Anm, debiti azzerati in tre anni: il piano anti-crac è da rifare

Una sede dell'Anm
Una sede dell'Anm
di Pierluigi Frattasi
Giovedì 16 Novembre 2017, 09:11 - Ultimo agg. 17 Novembre, 10:12
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Il nuovo piano di risanamento Anm rischia il flop prima di partire. La stangata dell'Antitrust che si è abbattuta la scorsa settimana sul concordato preventivo dell'Atac di Roma, infatti, va a toccare anche Napoli. Nel suo parere, l'Autorità garante della concorrenza e del Mercato (Agcm) ha «bocciato» l'ipotesi di un piano di riequilibrio dei conti che possa durare oltre la scadenza del contratto di servizio tra la società e il Comune. La legge europea e nazionale prevede che entro dicembre 2019 il trasporto su gomma non sia più affidato in house ma tramite gara pubblica. Nel caso dell'Atac, invece, il concordato preventivo prevedeva tempi più lunghi del contratto di servizio. Da qui la bacchettata dell'Authority. E, adesso, a rischiare è anche Napoli. Anche nel caso di Anm il protocollo d'intesa firmato con i sindacati il 20 ottobre prevede un nuovo «Piano industriale aziendale», da approvare entro febbraio 2018, spalmato su 5 anni, fino al 2023, e sottoposto alla certificazione di un advisor, già individuato dall'Anm, che ha deciso di avvalersi peraltro dello stessa società di consulenza di Atac: Ernst & Young. Il problema, però, è che anche per l'Anm il contratto di servizio con il Comune di Napoli scadrà nel 2019: prima, quindi, della fine del Piano industriale. Mentre la Regione Campania ha già avviato le procedure per bandire la gara pubblica per la gomma entro fine anno.
 
La legge sulla concorrenza, insomma, non lascia scampo a equivoci. Entro il 2019 il trasporto su gomma va messo a gara. Non sono ammesse proroghe, né altri affidamenti in house senza gara o con aiuti di Stato, a meno di rarissime eccezioni dove si possa dimostrare che effettivamente la gestione pubblica del servizio è più efficiente. Impresa difficile per Anm, dotata di grandi professionalità, ma in una complicata situazione finanziaria. Alla luce delle osservazioni dell'Antitrust per l'Atac, quindi, anche il piano industriale quinquennale di Anm rischia di non essere attuabile. Il risanamento andrà raggiunto in 3 anni, come prevedeva il piano dell'ex manager Ramaglia, e non in 5.

Oggi giornata decisiva, intanto, per i sindacati, chiamati a un doppio appuntamento: alle 10 in Regione, per aprire la seconda fase sugli esuberi che si dovrà concludere entro 30 giorni, per scongiurare i licenziamenti; alle 15, a Palazzo San Giacomo per fare il punto sul protocollo del 20 ottobre. I rappresentanti dei lavoratori hanno chiesto certezze sui trasferimenti per l'Anm e sul futuro dell'azienda. «Se l'amministrazione aveva intenzione di mettere a bando la gomma - afferma Natale Colombo (Cgil) - forse avrebbe dovuto dircelo prima di sottoporci a lunghe trattative per firmare un documento che non contempla tale ipotesi». L'altra partita da risolvere riguarda i fondi. Per salvarsi dal crac l'azienda ha chiesto 82 milioni di euro di arretrati entro il 30 novembre. Cifra indispensabile a chiudere il bilancio 2016 e a garantire la continuità aziendale nel 2017. Ma non enorme, rispetto al miliardo di Atac. Il Comune spera in una norma salva-Anm nella Finanziaria, sulla scorta dell'emendamento approvato al Senato che sbloccherebbe 40 milioni di fondi regionali per la Gtt Spa di Torino in crisi. «Napoli non ha mai chiesto leggi speciali né salvacondotti - attacca il sindaco Luigi de Magistris - vogliamo quello che ci spetta e non accetteremo più discriminazioni. Stiamo lavorando con forza per evitare il fallimento, cercando la massima cooperazione tra istituzioni. Noi sosteniamo le battaglie di tutti i sindaci, ma continuiamo a vedere interventi speciali verso alcune città: più volte per Roma, per Milano e ora Torino. La manovra economica è l'ultimo tram. Sarà importante per capire se Governo e Parlamento vogliono investire in favore dei territori». A stretto giro la replica del senatore Pd Stefano Esposito, vicepresidente della commissione Trasporti e primo firmatario dell'emendamento per la Gtt: «De Magistris si informi - scrive in una nota - Non esiste nessuna norma ad hoc per Torino e quindi nessuna discriminazione verso altre città. L'emendamento non fa altro che autorizzare la Regione Piemonte ad utilizzare, se lo riterrà e se ci saranno le condizioni, 40 milioni di euro degli 80 di cui dispone per sostenere il piano di risanamento di Gtt di cui è socio unico la città. Nessuna legge speciale, nessuna risorsa sottratta ad altre regioni, semplicemente l'utilizzo di soldi già destinati alla regione Piemonte». «Mi stupisce il silenzio dei parlamentari campani - commenta Nino Simeone, presidente della commissione comunale Mobilità che ha sollevato per primo il caso Torino - Possibile che nessun nostro rappresentante eletto abbia pensato di proporre un emendamento analogo per l'Anm? La più grande azienda dei trasporti pubblici del Mezzogiorno, con 2.500 dipendenti, rischia di fallire, nel silenzio assordante delle istituzioni. L'obiettivo è trovare le soluzioni per salvaguardare tutti i posti di lavoro e garantire un servizio di trasporto pubblico utile ai napoletani. Tutto il resto non conta». Anche Fulvio Fasano, segretario Ugl Fna, lancia «un appello ai parlamentari, a cominciare da chi siede in Consiglio comunale a Napoli, per recuperare risorse straordinarie per Anm». Nelle ultime ore, intanto, sono stati richiesti all'Anm i dati della gomma per la città e la provincia di Napoli.