Gianni Lettieri presidente Atitech: «Il mio polo industriale strategico per l'Italia»

Gianni Lettieri presidente Atitech: «Il mio polo industriale strategico per l'Italia»
di Gianni Molinari
Giovedì 27 Ottobre 2022, 11:00 - Ultimo agg. 18:40
5 Minuti di Lettura

Acquisito dal commissari liquidatori di Alitalia (la società messa in liquidazione nel 2017) il settore maintenance - con quasi mille dipendenti e, oltre la sede di Fiumicino, poli negli aeroporti più importanti di mezzo mondo - il percorso tracciato per Atitech dal suo presidente e azionista, Gianni Lettieri, è chiaro: ricostituire in Italia il polo integrato delle manutenzioni dell'aviazione civile smantellato di fatto dopo la cessione nel 2008 della sola compagnia di bandiera Alitalia alla Cai degli imprenditori coraggiosi. Atitech - era una delle società delle manutenzioni - fu acquisita da Lettieri attraverso il suo fondo di private equity Meridie, il ramo manutenzioni con base a Roma Fiumicino rimase ai liquidatori e Ams, che si occupa della manutenzione dei motori, fu ceduta a un imprenditore, poi fallita, e poi rilevata da un imprenditore colombiano.

Cominciamo da Fiumicino.
«Cominciamo da una nuova tappa di Atitech: con l'acquisizione delle attività di «Manutenzione» di Alitalia, Atitech fa un ulteriore importante passo avanti, dall'assistenza negli hangar passa a quella di linea».

Cioè?
«Seguiamo i nostri clienti, le compagnie aeree, dove vanno: l'assistenza di linea prevede i controlli e le manutenzioni di routine a ogni decollo e quelle durante la sosta la notte.

Ci sono poli da Washington, a Buenos Aires, al Sud Africa a Tel Aviv, ai paesi del Mediterraneo oltre che in tutte le capitali europee e in molti grandi aeroporti. Dai commissari dell'amministrazione straordinaria Alitalia abbiamo preso le strutture a Fiumicino, nei poli negli aeroporti e quasi mille tecnici di cui abbiamo avviato l'integrazione in azienda: si parte nei prossimi giorni».

Cambiano le dimensioni: in un settore grande per definizione, Atitech diventa ancora più grande.
«Il mio obiettivo è acquisire anche Ams, Aitalia Maintenance Systems, specializzata nella manutenzione dei motori, che ha sempre sede a Fiumicino: così possiamo tendere a una taglia simile a Sabena Technics (500 milioni di fatturato e tremila addetti), la società di manutenzioni sopravvissuta alle vicissitudini della vecchia compagnia aerea belga Sabena chiusa nel 2001».

Una taglia da?
«Mezzo miliardo e un ciclo completo nelle manutenzioni. Certo saremo qualche gradino sotto i due giganti del settore Lufthansa Technik (che fattura 4 miliardi con 20mila addetti) e AirFrance Industries (due miliardi di fatturato e 12.800 addetti). Ma quello che è strategico, non per solo Atitech, ma per il Paese è che l'Italia disponga di un polo integrato delle manutenzioni dell'aviazione civile. Lavoriamo anche per costruire nell'aeroporto di Olbia la divisione per i Jet privati».

Ci vuole coraggio in un momento così complicato lavorare a un progetto così grande e impegnativo.
«Quando rilevai Atitech, perché fui sollecitato da Gianni Letta per evitare che l'Italia e Napoli perdessero un'azienda così importante, ebbi più incoscienza: venivo dal tessile, mi affidai agli altri soci, poi svaniti, e al personale. Quelli che sto facendo oggi sono passi quasi obbligati per dare solidità, integrazione e forza a un progetto».

Proprio per questo le è più chiaro il contesto geopolitico nel quale si muove il trasporto aereo e anche la sua azienda.
«Se si riferisce all'Ucraina, allo scoppiò della guerra avevamo in manutenzione qui tre aerei russi: erano in leasing e sono tornati ai lessor irlandesi (le società proprietarie che li noleggiano alle compagnie). Altri aerei ucraini sono qui. E sa una cosa?»

Prego
«La manifestazione di De Luca per la pace è una buona iniziativa ed è condivisibile. Gli industriali, a mio avviso, devono partecipare in massa perché rappresentano la categoria, insieme ai lavoratori, che sta pagando il prezzo più alto per la guerra tra Russia e Ucraina. Tutti condanniamo l'aggressione russa e siamo vicini agli ucraini ed è proprio per questo che bisogna manifestare per sensibilizzare le diplomazie internazionali a fare di più per fermare le armi».

Covid, guerra e costi dell'energia.....
«Interi settori hanno sofferto la pandemia ma sono rimasti senza un minimo di ristori contrariamente a quanto successo in Germania o negli Usa. Non abbiamo avuto alcun ristoro ma abbiamo fatto ciò che devono fare gli imprenditori: abbiamo tutelato il salario dei nostri dipendenti anche con un fondo al quale potevano attingere in caso di necessità».

E ora cosa fare?
«In questo quadro mi aspetto dal nuovo governo un'azione incisiva e, onestamente, mi auguro di ascoltare più alta e nitida la voce dei corpi intermedi, a partire da Confindustria, perché si ponga rimedio alle annunciate crisi industriali. Le chiacchiere stanno a zero, ci vogliono proposte e la capacità di farle accettare. Bisogna fare scelte coraggiose ed essere tempestivi».

E lei nel frattempo?
«Ho clienti, lavoratori, impegni e un progetto: quello di ridare all'Italia il settore delle manutenzioni degli aerei civili, una infrastruttura essenziale per il paese». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA