Il fratello di Zarrelli: «La procura sbagliò le indagini e ora vuole vendicarsi» | Video

Il fratello di Zarrelli: «La procura sbagliò le indagini e ora vuole vendicarsi» | Video
di Giuseppe Crimaldi
Domenica 31 Agosto 2014, 12:03 - Ultimo agg. 12:04
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Avvocato Mario Zarrelli, suo fratello Domenico punta il dito contro chi ha deciso di riaprire le indagini sulla strage di via Caravaggio. Parla di gogna mediatica e di una non meglio precisata «vendetta» ordita da qualcuno ai suoi danni. Lei è d'accordo?

«E come si può non essere d'accordo! Io tutto questo proprio non me lo spiego. Anch'io mi continuo a chiedere chi ci sia dietro l'esposto anonimo inviato in Procura due anni fa, e su chi stia tentando oggi di rimestare certo fango. Ma siccome mio fratello è innocente, cerco di darmi qualche risposta...».





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Cominciamo da questa: chi può avere avuto interesse a spedire quella lettera anonima, nell'ottobre 2011?

«Qualcuno che a suo tempo svolse le indagini e che, con quel gesto, ha creduto forse di potersi rifare una qualche verginità».



Non le sembra una giustificazione troppo generica?

«Niente affatto. Ci sono stati protagonisti di quell'indagine che sono stati bollati con il marchio e con l'infamia di essere dei falsari».



Avvocato, dopo la strage la vostra difesa puntò a scandagliare le cosiddette piste alternative. Oggi è ancora convinto che non furono profusi tutti gli sforzi alla ricerca di questa tragica verità?

«Certo. All'epoca io propendevo per la pista che portava ad un noto professionista che sarebbe stato legato alla povera Angela e che avrebbe agito premeditatamente per evitare che lo scandalo derivante dalla loro relazione lo travolgesse. Poi cominciai a seguire quella che portava ad un pregiudicato calabrese, Annunziato Turro, che pure mi pareva interessante. Ebbene, nessuna delle due fu mai battuta dagli inquirenti dell'epoca».



Ma secondo lei chi ha inviato l'anonimo in Procura nel 2011 è la stessa persona che nel maggio dello scorso ha inviato ai pm titolari del fascicolo fornendo ancora altri indizi, per esempio sul luogo in cui l'assassino si sarebbe disfatto delle armi usate per uccidere i Santangelo?

«No. Da quel poco che so credo di poterlo escludere. Credo siano due mani diverse».



Voi contestate anche l'avvio di questa nuova indagine. Perché?

«La Procura non poteva aprire questa nuova inchiesta. I pm non potevano procedere e l'indagine che è in corso è illegittima. Lo dicono chiaramente sentenze della Cassazione, che si è espressa anche per casi molto meno gravi di questo. Questa indagine non ha alcun valore, se non quello teso a diffamare mio fratello Domenico e la nostra famiglia».



Come sta suo fratello? Lo sente? Vi siete parlati?

«Certo. Come vuole che stia? Per lui è stato come riaprire una ferita dolorosa e profonda. Lui è sereno perché sa di essere innocente. Ma ha paura, e teme anche per la sua incolumità. Domenico è costretto a vivere su una sedia a rotelle, e teme anche di uscire di casa, di poter imbattersi in un folle che magari gli si scaglia contro e lo chiama “mostro”. Mi chiedo: chi protegge mio fratello?».
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