Napoli, è dramma sfollati ai Quartieri Spagnoli: «Un anno d’inferno, il sindaco ci aiuti»

Napoli, è dramma sfollati ai Quartieri Spagnoli: «Un anno d’inferno, il sindaco ci aiuti»
di Antonio Folle
Venerdì 28 Giugno 2019, 10:24 - Ultimo agg. 15:58
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Doveva durare poche settimane la sistemazione negli alloggi provvisori dell’ex ospedale militare nel complesso della SS. Trinità delle Monache per le 27 persone sgomberate nell’aprile 2018 dallo stabile pericolante di vico Politi – nella parte superiore dei Quartieri Spagnoli – e invece per alcuni nuclei familiari la permanenza si è trasformata in un vero e proprio calvario. Degli originari 27 abitanti sgomberati a causa del cedimento strutturale delle loro abitazioni oggi sono rimasti all’interno dell’ex complesso ospedaliero solo 3 famiglie, una decina di persone, tra cui una bambina affetta da una grave forma di invalidità.
 



Le porte si abbassavano e le finestre non si aprivano più. Fu così che i vigili del fuoco e la protezione civile scoprirono la copiosa perdita idrica che aveva irrimediabilmente danneggiato le fondamenta dello stabile al civico 22 del vico Politi. Lo sgombero si rese necessario e come prima soluzione d’emergenza il Comune di Napoli individuò il palazzetto Urban di via Concezione a Montecalvario. Era il 10 aprile 2018. Dopo pochi giorni gli sfollati – alcuni dei quali avevano già trovato ospitalità presso amici e parenti – furono trasferiti nei locali dell’ex ospedale militare in attesa di una sistemazione definitiva.
 
 

Quasi tutti sono andati via. Oggi circa 10 persone resistono ancora all’interno del palazzone adibito ad ospedale da Giuseppe Bonaparte nei primi anni del 1800. Chi ne aveva la possibilità ha trovato casa altrove. Tra gli sfollati ci sono diversi bambini, di cui una, Maria, affetta da una grave forma di disabilità psicomotoria che la costringe a spostarsi in carrozzina. E' per lei che i genitori hanno inviato un accorato appello al sindaco de Magistris, affinchè il Comune si mobiliti per trovare una soluzione. Ma ad oggi ancora nessuna risposta.

Macchie di muffa, cavi elettrici scoperti, insetti e ratti che invadono costantemente gli spazi comuni, fornelli improvvisati e un singolo bagno inagibile. Questa è la condizione degli ambienti attualmente occupati dai cittadini che hanno più volte chiesto con forza a Comune e Municipalità una sistemazione più salubre.

«Non ce la facciamo più a vivere in queste condizioni – spiegano i residenti – siamo senza servizi minimi essenziali e in una situazione disastrosa dal punto di vista dell’igiene. Il Comune è al corrente della nostra situazione, il sindaco de Magistris è stato informato e ci ha detto che avrebbero risolto il problema. E’ passato più di un anno e siamo ancora qui. In inverno l'umidità fa ammalare i nostri bambini – proseguono i cittadini – e molte volte siamo costretti a cambiare le lenzuola e le coperte più volte durante una giornata perché si bagnano».


I residenti del complesso hanno inoltre segnalato gli “assalti” da parte di alcuni centri sociali che, secondo quanto denunciano i cittadini, avrebbero cercato di occupare indebitamente gli spazi che, un tempo, erano occupati dai tecnici del progetto Sirena. «Ogni tanto viene qualcuno e dice di essere mandato dal Comune per occupare gli spazi – raccontano i residenti – e che hanno conoscenze a palazzo San Giacomo che li informano sulla presenza o meno di altre persone. Noi più volte abbiamo mandato via le persone che si presentano, ma viviamo costantemente col terrore di essere mandati via anche da qui».

«Sono mortificato, come cittadino e come esponente di una istituzione, che questi cittadini siano costretti a vivere in questo stato – ha commentato il consigliere della II Municipalità Enzo Angrisano – negli scorsi mesi avevamo chiesto un consiglio monotematico per cercare di affrontare questo problema, purtroppo in quella occasione cadde il numero legale anche a causa dell’atteggiamento della maggioranza.
Nei prossimi giorni mi farò promotore di un nuovo consiglio monotematico e pretenderò la presenza dell’assessore al Patrimonio e dell’assessore alle Politiche Sociali. Non possiamo più permettere che bambini vivano in queste condizioni abbandonati al loro destino».

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