Il cardinale Sepe scrive ai giovani:
"Lasciate cadere i coltelli"

Il cardinale Sepe
Il cardinale Sepe
di Giovanni Mauriello
Domenica 21 Gennaio 2018, 21:15
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“Lasciate cadere i coltelli… aprite le vostre mani!”. E’ il titolo di una lettera che il cardinale Sepe rivolge ai giovani, dopo gli ultimi episodi di violenza da parte di gruppi di minorenni e pubblicata sull’ultimo numero del settimanale diocesano Nuova Stagione.
Il messaggio, tragicamente attuale, fu lanciato dal presule nel febbraio del 2007, quando in via S. Teresa degli Scalzi un 16enne venne pugnalato a morte da un ragazzo di 15 anni. Nei giorni scorsi Sepe, dopo aver fatto visita ad Arturo e Gaetano, i due giovanissimi ragazzi feriti a Napoli, aveva proposto di istituire un tavolo permanente per affrontare il problema delle violenze giovanili.
“Spesso si ha la sensazione – diceva la lettera rivolta undici anni fa ai giovani ed ora ripubblicata dal cardinale - che la via per arrivare ad affermare la propria autonomia, sia la sopraffazione; talvolta, si pensa di conquistare il rispetto degli altri incutendo in loro il timore. Tra alcuni di voi si è diffusa una certa mentalità di bullismo, ritenendo che la via più facile per farsi strada o risolvere rapidamente conflitti e contrasti sia la violenza. No, cari giovani, non è questa la via. Così non si va lontani, non si costruisce nessun domani migliore. Questa strada porta alla rovina, alla frantumazione delle vostre e delle nostre attese”.
La lettera così continua: “Molti dicono che voi siete l’avvenire, ed è vero, ma io credo che non si può edificare il futuro, senza seminare oggi, nel solco di ogni vita, il germe della pace. Una mano aperta è pronta a donare e ricevere, una mano chiusa, spesso può diventare un pugno per ribellarsi e colpire.”
Quindi l’appello: “Aprite le vostre mani! Lasciate cadere i coltelli che spargono solo sangue, che tagliano i legami di amicizia, lacerano i rapporti, fanno versare lacrime e colpiscono al cuore la vostra dignità di giovani. Aprite le vostre mani per salutare, fare amicizia, per solidarizzare.”
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