Covid a Napoli, il convento diventa hub per le vaccinazioni: «Così aiutiamo gli ultimi a proteggersi dal virus»

Covid a Napoli, il convento diventa hub per le vaccinazioni: «Così aiutiamo gli ultimi a proteggersi dal virus»
di Giuliana Covella
Domenica 16 Gennaio 2022, 23:03 - Ultimo agg. 18 Gennaio, 12:10
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«La dottoressa Bianca è un angelo, il mio angelo custode», dice un senza tetto poco dopo essersi sottoposto all’inoculazione della fiala in uno dei box allestiti nel salone del complesso dei Vincenziani, trasformato in hub vaccinale grazie all’iniziativa della Diocesi di Napoli in collaborazione con l’Asl. Il presidio, nel cuore dell’antico borgo dei Vergini, è un alito di solidarietà e speranza per gli ultimi. Attivato lo scorso novembre presso il presidio solidale diocesano “Gocce di carità” alla presenza dell’arcivescovo don Mimmo Battaglia e del direttore generale dell’Asl Napoli 1 Centro Ciro Verdoliva, il centro vaccinale è affidato alla responsabilità di Bianca Iengo, consacrata laica, farmacista e farmacologa che da anni si dedica all’ascolto e all’assistenza di immigrati, senza dimora e famiglie indigenti, che lei segue insieme a un qualificato gruppo di volontari presso la farmacia solidale nata nel 2015 in via Vergini 51. Ad oggi sono in media 150 al giorno le vaccinazioni che vengono fatte tre volte a settimana, dalle 15.30 fino a tarda sera.

«Qui assistiamo tutti quelli che ne hanno bisogno, perché la sanità in Italia è universale». Alfonso Barbarisi, docente di Chirurgia alla II Università e presidente dei Docenti Universitari Cattolici italiani, accoglie sull’uscio i pazienti che arrivano nell’hub ai Vergini, dove in 2 mesi si sono già vaccinate centinaia di persone. «Vacciniamo apolidi, senza fissa dimora, persone che abbiamo incontrato alle mense della Caritas o ai nostri dormitori - aggiunge Bianca Iengo - che per difficoltà linguistiche o mancanza di documentazione hanno rischiato di restare tagliate fuori dal piano vaccinale». Il centro ha valenza territoriale, rivolgendosi soprattutto a chi già frequenta la farmacia solidale che fa capo alla Diocesi e che probabilmente non si sarebbero vaccinate proprio in virtù del rapporto di fiducia che esiste con Bianca, vero motore dell’iniziativa. L’unico centro vaccinale, quello dei Vergini, basato sul volontariato di medici, rianimatori, farmacisti e infermieri, dove non c’è alcun costo per la sanità pubblica (anche le spese accessorie sono sostenute dalla Diocesi). «Il servizio si è sempre più incrementato - dice Barbarisi - la gente lo recepisce e il luogo sacro gioca il suo ruolo, richiamando quell’attrazione che forse altrove sarebbe minore». Un altro medico in prima linea è il cardiologo Alessandro Iandolo: «Sono abituato a fare volontariato. Come diceva San Francesco è dando che si riceve, perciò mi gratifica. Io stesso ho portato due suore di clausura che altrimenti non sarebbero mai uscite e un ragazzo di colore che conosco. Questo è nato come servizio per i senza fissa dimora, poi è stato esteso a tutte i residenti del quartiere. Un servizio per gli ultimi, tanto che ho preso ore di ferie per venire a fare vaccini». 

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Tra gli utenti c’è Umberto Formisano, senza tetto di 55 anni, che così spiega la sua scelta: «ho fatto il vaccino perché è importante per la salvaguardia della mia e della salute altrui. La settimana scorsa sono stato in contatto con un positivo e il sacerdote del Duomo mi ha offerto di farmi fare i tamponi, ma già la dottoressa Bianca mi dà una mano per avere i farmaci». Sorridente all’uscita dal box è suor Dina Scognamiglio delle Paoline: «Mi ritengo fortunata e apprezzo l’opera che fanno ai Vergini. Risiedo a Roma, ma essendo a Napoli di passaggio l’ho voluta fare». Gerardo Volino, disoccupato della Sanità dice convinto: «Ho fatto la terza dose e farei anche la quarta, la quinta e la sesta. Perché qui sono più che efficienti». Seduta in attesa del suo turno è Maria Campoli: «Appena ho saputo mi sono prenotata, essendo trapiantata epatica da 25 anni. Perciò è importante vaccinarsi». Le fa eco il figlio Diego Roscigno, 37 anni, operatore socio-sanitario: «Credo nella scienza e spero che presto si esca da quest’incubo.

Dobbiamo però tutelarci». «Non immaginavamo ci fosse un’adesione così alta - sottolinea Iengo - anche se sono diversi anni che ascoltiamo i bisogni del territorio. Abbiamo fatto tantissime prime dosi, tra cui molti giovani e bambini, grazie al team di medici volontari. Abbiamo avuto da subito il sostegno dell’arcivescovo Battaglia, che non solo ha benedetto l’hub ma lo ha voluto come segno di speranza in questa situazione di difficoltà». 

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