«Hashish mischiato alla lacca»: clan Lo Russo, trucco mortale e incassi record

«Hashish mischiato alla lacca»: clan Lo Russo, trucco mortale e incassi record
di Leandro Del Gaudio
Martedì 21 Novembre 2017, 10:00
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Anche la lacca nelle stecchette di «hashish», altro che droghe leggere. È uno dei trucchi usati dai capi di alcune piazze di spaccio sgominate ieri al termine del blitz a carico dei Lo Russo, che mette in evidenza - qualora fosse ancora necessario - il pericolo di fumare le canne. Soldi ed espedienti, ma anche agguati e propositi di vendetta, nel romanzo criminale scritto dalla Dda di Napoli, come l'abitudine dell'ex boss Carlo Lo Russo ad usare facebook per scovare i nemici da uccidere, o il piano ordito per uccidere Walter Mallo, decapitarlo per piazzare la sua testa in un water al centro del rione Don Guanella. Ma andiamo con ordine, a ripercorrere la misura cautelare firmata dal gip Francesca Ferri, su richiesta del pm anticamorra Enrica Parascandolo, sotto il coordinamento dell'aggiunto Filippo Beatrice.
 


Parlano Antonio Sannino e Davide Davide, non sanno che c'è una cimice all'interno della loro auto. Il primo informa l'amico che Vincenzo Pistono «l'ha presa l'erba», mentre Davide commenta che che la marijuana di Domenico Chianese (o' russ) è migliore di quella di Vincenzo De Martino, «sulla quale quest'ultimo sparge una sostanza collante che la rende appiccicosa». E Antonio Sannino insiste, tanto che anche la marijuana di Chianese viene indicata come trattata con una sostanza simile «alla lacca». Un concetto che ritorna in altre conversazioni puntualmente intercettate. Davide ritorna sul concetto, per convincere il suo interlocutore che la gestione della «piazza» di spaccio non è positiva: «Ma se quelli l'hanno presa l'erba buona e ci hanno messo la lacca sopra») e spiega che il suo obiettivo è di dare la «roba mischiata a tutti», tranne che ai clienti della sua «piazza».

 

Ma boss e narcos dell'area a nord di Napoli sono social. O meglio: usano facebook per impostare la propria strategia di potere o per andare a caccia di nemici da abbattere, di gente da uccidere. Ed è in questo senso che si spiegano le parole ancora di Antonio Sannino e di Davide Davide, a proposito dell'atteggiamento assunto dai presunti killer del clan Lo Russo. In auto, i due amici commentano che Giacomo Musto, Luigi Cutarelli e Gaetano Caso, in casa di tale Marco, si erano fatti delle foto «tutti impostati» e le avevano pubblicate su facebook. Qual era l'obiettivo dei tre presunti affiliati all'ex gruppo di Carlo Lo Russo? «Per darsi un tono, imitando le pose assunte da Walter Mallo (legato ai Genidoni-Esposito della Sanità, acerrimi rivali dei capitoni di Miano, ndr). E i due si convincono a vicenda, a proposito della strategia mediatica di Cutarelli e soci: «Erano tutti impostati, in modo che un domani, loro, hai capito, facevano tremare la gente, tutti impostati e dritti dritti, le stesse foto come se le fa Walter».

Ed è a proposito della guerra tra i Lo Russo e i Mallo, che ritorna il piano architettato e suggerito da Carlo Lo Russo al suo ex braccio destro Luigi Cutarelli. Ed è lo stesso Carlo Lo Russo a ricordare quelle giornate trascorse in casa con la moglie a sfogliare il social network, ma anche la strategia per colpire Walter Mallo: dava fastidio - spiega il pentito - voleva le nostre piazze di spaccio. Io mandai l'imbasciata ai Vastarella ed a Ciro Mauro di cacciare questi ragazzi ed anche i barbudos e se ne andarono dalla Sanità. Venimmo poi a sapere, dagli spacciatori nostri, che Walter stava dando fastidio nel senso che voleva comandare lui si stava impostando, pretendeva i soldi dalle piazze, voleva cacciarci. Faceva questo solo dalle piazze nostre non da quelle dei Licciardi e venne anche a sparare a Miano sotto al bar Messico. A questo punto ne ho decretato la morte ma mi avete arrestato e non ci sono riuscito. Anche dopo il mio arresto per l'omicidio Izzi sicuramente ha rischiato di essere ucciso perché Ciro Perfetto è rimasto libero. Vi dico anche che avevo detto a Luigi Cutarelli che oltre ad ucciderlo doveva tagliargli la testa, portarsela e comprare una tazza di water, metterla dentro e lasciarla in mezzo al Don Guanella. Avevo pensato di mettere la sua testa nel water perché si chiama Walter, ha lo stesso nome della tazza del gabinetto.
 

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