Il centro sportivo a Fuorigrotta è del Comune ma i 50mila euro per l’affitto li intasca la Federazione tennis

Il centro sportivo a Fuorigrotta è del Comune ma i 50mila euro per l’affitto li intasca la Federazione tennis
di Paolo Barbuto
Mercoledì 17 Febbraio 2016, 09:48 - Ultimo agg. 09:49
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Per raccontare questa storia siamo costretti a partire dalla parte finale che è la seguente: il Comune è proprietario di un centro sportivo per il quale un privato versa circa cinquantamila euro di fitto all’anno. Bene, penserete voi, sono denari che entrano nelle casse di Palazzo San Giacomo e portano un po’ d’ossigeno alla città. Però pensate così perché non conoscete un dettaglio: quei cinquantamila euro non finiscono nelle casse di Palazzo San Giacomo ma in quelle della Federazione Italiana Tennis. D’accordo, questa storia sembra paradossale, ed effettivamente lo è: se avrete un po’ di pazienza proveremo a raccontarvela nel dettaglio. Mettetevi comodi, dunque. 

È il 1969 e Napoli è in fermento. Sono stati costruiti il Palazzetto dello Sport (quello che oggi è in rovina) e la piscina Scandone per i Giochi del Mediterraneo del ‘63. C’è un impianto che è rimasto a metà, dovrebbe essere un centro per il tennis, così il Comune fa un accordo con il Coni: «Prendete quel terreno e fatelo diventare una cittadella delle racchette. Per nove anni lo gestirete voi al canone simbolico di 120mila lire all’anno, poi lo restituirete al Comune. Ma attenzione: lì dovranno esserci solo campi da tennis ed è vietato subaffittare la struttura».
L’accordo decolla, con calma, nel 1977 e nasce il centro tecnico regionale. Quel luogo diventa pure la sede della Federtennis sul territorio. È un piccolo miracolo di buona amministrazione, un accordo che fa nascere un polo del tennis a Napoli. Un sogno. Quel sogno, però, pian piano diventa un incubo. Gran parte della colpa è del Comune di Napoli che, col passare del tempo, «dimentica» di essere proprietario di quel posto. A un certo punto «dimentica» anche di pretendere il canone di fitto e lascia campo libero alla Federazione Tennis.
Finché, un giorno, davanti a quel bendiddio di strutture sportive, la Federtennis decide che è il caso di farci un po’ di affari. Così mette in fitto una ampia porzione del centro. L’accordo viene firmato con la Asd Rama che, in buona fede, ritiene di avere a che fare con il titolare della gestione di quel posto e versa pure un bel po’ di denari. All’inizio l’accordo si ferma sui 40 milioni di lire all’anno che presto diventano ottanta milioni e che oggi sono diventati più di cinquantamila euro. 

Tra l’altro, contravvenendo agli antichi accordi con il Comune, la Federtennis oltre a subaffittare il centro (ipotesi esplicitamente vietata), decide anche di cambiare destinazione a qualche campo da tennis che si trasforma in campo da calcetto, e anche questa possibilità era rigorosamente esclusa dall’accordo iniziale.
Cosa fa Palazzo San Giacomo mentre accade tutto questo a partire dal 1977? Nulla, assolutamente nulla. Finché un giorno, dopo 35 anni dall’avvio ufficiale dell’iniziativa, due consiglieri comunali attenti e battaglieri, Vincenzo Varriale e Gennaro Esposito, prendono carta e penna e interrogano la Giunta: Cosa succede al centro tennistico di Fuorigrotta? 

Ora, per capire l’immediata reazione, dovete semplicemente immaginare il panico. «Ma perché, noi abbiamo un centro sportivo a Fuorigrotta?». No, quella roba non risulta come impianto sportivo. Però, scava scava, si trova una traccia di una proprietà comunale proprio in quell’area. Scatta così, nel 2012, la prima indagine interna del Comune. La polizia municipale va a recuperare gli antichi incartamenti e appura che quel terreno venne espropriato alla Mostra D’Oltremare negli anni ‘60 anche se pare che manchi tutt’ora una porzione della comunicazione ufficiale al catasto. Però le carte parlano chiaro: lì è tutta roba del Comune.

E allora che ci fa in quel posto la Federtennis? Nuova indagine, nuovi incartamenti: viene fuori una delibera comunale del 1969, ratificata nel 1977 che contiene l’accordo con il Coni. Buon passo avanti, non c’è che dire. Spunta, infine, anche un documento datato 30 novembre 1990 con il quale il comitato regionale Campania della Fit comunica a palazzo San Giacomo di aver sostituito il Coni nella gestione dell’impianto: «La nostra Federazione, e per essa lo scrivente Comitato Regionale è subentrata al Coni nella concessione degli impianti di tennis citati in oggetto...». Olè, il quadro adesso è completo. Per avere chiarezza sul motivo per il quale quei cinquantamila euro all’anno finiscono nelle casse della Federtennis, basterà chiedere al Comitato Regionale.
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