Napoli, il dramma dei lavoratori Apu: «Costretti a vendere le fedi per mangiare»

Napoli, il dramma dei lavoratori Apu: «Costretti a vendere le fedi per mangiare»
di Antonio Folle
Venerdì 15 Novembre 2019, 15:11 - Ultimo agg. 16 Novembre, 07:42
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La vertenza dei lavoratori Apu si trascina da quasi un anno. Dallo scorso dicembre gli oltre 2000 lavoratori ex percettori di ammortizzatori sociali inseriti in progetti di pubblica utilità con uno stipendio di circa 500 euro al mese, stanno portando avanti la battaglia per veder riconosciuti i loro diritti e soprattutto le competenze acquisite. Centinaia di famiglie versano in condizioni di estrema indigenza e vivono al di sotto della soglia di povertà, molto spesso con il solo sussidio del reddito di cittadinanza che, però, non sempre basta a garantire una vita dignitosa. Diventa allora inevitabile il ricorso alle parrocchie e alla Caritas.

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La storia di Giovanni - nome di fantasia - è solo una delle tantissime storie di disagio sociale tra i lavoratori del progetto Apu. L'uomo, 42 anni compiuti da poco, una moglie e due figli minorenni a carico, dalla fine del progetto non riesce a trovare un lavoro ed è stato costretto, per poter assicurare un pasto caldo alla propria famiglia, a vendere persino le fedi nunziali. 
 

«Mi sento umiliato come uomo e come lavoratore - ha spiegato - perchè per poter dare da mangiare alla mia famiglia sono stato costretto a vendere tutto, anche le fedi nunziali. Alla mia età non riesco a trovare lavoro, perchè mi dicono che sono troppo vecchio. Eppure in tutti questo tempo io, al pari di tanti miei colleghi, ho acquisito competenze spendibili nel mercato del lavoro. Devo dire grazie solo a tanti miei colleghi che mi stanno aiutando facendo di tanto in tanto qualche colletta. Io più di un lavoro come lavapiatti saltuario non sono riuscito a trovare. Sono deluso dalle istituzioni e dalla politica - prosegue l'uomo - perchè ci avevano fatto tante promesse. Lo scorso luglio ho lasciato la mia famiglia a Napoli senza un euro per andare a Roma insieme ai miei colleghi che sono stati ricevuti da Luigi di Maio. Lui ci promise di inserirci in un Decreto-Lavoro e poi di impegnarsi per lo stanziamento di risorse da destinare al nostro progetto. Siamo a novembre e l'attuale ministro degli Esteri non ha mantenuto ne la prima ne la seconda promessa».

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Martedì prossimo è prevista una nuova mobilitazione dei lavoratori Apu che scenderanno in piazza per fare ulteriore pressione sulla regione Campania. Il presidente De Luca ha più volte sottolineato come palazzo Santa Lucia sia disponibile ad una apertura ai 2000 lavoratori Apu. La patata bollente, però, è direttamente nelle mani del Governo centrale. Le risorse per la stabilizzazione dei lavoratori, infatti, dovrebbero essere stanziate direttamente da Roma. Negli scorsi mesi anche il Comune di Napoli si è schierato al fianco dei lavoratori Apu, chiedendo lo sblocco della vertenza.  

«Noi - ha continuato Giovanni - non chiediamo niente alla Regione, chiediamo solo di poter lavorare. Quando abbiamo avuto la possibilità di lavorare il verde pubblico e i cimiteri erano in tutt'altra condizione. La qualità del nostro lavoro ci è stata riconosciuta da tutti, a cominciare dai presidenti di Municipalità. Per questo non riusciamo a capire come, di fronte al disastro che è sotto gli occhi di tutti, continuino a tenere a casa lavoratori che sono formati e hanno competenze specifiche».
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