Il boss campano evaso dal carcere
e gli altri sei fuggiti nel 2016

Il boss campano evaso dal carcere e gli altri sei fuggiti nel 2016
Sabato 18 Marzo 2017, 19:09
3 Minuti di Lettura
Ancora un'evasione da un carcere: oggi un boss campano è riuscito a fuggire dall'istituto di Frosinone. Con lui aveva tentato la fuga un albanese ma la sua corsa si è fermata sotto le mura del penitenziario, a causa delle fratture subite nella caduta per saltare. Ieri analogo episodio ad Alessandria e in questi primi mesi del 2017 già si è raggiunto il numero di sei evasi, lo stesso di tutto il 2016. Sovraffollamento, carenza di personale, mancata riorganizzazione: questi i motivi, secondo i sindacati, che rendono più facile aggirare i controlli e scappare. Se alle evasioni in senso stretto si aggiungono anche i mancati rientri dai permessi, sono oltre un centinaio i detenuti che dall'inizio del 2016 ad oggi l'hanno fatta franca.

La Fp Cgil ha recentemente quantificato la carenza di organico della Polizia Penitenziaria in almeno 7.500 unità, «destinata ad aumentare - avverte il sindacato - se si considera che ogni anno si perdono circa 1.300 uomini tra pensionamenti e passaggi ai ruoli civili». La questione del sovraffollamento è evidenziata anche nel primo Rapporto del Garante (che sarà presentato martedì 21 marzo alla Camera): il numero dei detenuti nelle carceri italiane nel 2016 è aumentato. Al 31 dicembre 2016 erano 54.632 e al 14 febbraio 2017 sono 55.713, con un incremento di oltre 1000 unità. Se si confrontano le presenze a fine gennaio 2016 e a fine gennaio 2017 si registra un aumento del 6,2%.

«Si tratta di una campanello d'allarme da non sottovalutare», sottolinea il Garante delle persone detenute. Nell'ultimo anno, dopo una fase di riduzione, è risalito anche il numero degli ingressi in carcere, passando da 45.823 nel 2015 a 47.342 nel 2016, con un aumento di 1.500 unità. Per l' ultima fuga ora è caccia all'uomo in tutta Italia. L'evasione è avvenuta di notte, quando i due sono passati dalla cella, attraverso un buco, al tetto. Poi, con una corda fatta con le lenzuola, si sono calati all'esterno, dove probabilmente li attendavano dei complici. Uno dei due detenuti, italiano, è riuscito a fuggire; l'altro, albanese, è caduto dal muro di cinta ed è stato bloccato e poi portato in ospedale. Alessandro Menditti, l'evaso che è riuscito a fuggire, era stato arrestato nel gennaio 2012 nell'ambito di una operazione anticamorra nel Casertano. Le ricerche, oltre che alla provincia di Frosinone, sono state estese a tutta Italia.

Per la fuga dal carcere di Alessandria (un albanese di 35 anni), è invece scattata una perquisizione ed è stato trovato un telefono cellulare, nascosto dietro un termosifone. Elemento che potrebbe essere utile per le ricerche in corso. I sindacati puntano il dito contro la situazione critica degli istituti. Massimo Costantino della Fns-Cisl commenta: «È da tempo che denunciamo la grave carenza di personale e il sovraffollamento di detenuti» a partire dal carcere di Frosinone. Ma la situazione sarebbe critica anche in altre parti d'Italia. «Da mesi denunciamo, inascoltati, la grave carenza - dice Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe - di personale. Pensate che sul muro di cinta non ci sono più neppure le sentinelle di controllo!». «Tutto questo dovrebbe imporre - fa presente Angelo Urso, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria - urgenti ed efficaci interventi finalizzati a rivedere l'organizzazione intramuraria, implementare le strumentazione tecnologiche, rafforzare gli organici». Ma in passato le istituzioni hanno sempre respinto queste accuse mosse dai sindacati. Qualche tempo fa, il capo del Dap, Dipartimento amministrazione penitenziaria, Santi Consolo, commentando un episodio di evasione si era detto «consapevole della necessità di risorse e personale». Ma aveva aggiunto: «c'è un eccesso di allarme che non deve creare paura nella collettività: i nostri istituti sono sicuri».
© RIPRODUZIONE RISERVATA