«Il potere dei D'Alessandro gestito dalla moglie del boss»

«Il potere dei D'Alessandro gestito dalla moglie del boss»
di Raffaele Cava
Giovedì 8 Febbraio 2018, 10:09 - Ultimo agg. 10:13
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CASTELLAMMARE - La cabina di comando delle attività illecite sul territorio resta salda nelle mani del clan D'Alessandro di Scanzano. La cosca ha il predominio sulla città e così anche nei comuni dei Lattari grazie all'alleanza con i Di Martino di Gragnano. Negli ultimi tempi però, è nata una nuova fazione che influenza Pimonte e Agerola. A fare lo screening della geografia criminale del comprensorio stabiese e dei Lattari sono gli 007 della Direzione investigativa antimafia, e i risultati delle indagini sono contenuti nella relazione semestrale relativa al primo semestre 2017 presentata negli ultimi giorno dal ministero dell'Interno al Parlamento.

«I maggiori esponenti della famiglia D'Alessandro risultano quasi tutti detenuti, a eccezione della vedova del capo, coinvolta nelle dinamiche criminali del clan», annotano gli investigatori dell'antimafia nella relazione. È così che il clan D'Alessandro riesce a mantenere il controllo sul traffico di droga, estorsioni e usura senza contare le infiltrazioni nel tessuto economico per il riciclaggio di danaro sporco. Restano solide le alleanze e i patti di non belligeranza sul territorio, così come i business in Emilia Romagna a Rimini come noto da tempo. Altra location, non nuova, per gli scanzanesi segnalata dalla Dia si trova nelle Marche: «Alcuni componenti della famiglia si sono trasferiti ad Ancona». «Collegata ai D'Alessandro - scrive ancora l'Antimafia - è l'organizzazione Imparato, che gestisce in autonomia proprie attività illecite, in particolare lo spaccio di stupefacenti nel rione Savorito».
 
Stesso discorso per le piazze di spaccio del centro antico stabiese, a foraggiarle è la roccaforte di Scanzano e se qualcuno prova a cambiare fornitore scattano i raid punitivi. Così come testimonia la sparatoria in via Gesù, seguita dal pestaggio di un pusher, nello scorso mese di dicembre. Gli scanzanesi hanno le mani in pasta anche sui monti Lattari dove «a Gragnano e Pimonte si rileva la presenza della famiglia Di Martino, alleata con i D'Alessandro, dedita all'attività estorsiva, allo spaccio e alla coltivazione di stupefacenti, prevalentemente marijuana». Negli ultimi mesi gli investigatori dell'Antimafia hanno rilevato una nuova presenza tra i comuni dei Lattari. Viene definito un «sottogruppo» che sarebbe operativo tra i comuni di Pimonte e Agerola, una nuova fazione che avrebbe come business «prevalentemente le estorsioni». A costituire questa nuova cellula criminale «un ex componente storico del disciolto clan Imparato», quello guidato dal vecchio boss Mario Umberto Imparato protagonista di una sanguinosa faida tra gli anni Ottanta e Novanta con gli scanzanesi dopo essere stato per lungo tempo il luogotenente di Michele D'Alessandro, il fondatore della cosca. Infine la Dia conferma come la città venga divisa tra i D'Alessandro e i Cesarano di Ponte Persica, il clan fondato dal boss ergastolano Ferdinando Cesarano che domina gli affari nella parte periferica del territorio stabiese e nel comune di Pompei e Scafati. I Cesarano negli ultimi anni sono stati decimati dalle inchieste e dagli arresti, negli ultimi anni sono stati arrestati due pezzi da novanta che svolgevano il ruolo di reggente, Luigi Di Martino o profeta e Nicola Esposito o mostro ma la cosca di Nanduccio e Ponte Persica «continua a essere fortemente radicato sul territorio».
 
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