Il primo 21 marzo per Felice De Martino, il fioraio ucciso a Ponticelli nel 2000

Il primo 21 marzo per Felice De Martino, il fioraio ucciso a Ponticelli nel 2000
di Alessandro Bottone
Domenica 21 Marzo 2021, 17:19
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Per Michele e la sua famiglia la Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie ha un sapore diverso dagli altri anni. É la prima volta che leggono il nome del proprio famigliare nel lungo elenco delle vittime della violenza. Da quest'anno, infatti, c'è anche quello di Felice De Martino, giovanissimo del quartiere Ponticelli, nella zona orientale di Napoli, rimasto ucciso il 6 gennaio del 2000 nel corso di un agguato di camorra.

Un sentimento di orgoglio e tristezza accompagnano suo fratello Michele e gli altri famigliari che, dopo ventuno anni, hanno visto il nome di Felice sulla facciata di Palazzo Reale di Napoli e lo hanno ascoltato nelle numerose iniziative volute da Libera per fare memoria delle persone scomparse in seguito a omicidi, agguati, attentati della criminalità organizzata.

C'è chi, come Felice, si è ritrovato sulla traiettoria di una pallottola vagante. É ciò che è avvenuto quel giovedì sera nel bar tra piazza Aprea e corso Ponticelli, nel cuore del centro storico del quartiere di Napoli Est. 

Quell'agguato - dopo la partita del Napoli di cui Felice era tifosissimo - ha cambiato tante cose nel quartiere che si ritrova svuotato e deserto per la paura e il terrore che fatti del genere potessero ripetersi ancora. E toglie la speranza al 26enne che viveva a pochi passi. Fioraio da alcuni anni, conosciutissimo nel quartiere, allegro e solidale con tutti, estremamente curioso e «bravo con le parole». Appassionato di musica e del calcio, animo gentile e molto devoto della Madonna della Neve, la patrona di Ponticelli. Primo di otto fratelli, aveva grande attenzioni verso i più piccoli ai quali consigliava di studiare e riscattarsi. Quel giovedì sera si era spento il suo entusiasmo. La pallottola vagante raggiunge il bar dove si intratteneva per una chiacchiera conficcandosi nel costato. Una vicenda che lo vedeva estraneo. «Mai, e in nessun caso, Felice si è fatto coinvolgere in attività del malaffare» scrive Michele nella biografia di suo fratello che oggi avrebbe 48 anni.

Gli anni passati a cercare giustizia e a gettare quel seme di speranza sono passati davanti agli occhi di Michele l'altra sera in piazza del Plebiscito mentre attendeva che dal proiettore uscissero quelle tre parole. E quando ha visto il nome di Felice sullo storico Palazzo ha capito che la speranza ha vinto, che non è andato perso quel cammino di tanti anni. Le malelingue di chi aveva marchiato il giovane come legato alle brutte dinamiche del quartiere, il lutto, il calvario per chiedere i risarcimenti, mai ottenuti. E poi la vicinanza di Libera e di diversi attivisti impegnati nella memoria delle vittime innocenti. Dopo aver raccontato loro la storia di Felice, è riuscito a fargli capire che era estraneo a certi fatti come già credevano le migliaia di persone che parteciparono al suo funerale quando la piazza si riempie di residenti che chiedevano giustizia e riscatto per la sua morte. 

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A Felice è intitolata la sede dell'associazione Report guidata da Anna Ferrara che ha preso a cuore la vicenda affinché fosse raccontata la storia del 26enne. Michele oggi tiene a ringraziare Bruno Vallefuoco, referente dell'area memoria di Libera, e le persone che hanno permesso di non dimenticare la figura di Felice e di tante altre vittime innocenti la cui scomparsa rischia di passare nel dimenticatoio.

A distanza di anni, purtroppo, il quartiere in cui viveva Felice mostra ancora tante ferite. Non solo i fatti criminosi che si registrano in questi mesi in varie zone di Ponticelli ma la lunga scia di sangue sulle strade di quest’angolo di città segnato, molto spesso, da degrado a abbandono. Scene di delinquenza e morte che hanno generato, per fortuna, anche la voglia di riscatto e impegno che accompagna anche la famiglia di Felice.

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