Giustizia lumaca, il boss è libero:
doveva scontare dieci anni

Giustizia lumaca, il boss è libero: doveva scontare dieci anni
di Viviana Lanza
Mercoledì 17 Aprile 2019, 23:00 - Ultimo agg. 18 Aprile, 08:09
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Nicola Rullo, uno dei reggenti del clan Contini, uomo di fiducia dello storico padrino della Cupola di Secondigliano, è stato scarcerato: libero per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Mentre Ciro Contini, il nipote del capoclan, ha ricevuto in cella un nuovo provvedimento di arresto per le stese contro il clan Mazzarella sulla scorta di intercettazioni e rivelazioni di collaboratori di giustizia recentissime, in cui si parla anche dell’investitura che lo stesso Rullo avrebbe fatto in carcere a Contini jr per il suo ruolo nel clan. C’è nuovo fermento, dunque, nelle fila della camorra storica, alla luce dei provvedimenti giudiziari che si sono avvicendati ieri e le conseguenze, spiegano investigatori esperti, potrebbero non tardare ad arrivare. 

LA SCARCERAZIONE
Era detenuto a Rebibbia in regime di carcere duro, con una condanna a dieci anni da scontare per una storia di racket e un curriculum criminale consacrato con una sentenza già passata in giudicato per reati di camorra. Ma da ieri, Nicola Rullo, 49 anni, è tornato libero. Come è possibile? Da un anno e mezzo aspettava la fissazione del processo in Cassazione dopo la sentenza in Appello che lo aveva condannato per tentata estorsione riportandolo in cella. Il processo davanti alla Suprema Corte, però, non è stato ancora definito e la difesa del boss (avvocati Salvatore Pane, Domenico Dello Iacono e Saverio Senese) ha presentato appello al Riesame (ottava sezione) e il ricorso è stato accolto. Ora la scarcerazione appare destinata a suscitare clamore nel dibattito sui tempi lunghi della giustizia e per gli effetti che si temono sugli equilibri malavitosi in mezza Napoli se si considera che il clan Contini ha interessi non solo nella zona del Vasto-Arenaccia, ma anche nel centro e in vari quartieri della città, e che Rullo è ritenuto pezzo da novanta di una camorra storica che nessun gruppo di emergenti finora è mai riuscito a scalzare.

 

I NUOVI ARRESTI
Si legge “reato di detenzione e porto in luogo pubblico di armi” e si traduce in “stese”. Con questa accusa è stata emessa una nuova misura di arresto nei confronti di Ciro Contini, classe 1988, nipote dello storico capoclan Eduardo Contini, uno dei capi della più potente camorra cittadina. Con lui sono finiti in manette Giuseppe Sarnataro, di 44 anni, e Stefano Mattarello, di 25 anni, rispettivamente zio e nipote, presunti custodi delle armi e di due ordigni, destinati a essere usati nelle scorribande armate contro i Mazzarella e trovati in un garage a Calata Capodichino. Intrecci, legami, storie. Nell’inchiesta firmata dal pm Converso e dall’aggiunto Borrelli del pool Antimafia e svolta dagli agenti della squadra mobile di Luigi Rinella, emergono nuovi dettagli, gli scenari più attuali. E spicca la storia di Contini jr, il rampollo della famiglia del Vasto che ha voluto seguire a tutti i costi le orme dello zio nonostante Eduardo, ’o romano, gli avesse inizialmente vietato di fare la malavita, divieto imposto già al figlio e ad altri della famiglia riciclatisi imprenditori e costruttori. Lui, Ciro Contini - ricostruisce l’inchiesta - scelse a quel punto di cominciare la scalata criminale con la paranza dei bambini, i Sibillo di Forcella. «Non so dire quali attività facesse con i Sibillo - ha raccontato Gennaro Bonocore ai magistrati a febbraio scorso - Posso solo dire che tutti quelli che prima facevano capo ai Sibillo ora fanno direttamente capo al clan Contini e a Nicola Rullo». Secondo le recenti dinamiche malavitose, Ciro Contini è ora rientrato nel clan di famiglia, dopo aver ricevuto in carcere l’investitura direttamente da Rullo. Parola di pentiti, secondo cui la paranza dei bimbi si sarebbe intanto spaccata, e una parte, seguendo Contini jr, rappresenterebbe ora la longa manus del clan del Vasto nel centro storico e il nuovo braccio armato al servizio del capoclan.
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