Ictus, mancano le risonanze:
al Cardarelli la rete resta al palo

Ictus, mancano le risonanze: al Cardarelli la rete resta al palo
di Ettore Mautone
Venerdì 23 Febbraio 2018, 12:34
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Prende forma al Cardarelli il primo centro attrezzato per competenze e tecnologie, della rete regionale (ancora tutta da realizzare), per l'ictus. Oltre ai turni h 24 per la diagnostica e l'assistenza neurologica (e la reperibilità notturna per l'interventistica), la novità al Cardarelli è l'allestimento, nel padiglione di emergenza, di una Risonanza magnetica di ultima generazione da 1,5 Tesla e di un Angiografo biplanare (con tecnologia digitale diretta), che permettono la visualizzazione e l'acquisizione di immagini contemporaneamente su due piani distinti dello spazio. Strumenti indispensabili per garantire gli interventi di disostruzione meccanica nei casi di trombosi e per individuare le perdite ematiche intracerebrali nelle emorragie.

Tecnologie di cui è dotato praticamente solo il Cardarelli. «Tecnologie indispensabili in Neuroradiologia interventistica - avverte Mario Muto, primario dell'unità operativa del Cardarelli - che consentono indagini più rapide e precise dei vasi sanguigni e procedure terapeutiche per via endovascolare o Rx guidate, con utilizzo di dosi minori di mezzo di contrasto, nonché di radiazioni».

Macchine che al Cardarelli sono entrambe state sistemate nel padiglione dell'emergenza per garantire interventi immediati, nell'arco delle 4-5 ore dall'evento, considerate il tempo limite per ridurre al minimo le conseguenze in termini di vite perse e di disabilità residue. «Grazie alle nuovissime tecnologie acquisite - ha spiegato il direttore generale Ciro Verdoliva - possiamo ora garantire una migliore assistenza».

Ma il Cardarelli è per ora l'unico ospedale della regione a funzionare 24 ore su 24. Dal primo ottobre scorso l'unione delle forze della Neurochirurgia guidata da Pasquale Caiazzo, della Neurologia di Ciro Florio e della Neurointerventistica di Muto consente un'offerta assistenziale completa. La rete regionale tempo dipendente per l'ictus è invece ancora agli albori a fronte di circa 9mila casi di ictus ischemico e 3mila di ictus emorragici ogni anno. Numeri snocciolati durante la presentazione, ieri, delle attività messe in campo dal Cardarelli per la gestione dell'ictus, insieme al videoclip realizzato dall'Associazione italiana di neuroradiologia (Ainr) e dall'Associazione lotta ictus cerebrale (ALICe) per sensibilizzare l'opinione pubblica sul riconoscimento dei sintomi. Ma la mappa degli ospedali attrezzati rispetto ai nove centri di riferimento del Piano ospedaliero è tutta da scrivere. In città l'Ospedale del Mare funziona per accesso secondario in tandem con il San Giovanni Bosco.

 

Al paolo l'Università Federico II che, in base alla convenzione con la Regione, si è data tempo fino al 2019. Napoli nord dovrebbe fare capo a Caserta. Qui è il deserto: sono stati acquistati un agiografo digitale (già montato) e una Risonanza (nemmeno autorizzata dal Comune) e lavora un solo radiologo interventista per turno. Napoli sud fa capo a Nocera inferiore dove c'è l'angiografo digitale e la Risonanza ma solo un paio di risorse specialistiche. Al Rummo di Benevento lavorano 2 specialisti, ci sono le tecnologie, ma il centro funziona solo 12 ore al giorno. Ad Avellino c'è un'unità stroke ma non attrezzata per l'interventistica. A Salerno va meglio al Ruggi che dal primo gennaio conta sul raddoppio delle 2 unità in servizio ma si attende che sia assicurata assistenza h 24. A Vallo c'è un primario ma l'unità è rimaneggiata per uomini e mezzi e di fatto lavora a scartamento ridotto. Tutte carenze di cui hanno chiesto conto nei giorni scorsi i sindacati con in testa la Cimo che, per iniziativa di Antonio De Falco, ha chiesto quali azioni siano state messe in campo per scongiurare il calvario di una donna cilentana morta durante il trasferimento da Vallo al Cardarelli.
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