La Cassazione: 18 anni al boss della villa-bunker usata come set per la serie tv «Gomorra»

La Cassazione: 18 anni al boss della villa-bunker usata come set per la serie tv «Gomorra»
di Dario Sautto
Mercoledì 16 Giugno 2021, 23:47 - Ultimo agg. 17 Giugno, 19:46
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Il boss fu arrestato un mese dopo aver concesso la sua villa in affitto alla casa cinematografica Cattleya per ambientarvi l’abitazione del capoclan della serie tv Gomorra. Quell’arresto mise in pericolo le riprese della fortunata serie marchiata Sky e, soprattutto, spinse lo stesso boss a imporre l’estorsione alla Cattleya per farsi pagare l’affitto in nero.

Dopo otto anni di processi, per Francesco Gallo, 45enne pluripregiudicato di Torre Annunziata noto con soprannome di «Francuccio ‘o pisiello», arriva la condanna definitiva a diciotto anni e otto mesi di reclusione. Associazione per delinquere di tipo mafioso finalizzata al traffico di cocaina, hashish e marijuana è l’accusa con la quale l’allora reggente del clan Gallo-Cavalieri di Torre Annunziata – è cugino dell’omonimo boss detenuto, noto come «Ciccio ‘o cavaliere» – era finito in carcere il 4 aprile 2013.

Gallo fu coinvolto nel maxi blitz anticamorra denominato «Mano nera», che portò la Direzione distrettuale Antimafia di Napoli a sgominare le organizzazione del traffico di droga e di armi per i clan di Torre Annunziata. In particolare, emerse la figura di Gallo come reggente del clan di famiglia, ritenuto anche dalla Corte di Cassazione il «capo promotore» dei Gallo-Cavalieri, fazione dei «pisielli», che controllavano la piazza di spaccio del parco Penniniello.

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Proprio alle porte di quel rione, Francesco Gallo aveva acquisito anni prima un capannone, trasformandolo in una lussuosa villa-bunker, dai gusti estetici discutibili, ricca di arredamenti kitsch, cornici dorate ai televisori, statue e quadri. Insomma, il set ideale per una fiction sulla camorra, anche se (o forse proprio perché) quella era camorra vera. Dal carcere, tramite i genitori, Gallo pretese il pagamento in nero dell’affitto per le riprese: un’estorsione in piena regola, per la quale i tre sono stati condannati in via definitiva. Per Francesco Gallo arrivò anche il trasferimento al 41bis. Ora la Cassazione, dopo un primo rinvio alla Corte d’Appello, ha confermato la condanna a diciotto anni e otto mesi di reclusione per Gallo. Definitive anche le condanne a nove anni di carcere per Giovanni Palumbo e a poco più di otto anni per Nicola Apuzzo, Giuseppe Agnello e Anna Izzo, questi ultimi due tornati in carcere pochi giorni fa, dopo il sigillo degli ermellini. Per tutti il ricorso in Cassazione è stato ritenuto inammissibile. 

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