G20, Napoli in ostaggio dei divieti: in piazza il popolo del «no»

G20, Napoli in ostaggio dei divieti: in piazza il popolo del «no»
di Gennaro Di Biase
Giovedì 22 Luglio 2021, 23:30 - Ultimo agg. 24 Marzo, 12:48
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Residenti in trappola, locali chiusi, impiegati che non riescono a raggiungere il posto di lavoro, strade bloccate. La Napoli del G20 è un bunker vietato ai cittadini e un “imbuto” per la circolazione che, con la Galleria Vittoria tristemente chiusa per il crollo di settembre 2020, confluisce in massa su via Santa Lucia e Chiatamone (a doppio senso). Qui, nelle ore di punta (di mattina e nel tardo pomeriggio), «i tempi di percorrenza superano abbondantemente i sessanta minuti». Oggi, ultimo giorno della convention, sarà probabilmente il più duro dal punto di vista della mobilità, visto lo sciopero indetto dall’Usb dalle 11 alle 15 per bus e metro Anm. Al quadro si aggiunge, in questa tre giorni politica - e come da ordinanza - la rimozione coatta di «220 auto», spiegano dal Comando della Polizia Municipale.  

Come d’abitudine in questi giorni di vertice politico, anche ieri mattina l’incrocio tra Santa Lucia e Chiatamone era un tappeto di lamiere quasi immobili. Ma con l’entrata in vigore delle nuove restrizioni (che prevedono la chiusura di piazza Carolina e via Gennaro Serra), le tensioni e le discussioni tra cittadini e forze dell’ordine si sono viste ieri anche ai Quartieri Spagnoli (all’altezza di via De Cesare) e in piazza Santa Maria degli Angeli. «Devo andare al lavoro - sospira un uomo in scooter, proveniente da via Nicotera, parlando con gli agenti municipali - Come faccio?». 

I posti di blocco dei vigili urbani, il cui impegno non manca, sono rigorosi: transita solo chi ha un permesso della Questura o risiede in una delle traverse precedenti a piazza Carolina e via Chiaia. «Da qui non si passa, dovete fare il giro largo», risponde infatti l’agente. Tutti in via Santa Lucia, dunque, cioè nel traffico congestionato. «Ci ho messo un’ora per arrivare dal Plebiscito al Lungomare - allarga le braccia Antonella Savelli, che lavora in zona - qui a Monte di Dio siamo prigionieri.

Inoltre, come potete vedere, oggi non passa nessuno». I turisti, in effetti, nel passaggio pedonale allestito sotto il portico di San Francesco di Paola, si contano sulle dita di due mani. Intanto, in piazza Carolina, la polizia aggiunge lastre metalliche alle camionette. Intorno alla blindatissima fontana del Carciofo, il passaggio pedonale dal lato del San Carlo è interdetto, come quello in via Partenope dal lato di alberghi e ristoranti. Unico modo per raggiungere la curva di Castel dell’Ovo, per i pedoni, è la (sporca e degradata) rampa di via Chiatamone.

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Anche ristoratori, negozianti e baristi si sentono “ostaggio” del G20 e alcuni di loro valutano la possibilità di chiedere «risarcimenti». In piazza Trieste e Trento, il Gambrinus è privo di tavoli esterni, ma il locale è frequentato da agenti e politici provenienti da Palazzo Reale. Va peggio in via Console: qui gli esercizi commerciali sono tutti chiusi (salvo un bar-tabacchi). La strada è una distesa di saracinesche abbassate. «Ci hanno obbligato a togliere i tavoli esterni, e senza servizio all’aperto per noi non ha senso restare aperti - Antonio Pulieri, cameriere di sala della pizzeria Umberto I - Parliamo di una perdita di 1800, 2000 euro da moltiplicare per due giorni. Andrebbe chiesto un risarcimento per i mancati incassi di queste ore». Le chiusure non mancano neppure in via Santa Lucia, dove il traffico paralizzato e l’assoluto divieto di parcheggio hanno spinto tanti a non aprire bottega. «È un periodo delicato per noi imprenditori del food, che proviamo a rialzarci dalla pandemia, e il G20 non ci sta certo aiutando - commenta Marco Varriale, titolare del ristorante Borgo - In questi giorni ho deciso di restare chiuso: per i clienti sarebbe stato assolutamente impossibile arrivare da noi». 

 

Sono «220» le auto rimosse con carro-gru, visto il divieto di parcheggio attivo dal 20 luglio in tutta la zona rossa che ospita il G20. Duecentoventi automobilisti, in maggior parte residenti, che non hanno rispettato o non sapevano del divieto e della rimozione coatta. Tra loro sono tanti quelli “ignari”, per così dire, che si sono ritrovati da un’ora all’altra senza auto. «Ho parcheggiato sulle strisce blu alle 19.30 del 19 luglio, quando i cartelli della rimozione coatta non erano ancora stati appesi - racconta Antonio Antonelli, custode di un palazzo in via Gennaro Serra - Li hanno messi subito dopo, e a mezzanotte del 20 si sono portati via la mia auto. Non sapevo nulla, ma ora ho il veicolo a San Giovanni e dovrò pagare 150 euro più le spese di garage. Sto cercando di capire con l’avvocato se ci sono margini per fare ricorso contro la sanzione». Si tratta di una bella somma, in pratica, se la si moltiplica per il totale delle auto prelevate: 33mila euro di rimozioni da G20. 

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