«Il cane è morto», poi compare su Facebook. ​Il sospetto: adozioni illegali di randagi nel Napoletano

«Il cane è morto», poi compare su Facebook. Il sospetto: adozioni illegali di randagi nel Napoletano
di Susy Malafronte
Mercoledì 31 Marzo 2021, 10:39
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Imprenditore di Pompei affida il «suo» randagio, mascotte del bar che gestisce, alle cure del pronto soccorso per animali di Torre del Greco. Alcuni giorni dopo gli dicono che Nerone è morto. A distanza di pochi mesi, con stupore, riconosce il cane da foto pubblicate su Facebook, così scopre che Nerone è vivo e sta a Perugia. Da quando ha contattato la signora che ha pubblicato le foto, l'uomo riceve insulti e minacce tutti i giorni. Nerone è un dolce randagio microcippato e intestato, come per legge, al sindaco della città in cui vive. In questo caso al primo cittadino di Pompei. C'è un giro di soldi dietro le adozioni, illegali, dei cani randagi: il sistema «stalli e staffette» svelato e denunciato da Luciano Scatola, medico-veterinario ed ex direttore del Dipartimento di Prevenzione dell'Asl Napoli 3 Sud. «Rappresento che da sempre - spiega l'ex direttore dei servizi igiene urbana, benessere e sanità animale - cani ed i gatti sono oggetto di speculazioni da parte di numerose associazioni, sedicenti animaliste, che fanno razzia, in modo per lo più non conforme alle procedure, di questi animali per poi inviarli  al Nord Italia e anche all’estero con il metodo dei cosiddetti 'stalli + staffette' che consente di realizzare una rete di trasporto dalle maglie strette, ben concatenate, con destinazioni non facilmente individuabili». «Da anni - continua il dottore - capita di frequente che vengano avviati a fantomatiche adozioni, con il predetto metodo 'stalli + staffette', anche soggetti anziani o con gravi patologie che vengono fatti oggetto di 'eventi' pubblicizzati su Facebook e finalizzati a raccolte fondi di notevoli proporzioni giustificati dalle spese asseritamente necessarie per lo stallo, per le cure e per il trasporto a destinazione (spesso collocata a centinaia di chilometri di distanza dal luogo di partenza). Come nel caso di Nerone. I contributi raccolti provengono da inconsapevoli benefattori, che li versano su vari conti di Posta Pay comunicati privatamente.

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Avviene anche che alcuni di questi soggetti, frequentando assiduamente le cliniche veterinarie pubbliche, riescano ad ottenere l'appoggio in buona fede, dei veterinari delle aziende sanitarie, così ottenendo l'affidamento, per l'avviamento all'adozione, di animali feriti, ammalati o comunque bisognosi di cure che poi, in gran parte, vengono inviati presso altre associazioni fuori dal territorio comunale o anche regionale. Uno di questi episodi si è verificato a Pompei, relativo ad un cane di quartiere, ora denominato 'cane libero accudito', chiamato Nerone, dotato e intestato al sindaco del comune di Pompei.

Nerone amava stazionare davanti al bar, posto di fronte alla clinica sanitaria di via Unità di Italia, e non se ne è mai allontanato. I proprietari del bar, marito e moglie, si sono sempre presi cura di lui per l’alimentazione, per l’igiene e per le cure, conducendolo perfino presso la loro abitazione specie nei mesi freddi, anche se il cane preferiva lo stato di libertà, così ricevendo frequenti manifestazioni d'affetto dai clienti del bar. Il 6 novembre 2020, Nerone, ebbe una grave gastro enterite emorragica per cui i proprietari del bar attivarono il locale servizio veterinario, che fece trasportare l’animale in ambulanza presso la clinica dell'Asl a Torre Del Greco. I coniugi, che amano Nerone come se fosse un bambino, hanno più volte chiesto notizie ai veterinari, dichiarandosi disposti a continuare a curare il cane a proprie spese nonché a condurlo ove necessario presso la propria abitazione con giardino ed ad adottarlo. Ricevendo, però, notizie vaghe fino al 17 gennaio, quando è stato loro comunicato che il cane era morto. Addolorati, hanno informato i tanti clienti del bar, che chiedevano notizie del loro beniamino a quattro zampe. Il 26 febbraio, marito e moglie, si sono imbattuti, con enorme sorpresa, in una foto di Nerone, postata su Facebook da una certa signora F. P. di Perugia e si sono messi in contatto con lei per avere notizie del cane, ricevendo per tutta risposta una serie di insulti e minacce di denunzia. Con altri post del 5 e 6 marzo, la signora ha pubblicato anche le foto del bar, con relativo indirizzo, accompagnate da insulti e calunnie nei confronti dei proprietari provenienti dalla stessa e da svariati altri frequentatori del social network, con commenti lesivi anche dell'immagine della città di Pompei. In banca dati dell’anagrafe canina risulta che il cane era stato ricoverato presso la clinica veterinaria della ASL di Torre del Greco in data 6 novembre, dato in adozione dopo solo cinque giorni ad una certa A. M. e da costei successivamente trasferito alla F. P. a Perugia. Tale avvenimento appare quanto meno incomprensibile atteso che tutti i medici veterinari della Asl conoscono bene la storia del cane, per cui non si capisce il motivo per il quale il cane, certamente in discrete condizioni dopo appena cinque giorni, sia stato dato in adozione facendogli affrontare addirittura un lungo viaggio e non sia stato riportato nel luogo dove c’è chi si è sempre preso cura di lui allontanandolo dal territorio dove è vissuto quindici anni, creandogli certamente un ulteriore grave trauma. Le adozioni dei cani delle strutture e private possono avere solo la finalità di trasferimento definitivo in una famiglia. E’ vietata l’adozione, in qualsiasi forma, finalizzata a stalli o trasferimenti in altre strutture di transito. E’ vietato a chiunque e per qualsiasi motivo spostare su altri territori cani dichiarati liberi accuditi dal Comune di appartenenza».

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