Galleria Vittoria di Napoli, inchiesta bis sul tunnel: il restyling nel mirino

Galleria Vittoria di Napoli, inchiesta bis sul tunnel: il restyling nel mirino
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 21 Luglio 2021, 08:30
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Non c'è solo la storia della sicurezza stradale, del potenziale rischio per il trasporto pubblico e per la gestione dei lavori che dovranno essere eseguiti per rimettere in funzione il principale tunnel cittadino.

No, non è solo questione di progetti per la bonifica della parete, quella delle infiltrazioni d'acqua e del crollo di alcuni calcinacci dalla volta del soffitto. C'è un altro filone che va approfondito, un altro livello di indagine che deve essere messo a fuoco, almeno a studiare le mosse più recenti messe a segno da parte della Procura di Napoli.

Una nuova inchiesta che investe la Galleria della Vittoria.

O meglio: che investe gli uffici tecnici del Comune, raggiunti da una nuova richiesta di accertamenti da parte della Procura di Napoli. Qual è il punto? C'è una inchiesta che punta a fare chiarezza sulla gestione degli interventi di manutenzione messi a segno nel corso degli anni precedenti alla chiusura definitiva del tunnel (ottobre del 2020), nel tentativo di verificare se qualcosa è andato storto. Si parte dalle carte, dai passaggi dei procedimenti amministrativi che hanno scandito (addirittura dal 2014 ad oggi) la storia delle chiusure spot del tunnel napoletano.

Una delega ad hoc, indaga il pool reati contro la pubblica amministrazione, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio.

In sintesi, gli inquirenti tornano a bussare alle porte del comune, per verificare la gestione degli interventi di restauro messi a segno negli anni precedenti alla grande chiusura.

Progetti, lavori, appalti. E ancora: attestati di inizio lavori, certificati di messa in sicurezza. Un intero mondo legato alla manutenzione della Galleria è finito così sotto inchiesta, proprio mentre un'altra sezione della Procura di Napoli (il pool coordinato dal procuratore aggiunto Simona Di Monte), sta conducendo le indagini culminate nel sequestro di questi mesi. Due vicende investigative condotte in parallelo, che sembrano due facce della stessa medaglia. Proviamo a fare chiarezza, alla luce di quanto emerge da dati oggettivi, procedendo a rigorosamente a ritroso: ottobre del 2020, il sequestro della Galleria, di fronte al rischio rappresentato dal crollo di calcinacci, provocato dalle infiltrazioni di acqua; eppure - riflettono oggi gli inquirenti - la galleria era stata già interessata da lavori di restauro, anche in un recente passato. Ad andare indietro nel tempo, scricchiolii, allarmi, segnalazioni, interventi spot e rattoppi. Tutto chiaro? È da qui che prende le mosse l'inchiesta bis: dagli interventi di manutenzione culminati nella riapertura della galleria, con tanto di attestati di messa in sicurezza. 

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Inevitabile una domanda: sulla base di quale valutazione, è stato riaperto al traffico veicolare il tunnel che collega via Acton a piazza Vittoria? Come è andata la storia della messa in sicurezza? Possibile che nessuno si fosse accorto delle condizioni in cui versava la volta della galleria? Verifiche in corso, c'è una delega ampia di indagini sul prequel del sequestro firmato lo scorso ottobre (che, come è noto, ancora paralizza la città in un punto chiave della circolazione).

Una vicenda che non punta a colpire in modo indiscriminato (non risultano al Mattino soggetti finiti sotto inchiesta), anche se sullo sfondo delle indagini si lavora ad ampio spettro: omissioni in atti di ufficio e falso sono le piste da battere, nel tentativo di verificare eventuali irregolarità nella trafila di procedimenti amministrativi che hanno segnato la storia del recente passato della galleria.

Carte alla mano, tocca ora alla Procura di Napoli mettere a fuoco l'altra faccia di una vicenda che da mesi tiene in scacco un'ampia fetta di vivibilità cittadina. Una storia che va raccontata alla luce dello screening sulle carte e sulle possibili testimonianze che verranno acquisite nel corso del tempo. 

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