Giornalismo in carcere: «Così la libertà di critica spalanca le vostre celle»

Parole in Libertà si pone l'obiettivo di aprire per un gruppo di detenuti delle due carceri una finestra sul mondo esterno

La presentazione del progetto Parole in Libertà
La presentazione del progetto Parole in Libertà
di Giuliana Covella
Venerdì 18 Novembre 2022, 07:33 - Ultimo agg. 19 Novembre, 09:04
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Quando l'esperienza dietro le sbarre s'incontra con lo spirito di inclusione che muove associazioni, enti benefici, istituzioni e mass media, ecco che si può parlare di rieducazione del condannato, come prescritto dall'articolo 27 della Costituzione. Nasce con questi presupposti Parole in Libertà, il progetto presentato in Consiglio regionale e promosso dal Garante campano dei detenuti, Fondazione Polis e Fondazione Banco di Napoli, insieme con il quotidiano Il Mattino. A illustrare l'iniziativa sono stati il presidente del Consiglio regionale Gennaro Oliviero, l'assessore regionale alle politiche sociali Lucia Fortini, il Garante regionale dei detenuti Samuele Ciambriello, il presidente di Fondazione Polis Don Tonino Palmese, il presidente della Fondazione Banco di Napoli Francesco Caia, il direttore de Il Mattino Francesco de Core, i direttori del carcere di Poggioreale Carlo Berdini e di Secondigliano Giulia Russo, che hanno sottoscritto il protocollo d'intesa per l'avvio delle attività che partiranno nel mese di dicembre e avranno la durata di un anno.

Parole in Libertà si pone l'obiettivo di aprire per un gruppo di detenuti delle due carceri una finestra sul mondo esterno.

Verrà data loro infatti la possibilità di cimentarsi nella scrittura e di vestire i panni di commentatori e opinionisti di grandi temi di attualità, cultura e sport. Gli articoli prodotti verranno poi pubblicati, una volta a settimana, in una pagina dedicata sulle pagine de Il Mattino. «Un progetto voluto anzitutto dal presidente del Cda del giornale, Massimiliano Capece Minutolo, e dal mio predecessore Federico Monga - ha chiarito il direttore de Core -, un lavoro preparatorio intenso con un obiettivo unico, quello di creare un ponte, una finestra che dai due penitenziari possa affacciarsi sul mondo esterno». Quella che sarà pubblicata ogni settimana sul quotidiano - ha spiegato il direttore - «non sarà una pagina sfogatoio, ma una finestra sul mondo per discutere di temi nazionali e internazionali». Tre i focus sui quali si concentrerà il lavoro dei detenuti in ciascuno dei due istituti di pena suddivisi in due gruppi da 12 (a Poggioreale quelli in posizione giuridica definitiva, a Secondigliano gli iscritti al Polo universitario): i beni confiscati alle mafie, la genitorialità e la cittadinanza attiva. I partecipanti incontreranno i volontari (tra cui giornalisti, psicologi, sociologi) una volta a settimana per condividere con loro lettura collettiva dei quotidiani, scrittura creativa, riflessioni e lettere. «Questo progetto - ha spiegato Ciambriello - si inserisce nelle iniziative volte ad andare oltre il carcere, per una vera rieducazione». E non è tutto. Per il direttore di Poggioreale Carlo Berdini si tratta di un «progetto che si inserisce in un tassello di attività che stiamo portando avanti in un'ottica di squadra, con tutta la comunità cittadina. Proprio per aprire il penitenziario alla città. Diamo così ai detenuti l'opportunità per recuperare a un inciampo e di avere quindi una seconda chance». Gli fa eco la collega di Secondigliano, Giulia Russo: «la risocializzazione del detenuto si realizza non solo all'interno del carcere, ma grazie a ognuno di noi. Da noi esiste già il Polo universitario con 80 detenuti, 8 dipartimenti e 12 facoltà. Tra poco avremo anche un polo di arti e mestieri e il corso di meccanodronica. Inoltre c'è la sartoria, dove è stata fatta una casula per il Papa e le toghe per i magistrati. Questa sarà un'ulteriore opportunità».

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Promosso dal Garante campano dei detenuti, il progetto vede in prima linea Fondazione Polis e Fondazione Banco Napoli. «Una giornata bella quella di oggi - l'ha definita Don Palmese - perché ha a che fare con la civiltà, con uomini e donne che s'incontrano al di là di grandi mura che possono dividere. Mettiamo così un ponte per incontrarci tra persone che pensano, leggono e si emancipano». «Nel suo scopo di funzione sociale la Fondazione Banco Napoli ha partecipato e finanziato l'iniziativa - ha detto Caia - che rientra nella nostra mission di attenzione a chi vive ai margini». «Un'iniziativa importante - secondo Oliviero - per potenziare il fine rieducativo della pena». Per l'assessore Fortini «è un progetto che fa pensare al welfare in modo differente, per il fatto che un giornale dia la possibilità ai detenuti di poter uscire simbolicamente con le parole». 

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