Minacciava, picchiava e vessava malcapitati fino a terrorizzarli, rendendogli di fatto la vita impossibile. Un atteggiamento che però gli è costato caro perché due delle sue vittime alla fine, dopo botte e minacce, hanno deciso di denunciarlo e di assicurarlo alla giustizia. In manette è finito Domenico Di Nardo, 38 anni, ritenuto affiliato al clan Mallardo, gravemente indiziato dei reati di estorsione, rapina e detenzione illegale di armi, aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose.
L'operazione, eseguita dai carabinieri di Giugliano guidati dal capitano Andrea Coratza, si è svolta nell'ambito di un'indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. Con l'affiliato, nei guai anche un sedicenne, suo parente, collocato in comunità in esecuzione a un provvedimento richiesto dalla Procura presso il Tribunale per i Minorenni che gli ha contestato i reati di concorso in detenzione, ricettazione di armi. Il ragazzo di fatto lo aiutava a nascondere pistole e fucili nel circoletto in via Casacelle. Due gli episodi che hanno condotto in carcere il 38enne. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, Di Nardo avrebbe minacciato di morte più volte un cittadino pachistano, residente in un appartamento acquistato a un'asta giudiziaria. L'uomo avrebbe dovuto lasciare la casa, non si sa per quale motivo, situata nelle palazzine di via Casacelle.
Il gregario del clan, con l'aiuto di due complici, è arrivato a sottrargli, dopo aver fatto irruzione nel suo domicilio arrampicandosi dai balconi adiacenti, un televisore e due telefoni cellulari, oltre a 400 euro in contanti. Ma non è finita qui. Alle resistenze del migrante, che viveva legittimamente in una casa acquistata con suoi risparmi, decide di chiuderlo a chiave in uno sgabuzzino del circolo di via Casacelle. Lì lo picchia ferocemente con una mazza di ferro ed esplode sul pavimento dei colpi di arma da fuoco. Il cittadino pachistano a quel punto terrorizzato è stato costretto a lasciare la sua casa e non ha potuto mai più farvi ritorno. Ogni volta che ci provava, anche per recuperare i suoi vestiti, veniva minacciato a suon di botte dai complici di Di Nardo.