Gragnano, ammazzato a 17 anni nella faida tra bande: a processo i due killer

Gragnano, ammazzato a 17 anni nella faida tra bande: a processo i due killer
di Dario Sautto
Mercoledì 24 Marzo 2021, 08:57 - Ultimo agg. 09:07
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Da un lato i due assassini del 17enne Nicholas Di Martino. Dall'altro i cugini della vittima, che provarono a vendicarsi già quella notte dell'uccisione del ragazzino, ferendo un altro ragazzo di 21 anni. In mezzo, storie di una camorra che fu, quella che vede il killer Nicola Carfora detto «'o fuoco», zio della vittima e papà di due imputati all'ergastolo per l'omicidio di Michele Cavaliere, imprenditore caseario di Gragnano, ucciso perché si era ribellato al pizzo. Sua sorella, Maria Carfora, mamma di Nicholas e con diversi precedenti alle spalle, non ha scelto la vendetta ma ha optato per la richiesta di giustizia per suo figlio, costituendosi parte civile nel processo ai due giovanissimi killer del 17enne. Come prevede la norma in questi casi, il processo per la folle notte di Gragnano si divide in due tronconi. Rigettata la richiesta avanzata dagli avvocati Francesco Romano, Carlo Taormina e Giuliano Sorrentino: andranno a processo, con rito ordinario in Corte d'Assise, il giovane killer Maurizio Apicella (19 anni, figlio di Rossano, vicino al clan Di Martino) e il 22enne Ciro Di Lauro, suo complice.

I due sono accusati di omicidio di camorra, con tutte le aggravanti del caso, perché l'accusa rappresentata dal pm Giuseppe Cimmarotta sostiene che l'accoltellamento sia maturato nell'ambito di uno scontro tra bande, interno al clan Di Martino, per la spartizione delle piazze di spaccio di droga di Gragnano. Parti civili con gli avvocati Raffaele e Mariella Chiummariello ci saranno la mamma di Nicholas, Maria Carfora, e Carlo Langellotti, il cugino del ragazzino, pregiudicato per spaccio di droga, rimasto gravemente ferito nello scontro a coltellate avvenuto in pieno centro a Gragnano e miracolosamente sopravvissuto. Accolta la richiesta di abbreviato, invece, per gli altri quattro imputati, tutti parenti o amici di famiglia di Nicholas. Sono accusati dall'Antimafia di tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso.

Mentre erano in ospedale a piangere la morte del ragazzo, in quattro si armarono e tornarono a Gragnano, alla ricerca di qualcuno degli Apicella o persone a loro vicine. A farne le spese fu il 21enne incensurato Salvatore Pio Pennino, ferito al polso da uno dei proiettili esplosi dai figli dell'ergastolano Nicola Carfora. Affronteranno il giudizio con la possibilità di uno sconto di pena in caso di eventuale condanna il 30enne Antonio Carfora e il fratello Giovanni (29 anni, calciatore che era in forza al Pomigliano, in serie D) figli del boss Nicola e cugini di Nicholas. Con loro alla sbarra Raffaele Iovine (42 anni) e Giovanni Amendola (35), che erano alla guida delle auto con le quali i fratelli Carfora erano giunti in via Pasquale Nastro per consumare la vendetta. I quattro sono assistiti dagli avvocati Antonio de Martino e Alfonso Piscino. 

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Quella notte di coltelli, piombo e sangue a Gragnano difficilmente sarà dimenticata. Erano circa le 3 del 25 maggio scorso, quando Langellotti e Nicholas incrociarono in via Vittorio Veneto i due «rivali» Apicella e Di Lauro. Nacque un'accesa discussione, Apicella estrasse un coltello e colpì ripetutamente Langellotti all'addome, ferendolo gravemente. All'intervento del 17enne, poi, sferrò un solo fendente alla coscia, recidendo un importante vaso sanguigno. Nicholas morì dissanguato durante il trasporto in ospedale, suo cugino si salvò. Intorno alle 5 partì la spedizione punitiva con i fratelli Carfora che spararono 3-4 volte con due pistole verso l'auto di Pennino.
 

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