Sanità Napoli, pronto soccorso senza medici: «Ne mancano 162»

Dal Cardarelli all'Ospedale del mare grave carenza di personale: ecco la mappa

Pronto soccorso senza medici a Napoli
Pronto soccorso senza medici a Napoli
di Ettore Mautone
Domenica 11 Dicembre 2022, 23:00 - Ultimo agg. 13 Dicembre, 07:33
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Rete dell’emergenza e pronti soccorso: la mappa delle carenze in città è fatta di grandi buchi nelle prime linee di tutti gli ospedali, In totale compongono una voragine di 162 unità mediche che mancano all’appello. Le defezioni e le fughe di camici bianchi registrate negli ultimi anni sono un bollettino di guerra. Tra pensionamenti, dimissioni volontarie, ripieghi su altre funzioni e concorsi deserti sono andati via, in pochi anni, il 50 per cento delle dotazioni. Il colpo di grazia è stata la pandemia.

Uno stillicidio che mina alle fondamenta un servizio salvavita rimaneggiato sia nel numero di specialisti sia nella qualità delle cure con rimpiazzi chiamati a fare esperienza e pescati dalle scuole di specializzazione. Un allarme rilanciato nei giorni scorsi dal presidente della Regione Vincenzo De Luca: «Mancano i medici e i concorsi vanno deserti - ha detto il Governatore - dovremo utilizzare gli specializzandi già dal primo anno.

Una situazione drammatica per le carenze in particolare per i pronto soccorsi. Non hanno fatto niente quelli di prima e non sta facendo niente il Governo attuale. Rischiamo di non poter tenere aperti alcuni presìdi salvavita». 

Partiamo dal 118. Qui la carenza è giunta a livelli critici: mancano 64 medici, 41 infermieri e 71 autisti, il personale è allo stremo e il servizio al limite dell’agibilità. Le postazioni medicalizzate sono passate da 13 a 4. Senza medico a bordo è pregiudicata la possibilità di diagnosi e cura sul posto o a domicilio e tutti i soccorsi approdano negli ospedali aggravando le attese. La migrazione volontaria in altre strutture, la gravosità lavorativa, l’alta esposizione alle aggressioni e la mancata gratificazione professionale ed economica, aggravati dalla pandemia, si sono tradotti in decine di trasferimenti volontari dei medici convenzionati del 118. Al 30 novembre sono circa 40 i camici bianchi dimessisi per approdare alla Medicina generale e alle Guardie mediche.

«La Asl ha fatto i concorsi e dovrebbero entrare autisti e infermieri - commenta Giuseppe Galano nella sua funzione di delegato sindacale regionale degli anestesisti - ma il 118 attualmente è in ginocchi e ai limiti della possibilità di lavorare secondo gli standard previsti. Ritengo che la cittadinanza non possa più sopportare queste carenze e che come estrema soluzione sia necessario internalizzare la Continuità assistenziale che conta 40 medici a fronte di un 118 dissanguato». Al Cardarelli intanto, principale hub dell’emergenza, le carenze sono di almeno 24 medici a fronte delle 48 unità impiegate nel 2014. Un avviso pubblico a tempo determinato per 6 medici è andato deserto e sono state attivate turnazioni sostitutive da 8 reparti. In attesa del concorso, che parte questa settimana, l’ospedale è in gravi difficoltà. I sindacati puntano il dito sui livelli organizzativi: «Il problema va studiato, se mancano i medici non è vero che non si può fare nulla e riempire le caselle con specialisti di altra discipline è una toppa che funziona sulla carta ma non nella operatività. 

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Andrebbe radicalmente cambiata la routine dei reparti a valle. Tutta l’attenzione della direzione andrebbe data a questi dati e alle condizioni di lavoro e di assistenza in pronto soccorso». «Rischiamo di privatizzare queste unità salvavita con il ricorso ai medici delle agenzie pagati per pochi turni quanto un primario - aggiunge Lino Pietropaolo, segretario regionale della Cisl medici - confidiamo in un intervento del Governo e del Parlamento per accelerare sul rinnovo del Contratto di lavoro scaduto». In grave affanno c’è anche il San Paolo: oltre agli infermieri, che dovrebbero essere 35 (6 a turno e 1 per codici a Bassa intensità o Covid) mentre sono una decina in meno, mancano i medici (da 10 a 15). In medicina di urgenza ci sono solo 6 turnisti e un primario. Intanto la Radiologia e l’Ortopedia lavorano sottorganico e senza primario (si sono dimessi) e in tutti i reparti mancano decine di specialisti. A dare una mano solo i chirurghi del San Giovanni Bosco. Va solo un po’ meglio al Pellegrini anche qui grazie ai chirurghi e a 10 unità prestate dal 118 con solo due specialisti di ruolo ma non c’è copertura per l’Obi e tutti sono in età pensionabile. In difficoltà anche la prima linea dell’Ospedale del mare che ha sostituito il primario ma conta solo 9 unità sulle 15 che c’erano all’apertura nel 2018 e una necessità di altri 8 per garantire la medicina di urgenza e l’Obi. Qui il manager Verdoliva da oggi avvia un servizio ambulatoriale per codici a bassa urgenza per decongestionare la prima linea. Infine il San Giovanni Bosco, con un pronto soccorso pronto ma al palo, dove c’è un primario e due o tre unità a fronte delle 15 necessarie per aprire e il Loreto, ormai destinato a diventare ospedale di Comunità. Anche al Cto, che può contare su 20 medici, si sta rafforzando l’organico ma mancano soprattutto gli ortopedici. Il manager Anna Iervolino assicura che arriveranno con i concorsi in atto. 

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