Ucraina, il vescovo di Napoli prega con le suore: «Dio, ferma la mano di Caino, ora disarmiamo i nostri cuori»

Battaglia in raccoglimento con le Perpetue Adoratrici

Il vescovo don Mimmo Battaglia
Il vescovo don Mimmo Battaglia
di Giuliana Covella
Sabato 25 Febbraio 2023, 09:15 - Ultimo agg. 16:51
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«Ferma la mano di Caino. Poni un freno alla violenza, ad ogni violenza». È l'accorato appello che il vescovo di Napoli Domenico Battaglia ha rivolto a chi sta continuando a tenere sotto attacco un popolo con una guerra che sembra non avere fine. Dopo la manifestazione di ieri mattina per chiedere la fine delle ostilità tra Russia e Ucraina in occasione della ricorrenza del 24 febbraio, data in cui lo scorso anno è cominciata l'invasione russa in Ucraina, monsignor Battaglia si è recato nel tardo pomeriggio in preghiera nella chiesa del monastero di clausura delle Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento in piazza San Giuseppe dei Ruffi, a pochi passi dal Duomo. È lì che l'arcivescovo - alla presenza di fedeli e rappresentanti dell'associazionismo come padre Alex Zanotelli - ha elevato a Dio la preghiera "Perdonaci la guerra, Signore", celebrando i vespri con una speciale intenzione per la pace. Una preghiera che è stata aperta a quanti hanno voluto invocare il disarmo. Sempre nel pomeriggio di ieri, presso la chiesa ortodossa sede della comunità ucraina in via Tribunali si è tenuta un'altra preghiera per la vittoria del popolo ucraino sull'aggressore oltre a un momento commemorativo per tutti coloro che hanno dato la vita per la libertà e l'indipendenza dell'Ucraina, con la partecipazione dei sacerdoti del Decanato napoletano, del console generale dell'Ucraina a Napoli Maksym Kovalenko.

Con gli occhi bassi sul libro di preghiere e il volto quasi nascosto dal copricapo nero, le monache di clausura invocano con il loro canto la pace in Ucraina. Un canto toccante, appena sussurrato in latino, che evoca la sofferenza di un Paese che continua a piangere le sue vittime. «Importante ritrovarvi qui a pregare con noi - dice l'arcivescovo rivolgendosi alle suore sedute tra le panche davanti all'altare nell'antica chiesa di San Giuseppe dei Ruffi - Grazie della vostra continua e costante preghiera per implorare al Signore il dono della pace. Ci state accompagnando con il vostro canto, perché dopo tante parole nella vostra preghiera cogliamo un senso di silenzio e contemplazione. Siamo qui per ricordare un anno di guerra, un anno terribile, senza senso come ogni guerra».

«C'è un male che fa paura, che sembra azzerare ogni speranza - sono le parole di Battaglia - ma pregare ci invita a domandarci se è davvero così, se dobbiamo rassegnarci alla logica della guerra.

Ma non è solo questo. C'è anche la corsa agli armamenti che produrre povertà su povertà». Tuttavia «non bastano le parole - prosegue - se siamo qui a pregare è perché crediamo che ognuno di noi deve scegliere di cambiare, di essere quel mondo nuovo che desidera».

 

Dura la critica a una guerra che «come tutte non è giusta e non può essere accettata. Di guerra sentiamo parlare ovunque, siamo assuefatti e ci stiamo abituando come se fosse una cosa normale». Da qui l'appello rivolto a tutti: «Un cristiano non può che esigere la pace e questa non può che diventare ancora più la nostra ostinazione». «Perché - insiste il vescovo - l'uccidere è l'esito di ogni guerra». Per Battaglia «quella che si sta combattendo in Ucraina è frutto di capitalismi e nazionalismi che spinge al riarmo. Serve allora un'obiezione di coscienza alle armi: questo dobbiamo fare. La pace si regge sul disarmo dei cuori». «Tutti possiamo collaborare per costruire un mondo più pacifico fino ai rapporti con gli Stati - rimarca - Qual è l'impegno di ognuno di noi? Essere luce per chi vive nel buio, sorriso nella tristezza, porta aperta, porti aperti, disponibilità all'inatteso. Non rinchiudiamoci nella paura e nella rassegnazione - conclude - impariamo ad essere sentinelle capaci di vegliare soprattutto nelle ore buie come queste. Non abituiamoci mai alla guerra».

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