«Hotel senza mascherine e Green pass, mai più in vacanza al Nord»

«Hotel senza mascherine e Green pass, mai più in vacanza al Nord»
di Ettore Mautone
Mercoledì 28 Luglio 2021, 08:30 - Ultimo agg. 18:40
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«Egregio signor D'Urso le scriviamo per comunicarle che il nostro hotel non obbliga i nostri collaboratori e i clienti ad indossare la mascherina: se questa informazione influisce sulla sua scelta di voler soggiornare presso di noi ce lo comunichi al più presto possibile». È questo il tenore della mail ricevuta il 24 luglio scorso - una settimana prima della partenza per una vacanza prenotata da mesi in una nota località del Trentino, in provincia di Bolzano - dal giudice Bruno D'Urso, già in servizio presso il Tribunale di Napoli con funzioni di presidente aggiunto della sezione Gip-Gup, attualmente magistrato in quiescenza per raggiunti limiti di età. La disdetta della prenotazione, già pagata, è stata immediata.

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Dottor D'Urso, le hanno rovinato la vacanza?
«Non ci ho pensato due volte a disdire il mio soggiorno.

Avevo effettuato da tempo il bonifico, comprato il biglietto del treno e noleggiato un'auto. Ma la mancanza del rispetto delle norme di sicurezza anti-Covid era un presupposto inaccettabile».

Chiederà i danni?
«Hanno utilizzato una modalità di avviso, evidentemente studiata con qualche consulente legale, che evita che un turista si trovi di fronte al fatto compiuto e questo mi ha spinto a riflettere se denunciare o meno per il risarcimento danni».

Se fosse andato in quell'albergo cosa avrebbe fatto?
«Avrei chiamato i carabinieri».

E ora dove andrà in vacanza?
«In 24 ore ho cercato e trovato un'altra sistemazione. Non è stato semplicissimo, ovviamente mi ha creato un certo disagio ma ho fatto in modo di andare nella stessa località sebbene in un altro hotel rispettoso delle norme anti-Covid in vigore in Italia».

Cosa le hanno detto?
«Non mi sono ovviamente presentato per quello che ho fatto per tutta la mia vita professionale, ossia applicare la legge e farla rispettare. Erano molto rammaricati, con voce tremante al telefono mi hanno spiegato che un anno fa i dipendenti si erano lamentati per l'obbligo di indossare la mascherina tutto il giorno. La stessa che all'atto della prenotazione, lamentava il grave danno economico patito a causa delle piste da sci ferme d'inverno e della chiusura obbligata della struttura».

Due aspetti in contraddizione: senza misure di sicurezza si accelera il rischio di tornare a restrizioni?
«Si, è così ma c'è un aspetto quasi ideologico che fa da sottofondo. Quando ho fatto cenno, nella telefonata, alla palese violazione della legge che impone l'utilizzo delle mascherine e delle misure anti-Covid nelle strutture al chiuso mi hanno risposto che i carabinieri sono arrivati e hanno fatto anche un paio di multe. Però i processi si faranno e poi si vedrà. Processi amministrativi che non hanno risvolti penali».

Quasi una presa di posizione ideologica dunque?
«Si, quanto meno vestita di un abito ideologico tanto da diventare più sostenibile socialmente. Sul sito in cui si dà pubblicità a questa scelta ci si divide tra chi la difende e chi invece la denuncia stigmatizzandola e annunciando disdette».

Il prossimo anno cambierà itinerario turistico?
«Vado sempre in Trentino da anni con la mia famiglia. Tutti i nipoti aspettano con ansia quest'appuntamento che ci riunisce per il riposo ma anche per un conviviale ritrovo in uno dei luoghi della nostra Italia che abbiamo imparato ad apprezzare sia per le bellezze naturali, sia per la tranquillità e per le temperature che, d'estate, sono meno torride».

Anche l'accoglienza conta?
«In questo caso le regole applicate sono in singolare contraddizione con quello che ci si aspetta rispetto a norme tutto sommato di buon senso. Ma è proprio quest'ultimo che sembra franare sotto la spinta di matrici culturali e politiche che ambiscono a dividere, a cavalcare dubbi e paure, a forzare la mano anche quando in gioco ci sono comportamenti mirati alla sicurezza delle persone, alla tutela della salute e della stessa economia».

Come si esce da questo gap politico?
«Agendo sulla leva della formazione, incrementando i livelli culturali del popolo, cercando un dialogo che non andrebbe mai spinto su posizioni ideologiche sul tema della tutela della nostra salute. Tanto da violare la legge. C'è tantissima gente che commette reati, delinque e subisce processi. Ma c'è anche una notevole quota di persone che commettono reati senza entrare mai nei processi. Così in vari aspetti del complesso gioco che regola la convivenza civile in cui sotto la cenere di una apparente normalità cova la brace dell'intolleranza ideologica. Sono molteplici le modalità di etero gestione delle masse che più sono manipolabili più difendono strenuamente la loro presunta indipendenza di giudizio».

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