Bruciato vivo a Frattamaggiore, l'arrestato si difende: «Non ho dato fuoco a Nicola», ma la supertestimone lo incastra

Bruciato vivo a Frattamaggiore, l'arrestato si difende: «Non ho dato fuoco a Nicola», ma la supertestimone lo incastra
di Marco Di Caterino
Martedì 5 Luglio 2022, 08:00 - Ultimo agg. 18:30
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Svolta nelle indagini sul tentato omicidio di Nicola Liguori, il 36enne svuotacantine di Frattamaggiore inzuppato di benzina e poi quasi bruciato vivo dalle fiamme, mentre nella notte tra giovedì e venerdì scorso, seduto su una panchina di viale Tiziano parlava in videochiamata con la sua fidanzata. Il presunto assalitore, Pasquale Pezzella, era stato fermato domenica pomeriggio e condotto negli uffici della polizia dove, assistito dall'avvocato Fernando Maria Pellino, è stato sottoposto a un lungo interrogatorio, nel corso del quale ha respinto con forza tutte le accuse che gli venivano contestate. Ma alle tre di notte, quando è stato chiuso il verbale, da persona informata sui fatti Pezzella è diventato il principale indagato di questa orribile vicenda, chiamato a rispondere del reato di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione. Pasquale Pezzella è stato quindi portato nel carcere di Poggioreale, in attesa dell'udienza di convalida che si terra questa mattina davanti al gip Daniele Granieri del tribunale di Napoli Nord. Gli inquirenti hanno escluso, al momento, che l'indagato abbia agito con l'aiuto di un complice. 

Cerchio chiuso dunque per gli inquirenti, che per più di due giorni avevano mantenuto uno stretto riserbo su quanto accaduto, tacendo sulla circostanza che nel quartiere di case popolari di viale Raffaello ci fosse in giro qualcuno capace di uccidere, per un nonnulla, una persona bruciandola viva.

La notizia del raid infatti è stata data ufficialmente solo domenica, a dispetto dell'allarme sociale montato in tutta Frattamaggiore quando il giorno prima era stata resa nota dalla stampa. «Una vicenda tutt'altro che chiusa» commenta con tono pacato il penalista Fernando Maria Pellino, reduce da un notte in bianco trascorsa ad assistere l'indagato negli uffici della polizia. «Confidiamo - aggiunge il legale - nel giudizio del gip. Le accuse contestate al mio assistito, che ha respinto ogni addebito, a mio parere non sono tali da giustificare la privazione della libertà personale. In mano agli inquirenti c'è solo la denuncia presentata dal fratello della vittima, e che a sua volta ha riportato quanto confidato da Nicola Liguori. E nemmeno le dichiarazioni della fidanzata della vittima, unica vera testimone dell'accaduto visto che era in videochiamata con Liguori portano a dedurre la colpevolezza del mio assistito. Lei ha descritto l'aggressore come una persona di carnagione chiara, priva di barba, pizzetto o baffi. Il mio assistito è di carnagione scura, e da tempo si è fatto crescere barba e pizzetto». 

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Indiscrezioni trapelate negli ambienti investigativi fanno capore che in realtà, nel riconoscimento all'americana, la fidanzata di Nicola Liguori abbia riconosciuto Pezzella quale responsabile dell'aggressione. Ma l'avvocato insiste: «La testimone ha dichiarato, testualmente potrebbe essere quello, indicando l'indagato, che era stato affiancato a tre agenti di taglia e altezza differenti dall'indagato. Una forzatura». Insomma questa mattina davanti al gip per l'udienza di convalida del fermo si annuncia un duello potenzialmente foriero di colpi di scena. A parte le dettagliate denunce di Biagio Giordano, fratello della vittima, e quelle di Anna Liguori, la mamma, che hanno fatto nome e cognome del presunto aggressore riferendo il racconto fatto da Nicola durante il viaggio verso l'ospedale («È stato Pezzella, mi aveva urlato di abbassare la voce mentre parlavo al telefono, l'ho mandato al diavolo e lui mi ha minacciato») in mano agli inquirenti c'è una serie di messaggi tra i familiari dell'indagato e lo stesso Biagio in cui si chiedeva dii smettere di accusare Pasquale Pezzella per un gesto mai commesso. Nessun altro testimone diretto e nemmeno uno straccio di immagini di una telecamera di videosorveglianza della zona. Il legale ha tenuto a precisare che il suo assistito non è un perdigiorno, visto che lavora in maniera continuativa.

Intanto restano gravi ma stabili le condizioni di Nicola Liguori, da venerdì scorso ricoverato in imminente pericolo di vita presso la rianimazione del Centro grandi ustionati di Bari. «Nessun miglioramento, tant'è che i medici lo tengono ancora in coma farmacologico», dice Biagio: «Ha tra il 40 e il 45 per cento del corpo orrendamente ustionato e uno stato di totale tossicità a causa dei veleni che si sprigionano quando la pelle e tutto il resto viene bruciato dalla benzina. La sua vita e nelle mani di Dio». 

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