Tangenti in cambio di favori e documenti: blitz in Prefettura

Tangenti in cambio di favori e documenti: blitz in Prefettura
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 16 Marzo 2018, 22:54 - Ultimo agg. 17 Marzo, 08:35
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Specializzati in semplificazioni amministrative. Bravi ed esperti, ognuno nel proprio ramo, ognuno per le sue competenze, a far camminare pratiche, procedure amministrative di ogni genere: per ottenere una patente di guida o una patente nautica, per un passaporto, un permesso di soggiorno o altri documenti. È questa l’ipotesi che ha spinto la Procura di Napoli a firmare alcune perquisizioni, nel corso di un’inchiesta finora rimasta sotto traccia. 

Un blitz che ha riguardato anche l’ufficio di un funzionario della Prefettura, ritenuto il perno di una sorta di spectre, una gang finita da qualche mese al centro dell’attenzione investigativa. Associazione per delinquere, corruzione, falso, abuso d’ufficio, accesso abusivo a sistema informatico sono i reati battuti dal pm Ida Frongillo, magistrato in forza al pool mani pulite del procuratore aggiunto Alfonso D’Avino. 

Una vicenda che parte da lontano, che ha un prologo ben preciso, da ricondurre a una maxiretata messa a segno un anno fa, in uno degli ospedali di trincea qui a Napoli. Ricordate il blitz antiassenteisti al Loreto Mare? Ricordate la retata di oltre cinquanta dipendenti finiti ai domiciliari? Fu un colpo per l’intera immagine della sanità campana, di fronte a un esercito di furbetti del cartellino, di professionisti del badge in grado di truffare per mesi la direzione sanitaria. È da lì, dall’inchiesta sul Loreto Mare che si arriva alle perquisizioni fatte scattare la scorsa mattina. 
 
Decisivo il lavoro dei carabinieri del Nas, sotto la guida del maggiore Gennaro Tiano e del comandante Vincenzo Maresca. In sintesi, dal Loreto mare, gli inquirenti hanno seguito la strada dei falsi seriali, quelli legati al reparto di ortopedia e alla fabbrica dei finti sinistri. Da allora, sono nati più filoni investigativi, uno dei quali ha investito l’ospedale San Paolo, un altro punta invece a dimostrare l’esistenza di una sorta di cricca del falso documento. Ed è in quest’ottica, che i carabinieri del Nas ieri hanno bussato alle porte degli uffici della Prefettura di via Amerigo Vespucci. 

Sotto inchiesta è finito U. A., un funzionario che viene ritenuto il centro di una trama decisamente più ampia: si sarebbe avvalso di una serie di collaboratori - tra dipendenti pubblici e procacciatori d’affari privati - in grado di avere una certa dimestichezza in vari uffici: avevano ramificazioni in Questura, presso la Motorizzazione civile, nella stessa Prefettura. Quindici indagati (alcuni dei quali raggiunti da decreti di perquisizione), tra questi anche un poliziotto. Sotto i riflettori sono finiti alcune impugnazioni a provvedimenti amministrativi adottati dai vari organi della Prefettura, veri e propri ricorsi ai quali il funzionario ieri perquisito non avrebbe fatto mancare la propria consulenza. 

Agli atti ci sono anche gli esiti di alcuni servizi di appostamento, nei pressi di via Vespucci, che confermano il rapporto tra impiegati pubblici e procacciatori privati su cui la Procura punta a vederci chiaro. Diverse le verifiche da portare avanti, in relazione a pratiche per ottenere la restituzione di passaporto o di documenti di guida (che erano stati revocati a soggetti ritenuti legati alla camorra), ma anche controversie legate a permessi di soggiorno. Chiaro lo schema investigativo: soldi in cambio di favori, soldi in cambio di consigli o della spinta giusta per mettere in moto una certa pratica a discapito di altre. 

E non è un caso che c’è un filone tutto da esplorare, quello che riguarda l’accusa di accesso abusivo nel sistema informatico, un’ipotesi che viene contestata in particolare a un agente di polizia. Avrebbero ricavato così informazioni dai terminali, per verificare la veste giuridica di alcuni soggetti (in genere questo tipo di accessi riguardano lo stato di indagato di un cittadino italiano), per studiare lo svolgimento di alcune procedure amministrative. 

Un’inchiesta con tante facce, dunque. Dal Loreto mare all’ospedale San Paolo, a caccia di falsi referti medici, per approdare anche in altri palazzi e istituzioni della vita cittadina. Facciamo ancora un passo indietro. 

È sempre in questa vicenda, che la Procura di Napoli lo scorso settembre emise alcuni decreti di perquisizione a carico di alcuni soggetti ritenuti in grado di condizionare il test di Medicina che si teneva alla Mostra d’Oltremare. 
Un blitz a caccia di computer e documenti, che anche in quell’occasione riguardava un agente di polizia di Stato. Ma come si passa dai falsi sinistri del Loreto mare all’ipotesi di condizionamento dei test di Medicina? Tutto ruota attorno al ruolo di pochi affaristi, ora chiamati a rispondere di associazione per delinquere. 
Hanno creato una sorta di società di servizi, ovviamente illegale, in grado di gestire (o millantare) affari per i quali c’è chi è disposto ad investire. E torniamo alla storia del Loreto Mare, tanto per ripercorrere la traiettoria investigativa dei militari del Nas. 

Dopo aver stanato il gruppo di presunti furbetti del badge, i carabinieri comprendono che c’è una sorta di pozzo senza fondo nel cuore dell’ospedale napoletano. Si chiama reparto di ortopedia, dove la stessa tac (che segnala, ad esempio, una lussazione o una frattura) è stata riprodotta sotto falso nome decine di volte, assegnandola ad altrettanti sedicenti vittime di incidenti stradali. 
Una cricca del falso certificato medico, costruito proprio grazie ai documenti fabbricati notte tempo nel reparto di ortopedia. Fatto sta che vengono «attenzionati» alcuni soggetti, tra cui un procuratore legale, uno di quelli che si fa chiamare avvocato, ma che non ha neppure la laurea in Giurisprudenza. O meglio: non è ancora provvisto di una laurea, anche se sta facendo di tutto per averla, con le buone o con le cattive. Non è un caso che uno dei filoni delle indagini riguardano proprio il mondo universitario, in relazione a quanto emerso in questi mesi nel corso delle indagini sotto traccia. C’è chi ha fatto riferimento alla disponibilità delle tracce di esame per Medicina, mentre c’è chi ha sostenuto la possibilità di «passare gli esami a Legge», forte di amicizie che non si capisce ancora se sono vere o millantate.

Quanto basta per far scattare blitz e sopralluoghi. Sono diversi i documenti acquisiti la scorsa mattinata, negli uffici della Prefettura, ma anche in alcuni domicili privati. Caccia alle carte che attesterebbero i presunti accordi sotto banco tra pubblico e privato per favorire impugnazioni e ricorsi, per garantire lo sblocco di passaporti o il rilascio di patenti di guida. Un mercato del documento facile, tangenti in cambio di documenti, mentre nella stessa organizzazione c’è chi cerca di strappare una laurea in Giurisprudenza per sostenere in tutte le sedi possibili quei ricorsi finora condotti con il sistema della bustarella. 
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