Green pass, a Napoli scoppia il caso Anm: ​quadruplicate le assenze per malattia

Green pass, a Napoli scoppia il caso Anm: quadruplicate le assenze per malattia
di Gennaro Di Biase
Sabato 16 Ottobre 2021, 00:00 - Ultimo agg. 20:12
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No-pass: scoppia il caso «assenti per malattia» in Anm. In sole ventiquattr’ore, e proprio nel giorno del debutto dell’obbligo di Green pass per i dipendenti, il numero dei «malati» in azienda si è quadruplicato rispetto alla media giornaliera. Le richieste di esenzione per problematiche di salute (e 104) – spiegano dalla partecipata del trasporto di Palazzo San Giacomo – sono schizzate ieri dalle 25 unità abituali fino a 100. In tanti, insomma, come ammette anche la sigla sindacale Usb, hanno provato a tamponare «la mancanza del certificato verde», con la speranza di evitare la sospensione senza retribuzione prevista per chi è sprovvisto di pass anti-Covid. Anm, in queste ore, farà partire verifiche verso eventuali furbetti del Green pass. 

Anm conta 2000 dipendenti. Di questi, stando ai dati di inizio settimana forniti dall’azienda – dunque precedenti alla corsa al vaccino last-minute – l’«85%» era non vaccinato: parliamo di trecento lavoratori. Questo dato spiega, almeno in parte, l’impennata di malattie arrivata ieri. E spiega anche il numero – certamente meno ingente – di lavoratori sorpresi senza Green pass, durante i primi controlli a campione, e rispediti dunque a casa con decurtazione di busta paga: «5 persone, durante il primo turno di servizio». In una nota arrivata in serata, Anm ha spiegato che «i dipendenti controllati fino a mezzogiorno sono stati circa 500, di cui 5 sono stati trovati senza Green pass e sono stati rimandati a casa e segnalati all’ufficio del personale. Nella giornata di ieri Anm inoltre ha registrato circa 60 autisti malati, un numero superiore ai circa 25 che si registrano al giorno in media». In altre parole, se dovessero restare questi i numeri dei sospetti assenteisti da Green Pass (100 dipendenti su 2.000, di cui 60 conducenti di bus e metro), sarebbe difficile evitare imminenti ripercussioni sul trasporto pubblico.

Non a caso, Anm fa sapere che «sui dipendenti in malattia nei prossimi giorni ci saranno le verifiche previste per legge». Ieri, in ogni caso, a parte una limitazione di circolazione della metro da Dante a Piscinola dovuta a un non raro guasto tecnico, «l’impatto della prima giornata di obbligo del Green pass è stato contenuto in Anm – proseguono dalla partecipata – che ha effettuato i controlli ed è riuscita a fornire regolarmente tutti i servizi di trasporto alla città. L’azienda aveva preparato nei giorni scorsi le task force di controllo nei circa 60 siti aziendali in cui i lavoratori cominciano il proprio servizio». 

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In generale, non è stato un giorno facile, ieri, sul fronte controlli: tante le irregolarità registrate nelle verifiche, anche negli uffici pubblici, e denunciate dai sindacati riguardo «all’assenza di strumenti per il personale addetto al check». Un migliaio di dipendenti in Comune e una sessantina in Anm. Tornando proprio ad Anm, il sindacato parla di situazione annunciata. Sono molti i nodi del malcontento dei lavoratori, dai «costi dei tamponi» al «rischio di contagio sui mezzi pubblici». E siamo solo al day one di obbligo di Green Pass. «Si è indubbiamente innalzata la percentuale di assenteismo: c’era da aspettarselo – osserva Adolfo Vallini, dipendente Anm e sindacalista Usb – Come dicevamo da settimane, il vaccino non è obbligatorio e questo avrà probabilmente una ricaduta sul servizio: è ipotizzabile che parte delle assenze di ieri sia riconducibile alla mancanza di certificato verde. Sottolineo che le esenzioni per i lavoratori fragili sono in netto ritardo, e in azienda tanti stanno aspettando il rinnovo dell’esenzione che manca dal 30 settembre. Inoltre, il test rapido ha una durata di 48 ore e quello molecolare di 72: i lavoratori che non intendono vaccinarsi, per esercitare il loro diritto al lavoro, dovrebbero spendere 225 euro al mese, cioè quasi un quarto di stipendio. A questo punto, il Governo dovrebbe istituire fondi per i tamponi ai dipendenti. Poi c’è un altro paradosso: noi vaccinati cominciamo a preoccuparci del fatto che in azienda non ci sia un monitoraggio costante portato avanti attraverso tamponi per tutti. Sui mezzi pubblici, infatti, c’è un sovraffollamento in stile sardine, e agli utenti non è richiesto il Green pass. La possibilità di contagio per noi è alta, visto che è impossibile mantenere il distanziamento di un metro mentre lavoriamo, e in certi casi vendiamo anche i biglietti, come sull’Alibus. Il Green pass in questi termini, insomma, per noi non è la soluzione». 

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