Gaetano Montanino, sfregiata la targa in memoria della guardia giurata uccisa in un agguato

Gaetano Montanino, sfregiata la targa in memoria della guardia giurata uccisa in un agguato
di Antonio Folle
Domenica 6 Novembre 2022, 20:20 - Ultimo agg. 7 Novembre, 07:22
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Un gesto ignobile, inqualificabile e che non trova alcuna giustificazione. Il mondo delle guardie giurate da diverse ore è in subbuglio a causa del raid vandalico compiuto ai danni della targa dedicata alla memoria di Gaetano Montanino, guardia giurata 45enne uccisa nell'agosto del 2009 nel corso del tentativo di rapina della pistola d'ordinanza tentato da un commando di giovanissimi criminali a piazza Mercato. Sulla lapide affissa a poca distanza dal luogo dove Montanino perse la vita nelle scorse ore è comparsa la famigerata scritta Acab - acronimo inglese di All cops are bastards - realizzata con vernice indelebile rossa. Uno sfregio che ha destato rabbia e sgomento non solo tra le guardie giurate ma nell'intero quartiere che, a distanza di 13 anni, non ha dimenticato il barbaro omicidio messo a segno non per sottrarre l'arma di ordinanza a Montanino e al suo collega Fabio de Rosa ma come gesto intimidatorio contro il proprietario della compagnia di vigilanza, risultato poi affiliato a un clan rivale a quello di Forcella, luogo da cui proveniva il commando omicida. 

Non è la prima volta che la targa dedicata a Gaetano Montanino diventa oggetto delle cronache cittadine.

Più volte nel tempo è stato denunciato il pessimo stato di conservazione della targa marmorea, immersa tra erbacce e rifiuti. L'ultimo raid vandalico messo a segno, però, ha fatto scattare un vero e proprio campanello d'allarme per una città dove anche le vittime innocenti della criminalità organizzata finiscono con l'essere dimenticate dalle istituzioni. 

«La memoria di Gaetano Montanino - spiega Giuseppe Alviti leader dell'Associazione nazionale Guardie particolari Giurate  - non solo è stata dimenticata ma uccisa e travolta dall’oblio mille volte. La stessa lapide ora langue in uno stato di abbandono ma soprattutto sfregiata da una scritta rossa che desta vergogna. Oggi, come sempre, abbiamo voluto dimostrare di non dimenticare i nostri fratelli di lavoro, onorandoli sia in vita che in morte. Noi - ha poi concluso Alviti - non siamo come quelli che dimenticano e chiediamo una punizione esemplare per gli autori del vilipendio». 

Nei prossimi giorni, proprio a cura delle guardie giurate, sarà realizzato un intervento di pulizia della lapide e degli spazi adiacenti. Il ripristino della targa dedicata alla memoria di un uomo tragicamente ucciso durante il compimento del suo dovere, però, non può bastare a mettere le cose a posto. In un territorio, quello di piazza Mercato e di via Marina, sempre più ostaggio delle baby gang e della criminalità organizzata, lo Stato deve dare un segnale forte. Gli interventi di restyling multimilionari - e qui l'analogia con la vicina piazza Garibaldi è evidente - da soli non bastano a strappare dal degrado umano e sociale pezzi di città che avrebbero tutte le potenzialità per rialzarsi, ma che continuano inesorabilmente a cadere in una spirale di abbandono causata dal colpevole silenzio delle istituzioni.

E, lo dimostra il raid vigliacco contro la memoria di un uomo innocente ucciso dalla criminalità organizzata, quando le forze sane della città stanno in silenzio a fare la voce grossa sono solo camorristi e incivili di ogni tipo che ogni giorno concorrono a macchiare indelebilmente l'immagine della città. 

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