Il Csm riabilita Raffaele Marino:
«Farà il procuratore aggiunto»

Il Csm riabilita Raffaele Marino: «Farà il procuratore aggiunto»
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 10 Ottobre 2019, 11:17
4 Minuti di Lettura
«Non luogo a procedere in ordine a tutte le incolpazioni e trasmissione degli atti alla quinta commissione, per la riassegnazione del dottor Raffaele Marino alle funzioni di procuratore aggiunto». Prosa tecnica a parte, la sezione disciplinare del Csm chiude - con un'archiviazione piena, nel merito -, il caso aperto anni fa nei confronti dell'ex procuratore aggiunto di Torre Annunziata, a sua volta titolare in passato di inchieste su omicidi di camorra e malaffare criminale, quando era in forza alla Dda di Napoli. Otto pagine per chiudere il caso sotto il profilo disciplinare e per spedire le carte alla quinta commissione di Palazzo dei Marescialli, che dovrà accogliere l'istanza difensiva (rappresentata da Gennaro Marasca) per una ricollocazione di Raffaele Marino come procuratore aggiunto.

 

Da qualche anno Marino era stato assolto in via definitiva sotto il profilo penale ed è tornato a Napoli nei ranghi di sostituto procuratore generale, in attesa che si chiudesse in via definitiva anche la questione disciplinare. Pochi giorni fa è arrivato così il verdetto pronunciato dalla quinta commissione, al termine di una vicenda tormentata e controversa, che risaliva ad un episodio avvenuto nel lontano 2010.
IL RETROSCENA
Secondo le carte di un'inchiesta della Procura di Roma (titolare dei fascicoli che riguardano i magistrati del distretto di Corte di appello di Napoli), andava valutata una ipotesi di rivelazione di atti coperti da segreto istruttorio nel corso di una inchiesta per fatti di camorra. Un'ipotesi nata dall'analisi di conversazioni tenute da un carabiniere, poi finito al centro delle indagini, che alludevano a un pregresso colloquio con l'allora procuratore aggiunto di Torre Annunziata.
È da queste pagine, che ne è nato un processo terminato con l'assoluzione nel merito di Raffaele Marino, in una vicenda che ha fatto registrare in questi giorni il non luogo a procedere sotto il profilo disciplinare. Cosa accade ora? Ora Raffaele Marino ha diritto ad aspirare quanto meno a riprendere possesso di un incarico semidirettivo, proprio nel distretto di Corte di appello di Napoli. Nei prossimi giorni, i consiglieri della quinta commissione dovranno accogliere l'input della sezione disciplinare e riportare la lancetta dell'orologio a qualche anno fa, prima che scoppiasse il caso sull'asse Napoli-Torre Annunziata. Dovranno essere valutate le istanze avanzate dalla difesa di Raffaele Marino, che chiedeva Torre Annunziata o Napoli, ovviamente come procuratore aggiunto. Attualmente la Procura oplontina è guidata dal procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli, in qualità di facente funzione, dove da anni sta conducendo indagini in piena continuità con il lavoro svolto a Napoli, quando era pm anticamorra. In linea di principio, Marino - al quale mancano almeno un paio di anni alla pensione - potrebbe tornare a Torre Annunziata come aggiunto o passare a Napoli, dove la commissione del Csm si è recentemente espressa in favore del pm Sergio Amato e del sostituto pg Simona Di Monte come procuratori aggiunti.
Carattere riservato, mai incline alle polemiche, Raffaele Marino accoglie con soddisfazione la decisione della sezione disciplinare, non senza però amarezza per l'attesa che gli è toccata vivere.
Spiega al Mattino il magistrato: «Si è finalmente conclusa, dopo anni, una storia fondata sul nulla, che si poteva e doveva concludere molto tempo prima».
A cosa si allude?
Probabile che si faccia riferimento alla impugnazione del procuratore generale di Roma, dopo l'assoluzione in appello, che è stata dichiarata manifestamente inammissibile. Un ricorso per Cassazione che ha inevitabilmente sfilacciato i tempi, congelando a sua volta per oltre un anno anche la valutazione in sede disciplinare.
Anche sulla impugnazione del pg di Roma, che chiedeva una rivisitazione della sentenza di assoluzione piena della Corte di appello di Roma, i consiglieri della disciplinare sono stati chiari: «In relazione a quest'ultimo profilo, appare pacifico che la formula assolutoria corretta è quella adottata dalla Corte di appello di Roma perché il fatto non sussiste, che si attaglia alle ipotesi di accertata inoffensività del fatto tipico».
Dopo essere finito nella trama delle indagini sulla presunta fuga di notizie, Raffaele Marino era stato trasferito a Pistoia come giudice penale e a Salerno come giudice civile, per altro ricoprendo l'incarico di presidente di sezione. Anni di attesa, la svolta che è arrivata solo con lo stop all'impugnazione del pg in sede penale e il provvedimento adottato in questi giorni dalla sezione disciplinare. Ora tocca alla quinta commissione ricollocare - a Napoli o a Torre Annunziata - la toga partenopea nei ranghi di procuratore aggiunto.
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