Napoli, sette furti in pizzeria: «Ladri, ecco le mie chiavi»

Napoli, sette furti in pizzeria: «Ladri, ecco le mie chiavi»
di Mariagiovanna Capone
Giovedì 14 Febbraio 2019, 07:30 - Ultimo agg. 07:55
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«Settimo comandamento: non rubare». Giuseppe Di Mascia l'ha scritto con il pennarello nero sul cartello attaccato alla vetrina della sua pizzeria di via Vincenzo Mosca, a pochi metri dalla centralissima piazza Immacolata. Un inciso per i ladruncoli che per la settima volta hanno fatto irruzione nel suo locale rubando i pochi soldi custoditi nella cassa portata via di peso, e soprattutto provviste, mance, perfino lattine di bibite gasate. «Ci avete derubati sette volte. Vi lascio le chiavi così non mi rompete le porte» strilla il cartello all'ingresso di «Io mammeta e... vuje». Una provocazione per chi «ha fatto più danni che guadagni» e hanno sfiduciato a tal punto il proprietario da fargli ipotizzare la resa.

Quando ha aperto la pizzeria e quando c'è stato il primo furto?
«Il 13 settembre ho inaugurato Io mammeta e... vuje e il 26 settembre ho subito il primo furto. Neanche il tempo di accusare il colpo, di dispiacermi per il danno che ce ne sono stati altri. Il settimo è quello avvenuto nella notte tra giovedì e venerdì scorso».
 
Si è fatto un'idea dei possibili autori?
«Ladri di galline. Non siamo un locale affermato, ci stiamo ancora creando una clientela in un quartiere dove ci sono tante proposte. Non capisco quindi questo accanimento verso il mio locale: sono più i danni che mi stanno provocando che i guadagni. Pensavo che l'assicurazione mi risarcisse almeno in parte, ma non avrò un centesimo per i danni subiti».

Perché non ha installato un impianto di videosorveglianza?
«È vero, ho sbagliato, ma un buon impianto costa molto e io ho preferito investire nel locale. Il mio ristorante è proprio di fianco a una banca, e pur non essendo nella piazza, vi si affaccia, quindi pensavo sarebbe stata più controllata durante i passaggi delle volanti. Sto pensando di installarla, per capire chi siano, in quanti agiscono, se sono sempre gli stessi. Poi però penso alla sfrontatezza con cui rubano da me, ma anche in altri locali della zona e penso sia del tutto inutile».

Perché così disfattista?
«Parlando con gente del posto ho scoperto che ci sono stati molti furti in appartamenti, anche in pieno giorno, ai box del garage sottostante, e poi a vari commercianti di via Menzinger. Denunciamo tutti, cerchiamo di fronteggiare questi attacchi criminali e la polizia non può fare altro che constatare i danni. Li ringrazio per quello che fanno ma sono pochi e non c'è modo di controllare un quartiere commerciale come questo, dove ci sono decine di bar, pizzerie e ristoranti su ogni strada. Ciò nonostante, a me pare che agiscano indisturbati, tanto sanno che se pure li beccano, dopo 24 ore sono già fuori».

Per questo ha messo il cartello provocatorio?
«Esatto. Gli lascio le chiavi appese alla toppa a questo punto, ma non mi aspettavo questo clamore, sono sincero. Non cerco pubblicità da questa situazione, avrei preferito di gran lunga che di me si parlasse della buona cucina che propongo ai clienti, non dei furti che subisco. Era una forma di protesta con cui spero di attirare l'attenzione sulla mancanza di sicurezza e leggi troppo permissive. Come cittadino onesto non mi sento tutelato, mentre queste leggi tutelano i disonesti, e parlo da figlio del popolo. Vengo dal Cavone e potevo scegliere la via più semplice: spacciare, rubare o fare il killer. A diciassette anni ho scelto il lavoro onesto e dopo 30 anni da cuoco e pizzaiolo in giro per Italia sono tornato nella mia città perché ci credevo. Ho investito i miei risparmi in questo locale e ora sono di fronte alla decisione più brutta della mia vita: meglio chiudere e andare via da Napoli, che restare e rischiare anche la vita o magari la galera».

Perché dice questo?
«Il mio peggior incubo è quello che, invece che di notte questi disgraziati possano fare irruzione di giorno, mentre ci sono clienti e persone care che lavorano con me. So già che li difenderei con le unghie e coi denti se solo vedessi la loro vita a rischio, e sa cosa succederebbe? Io diventerei il cattivo, quello da punire: mi metterebbero in galera e getterebbero la chiave. Per questi ladri che stanno rovinando la mia vita e il mio futuro, e quello di tanti altri in zona, invece, sarebbero di nuovo liberi dopo una ramanzina. Che giustizia è mai questa?».
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