I rom scendono in piazza Municipio: no allo sgombero di via Gianturco

I rom scendono in piazza Municipio: no allo sgombero di via Gianturco
di Rossella Grasso
Giovedì 28 Giugno 2018, 22:04 - Ultimo agg. 29 Giugno, 00:16
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Non c'è pace per i rom. Prima sono stati cacciati da via Gianturco, poi dall' ex mercato ortofrutticolo e il 2 luglio saranno sgomberati anche dalla struttura dell'ex manifattura tabacchi dove avevano trovato riparo. O almeno dove un gruppo di 250 persone di cui 70 bambini sono riusciti a costruire le loro baracche. Per protestare contro l'ordinanza della Procura che fissa lo sgombero a lunedì 2 luglio i rom e le associazioni sono scese in piazza davanti a Palazzo San Giacomo. Non sono riusciti a farsi ricevere da nessun assessore o sindaco per discutere della problematica e trovare una soluzione insieme. Ironia della sorte all'interno del Municipio si stava svolgendo l'incontro sui migranti. «Napoli porte aperte», ma non per i rom.
 

L'epopea del folto gruppo di rom di via Gianturco inizia l'anno scorso con il primo sgombero di via Gianturco. In quell'occasione il Comune aveva offerto alloggio per solo 150 persone in via del Riposo, gli altri hanno continuato a vagare in cerca di un appoggio. «Amnesty ha definito lager quella sistemazione poposta dal comune», ha detto padre Alex Zanotelli, che da anni si batte per il diritto all'abitare dei rom. Gli altri 250 hanno trovato appoggio all'ex mercato ortofrutticolo per poi essere mandati via anche da lì e approdare intorno alla struttura abandonata dell'ex manifattura tabacchi. «Lunedì le ruspe mi troveranno al campo. Dovranno passare sul mio corpo per sgomberarli ancora».
 
L'ordinanza di sgombero c'è ma i rom non sanno dove andare. «Vogliamo solo un posto dove stare, il Comune ha dato alternative a tutti, noi non sappiamo come fare. Non siamo ladri, non facciamo nulla di male», dice Giorgiana, rom abitante del campo. La denuncia pare sia partita da alcuni cittadini che hanno denunciato anche l'allaccio dei rom alla rete idrica pubblica e alla corrente elettrica. «Abbiamo lottato per avere una fontana nel campo - spiega Padre Alex - e la corrente elettrica arriva da un loro generatore, non stanno rubando nulla». Poi c'è anche un altro problema: «Abbiamo provato a iscrivere i nostri bambini in tutte le scuole della zona ma nessuno li ha voluti. Tutti ci hanno detto che erano pieni o che non abbiamo la residenza. E i nostri bambini restano a casa», dice Nicola, a Napoli da 25 anni con 5 figli tutti nati a Napoli. L'epopea continua e per il momento dal comune ancora nessuna risposta. 
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