Antony De Avila Charris, l’ex giocatore della nazionale di calcio colombiana arrestato qualche giorno fa per traffico di droga, era in contatto con esponenti della cosca Contini del Vasto. E’ quanto emerso dalle indagini condotte dai poliziotti del commissariato Vicaria-Mercato, gli stessi che hanno messo fine alla latitanza di “el pitufo”. In particolare, è emerso che il 58enne, nei giorni immediatamente precedenti alla sua cattura, era stato notato, nei pressi del Duomo di Napoli, in compagnia di un soggetto ritenuto organico al sodalizio fondato da Eduardo Contini e con il quale, poi, si sarebbe allontanato in sella a uno scooter scomparendo alla vista dei poliziotti che li stavano monitorando. Non solo. Lo stesso ras continiano, alla fine di agosto, avrebbe prenotato per De Avila una stanza in un albergo nei pressi del Borgo Sant’Antonio Abate dove il colombiano avrebbe soggiornato fino al momento della sua cattura.
Cosa abbia fatto nel capoluogo campano per più di un mese è ancora un mistero anche se il sospetto degli investigatori è che la sua visita fosse finalizzata a riallacciare rapporti con i vecchi clienti della camorra. Il napoletano notato in sua compagnia, infatti, era stato coinvolto, insieme alla moglie, nella stessa indagine che, nel 2001, portò all’arresto di De Avila. Indagine che permise di scoprire l’esistenza di un’organizzazione di narcotrafficanti in grado di importare in Italia ingenti quantità di cocaina.
Titolare di una scuola di calcio e di una pizzeria, è comparso in diverse trasmissioni sportive sudamericane in cui ha ricoperto anche il ruolo di opinionista, in particolare, in occasione degli incontri della nazionale colombiana. Da qualche tempo, riferiscono le autorità colombiane, di lui si erano perse le tracce. Un buco temporale che, involontariamente, è stato lo stesso De Avila a colmare quando ha spiegato, agli agenti che lo avevano arrestato come ha raggiunto l’Italia. Inizialmente, ‘el pitufo’ aveva tentato di far credere di essere arrivato con un volo internazionale all’aeroporto di Fiumicino e, poi, di aver raggiunto Napoli con mezzi propri. Un racconto che, però, è stato subito smontato dagli investigatori che gli hanno fatto notare che un eventuale suo passaggio nello scalo aeroportuale romano non sarebbe passato inosservato e che, anzi, dato che viaggiava con documenti propri, sarebbe stato immediatamente arrestato. A questo punto De Avila ha fornito un’altra versione, ritenuta decisamente più attendibile ossia di essere partito da una non meglio località specificata località della Spagna a bordo di un’auto e di aver raggiunto tranquillamente Napoli dopo aver superato i controlli alla frontiera.