieme alla sua ex convivente Marianna Fabozzi, che deve invece scontare 14 anni per non aver impedito all'uomo di abusare delle sue figlie. I due sono attualmente sotto processo per omicidio volontario di Antonio Giglio, il bimbo di quattro anni, figlio della Fabozzi, morto dopo essere precipitato dallo stesso isolato tre del Parco Verde un anno prima dell’omicidio della piccola Fortuna. 

Per il giudice la vicenda narrata nel film Fortuna non implica danno o dolo ai familiari perché la vicenda narrata, pur facendo riferimento al tragico episodio di Caivano, non lede il diritto alla privacy e all’oblio, né tantomeno per la vicenda narrata nel film incide sulla psiche dei fratelli in quanto la vicenda narrata è frutto di fantasia.

Inoltre il magistrato ha sottolineato come nei titoli di testa viene esplicitamente scritto che, pur partendo dalla tragica fine di Fortuna, il film è frutto della fantasia e ogni fatto a persone è puramente casuale.

Il padre di Fortuna Pietro Loffredo è stato condannato a pagare le spese processuali per circa 12.000 euro suddivisi in circa 4.000 euro ciascuno a Rai Cinema, a Dazzle Comunication, a Indico Film e a Wonder Pictures. 

Per l’avvocato Angelo Pisani si tratta di «un provvedimento ingiusto e doloroso, che impugneremo in ogni sede perché si veda giustizia non violazioni umane, ricorreremo oltre il tribunale di Napoli chem dichiarando che non esiste nel nostro ordinamento una tutela al diritto alla sofferenza, al dolore ed ai valori personali addirittura condanna un genitore che tenta di difendere i figli da manipolazioni ed affari cinematografici. È impensabile pensare che l’arte possa avere libertà di violare ogni diritto , i grandi pensano di vincere sui piccoli ma i bambini crescono e presenteranno il conto alla società delle ingiustizie subite e della mortificazione di ogni valore. Onestamente non può piacere a nessuno  che passi il principio che si giochi  sulla vita delle persone come con il pongo modellandolo a proprio piacimento e per di più per interessi commerciali. Non credo che questa sia arte», conclude Pisani

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