Green pass a Napoli, la sfida dei ristoratori: «Scudo legale contro le sanzioni»

Green pass a Napoli, la sfida dei ristoratori: «Scudo legale contro le sanzioni»
di Valerio Iuliano
Venerdì 6 Agosto 2021, 09:30 - Ultimo agg. 7 Agosto, 09:05
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L'obbligo di Green pass negli esercizi di ristorazione al chiuso e per tante altre attività scatterà ufficialmente oggi. Che la certificazione verde Covid-19 sia uno strumento fondamentale di tutela della salute pubblica è per tutti un dato di fatto incontestabile, ma sulle regole stabilite per far rispettare l'obbligo è guerra aperta. Dal decreto del governo che ha sancito l'istituzione del Green pass è scaturito un caos normativo che sembra destinato a creare difficoltà soprattutto ai titolari di ristoranti e bar. In Campania sono oltre 22mila - secondo Confesercenti - le imprese, tra ristoranti e bar, che non posseggono spazi esterni e perciò saranno tenute a far rispettare ai loro clienti l'obbligo di esibizione del Green pass, pena sanzioni. Ed è proprio quest'ultima la ragione che spinge alcune associazioni a paventare azioni legali, nel caso di sanzioni ritenute non legittime a carico degli esercenti. La ratio della norma è quella di contenere il rischio di contagio laddove le attività sono esercitate al chiuso. Un caso che riguarda i posti a sedere al ristorante, palestre, piscine e centri ricreativi. Ma il Green pass coinvolge anche molte attività all'aperto, dagli spettacoli aperti al pubblico alle fiere, dai congressi agli eventi sportivi. Per i ristoranti la situazione si preannuncia piuttosto ingarbugliata. I titolari saranno tenuti a verificare il possesso della certificazione da parte dei clienti e la validità del Green pass. 

«Il governo - spiega il presidente regionale di Confesercenti Vincenzo Schiavo - fa ricadere sugli imprenditori la responsabilità di effettuare i controlli.

E se un cliente non ha il Green pass, gli dobbiamo dire di andarsene. Non è corretto. Gli imprenditori hanno il dovere di lavorare e di pagare le tasse ma, oltre a questo, devono fare anche gli agenti di controllo? Dobbiamo anche verificare se il foglio verde è originale o meno. Che competenze hanno gli esercenti per effettuare questi controlli? Tutto questo è ingestibile». La possibilità di sanzioni per gli imprenditori manda su tutte le furie il leader di Confesercenti. «Se un cliente vìola una norma - aggiunge Schiavo - la responsabilità dovrebbe essere esclusivamente sua. D'altronde, se un automobilista non rispetta i limiti di velocità, viene sanzionato secondo le leggi. E che cosa c'entra Autostrade Italiane?». La soluzione secondo il presidente dell'associazione è una sola. «Le norme sul Green pass devono essere cambiate. Perciò stiamo interloquendo con la politica per fare in modo che vengano introdotte modifiche. Se gli imprenditori verranno sanzionati ingiustamente, siamo pronti ad intraprendere azioni legali per tutelarli». 

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Per i controlli sui clienti, i ristoratori si avvalgono della app VerificaC19. Ma anche con l'ausilio delle nuove tecnologie i problemi restano. «Dal decreto - spiega il presidente regionale della Fipe Massimo Di Porzio - risulta chiaro che, se un cliente non è in possesso di Green pass, non potrà avere accesso al ristorante al chiuso. Su questo, in caso di sanzioni, non potremmo eccepire nulla. Ma c'è un'altra questione. La app serve a stabilire se il Qr Code presente sulla certificazione esibita da un cliente corrisponda o meno ad un certificato valido. Ma l'esercente come fa a sapere se il Green pass mostrato dal cliente corrisponde veramente a quella persona? Noi non siamo poliziotti e perciò non vogliamo controllare i documenti di identità. Non possiamo sapere se la certificazione corrisponde davvero alla persona che la esibisce e perciò non vogliamo questa responsabilità». La questione della responsabilità degli esercenti è il punto centrale. Per la Fipe «se ci saranno sanzioni per casi di questo tipo, faremo ricorso». La confusione normativa determinerà, secondo lo stesso Di Porzio, un minor numero di presenze nei ristoranti cittadini, soprattutto nei primi giorni. Sono comunque circa 5000, tra bar e ristoranti, le strutture pronte a partire da oggi, pur tra notevoli difficoltà organizzative. Alcuni bar hanno già annunciato l'eliminazione del consumo al tavolo perché non in grado di garantire i controlli. «Fin dall'inizio - aggiunge Di Porzio - abbiamo sostenuto la procedura dell'autocertificazione da parte del cliente, che è stata alla base di tutte le norme varate nei momenti più difficili della pandemia. Occorre mettere mano al decreto legge per correggere una distorsione che le imprese faranno fatica ad applicare». Sulla questione dell'eventuale controllo dei documenti di identità, la responsabile dell'area legale della Fipe scrive che «è ragionevole ritenere tale verifica come un'azione meramente eventuale che potrebbe essere svolta laddove il verificatore lo ritenga opportuno e che può essere omessa tutte le volte in cui il verificatore sia certo dell'identità del cliente». La confusione è enorme. Da oggi si parte.

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