Il Vescovo Battaglia: «I clan uccidono Napoli: camorristi convertitevi»

Il Vescovo Battaglia: «I clan uccidono Napoli: camorristi convertitevi»
Martedì 12 Ottobre 2021, 11:49 - Ultimo agg. 13 Ottobre, 07:13
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«Stanno uccidendo Napoli! La sta uccidendo la camorra e il malaffare, con la violenza e la crudeltà di coloro che hanno dimenticato di essere umani!». È il grido d'allarme che lancia l'arcivescovo metropolita di Napoli, monsignor Domenico Battaglia, dopo gli ultimi omicidi e gli altri fatti di sangue verificatisi in città. «Agli uomini di camorra, ai corrotti e ai collusi con la criminalità dico: ritornate ad essere umani! Convertitevi! Il vostro Vescovo non si tirerà indietro nell'accogliere e accompagnare i passi della conversione e della rinascita umana».

«La scia di sangue che in questi giorni sta attraversando la città, procurando la morte a delle giovani vite e terrore e angoscia a interi quartieri, strade, famiglie - dice l'arcivescovo nella sua riflessione - non può lasciarci indifferenti! Sotto la croce della nostra città dobbiamo più che mai quest'oggi, insieme e senza distinzione di fede, politica, ruolo sociale ed istituzionale, stare in piedi, evitando di sdraiarci supini in attesa che qualcosa cambi da sola e di sederci, rassegnati e assuefatti a veder morire Napoli!»

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La città, aggiunge, «la sta uccidendo la camorra e il malaffare, con la violenza e la crudeltà di coloro che hanno dimenticato di essere umani! La sta uccidendo l'indifferenza di coloro che si voltano dall'altra parte, credendo di poter stare tranquilli, non immischiandosi e non prendendo posizione! La sta uccidendo la scarsa attenzione della politica, nazionale e locale, che pare essersi abituata al sangue versato in terra partenopea, considerandola alla stregua di un paese in guerra!». E ancora, secondo l'arcivescovo «la sta uccidendo ciascuno di noi nella misura in cui fa finta di niente e dimentica che il presente e il futuro della nostra città dipende dall'impegno di tutti, dalla capacità che avremo di passare da un freddo individualismo ad un senso rinnovato e caloroso di comunità, dal desiderio fattivo di trasformare tanti piccoli »io« impauriti e distratti nella forza di un grande »noi«, la cui carica profetica può essere segno e strumento di una possibile resurrezione della nostra terra!».

«Agli uomini di camorra, ai corrotti e ai collusi con la criminalità dico: ritornate ad essere umani! Convertitevi! Il vostro Vescovo - è il suo messaggio - non si tirerà indietro nell'accogliere e accompagnare i passi della conversione e la rinascita umana di coloro che ascolteranno la propria coscienza e la parola del Vangelo, deponendo le armi, e intraprendendo percorsi di collaborazione con la giustizia! Alle tante madri di Napoli, soprattutto a coloro che vivono in quartieri e situazioni familiari difficili dico: siate strumento di conversione per i vostri figli, aiutate le vostre famiglie a ravvedersi, siate nuovamente grembo che genera vita e non complici di percorsi di morte! A tutte le istituzioni, alla società civile, agli uomini e alle donne di buona volontà, alla mia Chiesa partenopea chiedo oggi più che mai di camminare insieme, superando l'individualismo e la diffidenza, lavorando uniti per restituire Napoli alla sua vocazione di città di pace, accoglienza, solidarietà!».

«Ora ancor di più avverto l'urgenza di concretizzare al più presto il Patto Educativo per la Città, e per questo ho convocato per domani i diversi esponenti della società civile, del terzo settore e del mondo ecclesiale con cui sto lavorando a questa iniziativa che vuole rimettere al centro, partendo dai più piccoli e dalle loro famiglie, la questione educativa, puntando sulla prevenzione e scommettendo sulle nuove generazioni! - continua Monsignor Battaglia - I ragazzi e i giovani di Napoli non possono essere destinatari passivi di un cambiamento ma devono divenirne i protagonisti: giovedì 14 ottobre sarò a Ponticelli, in uno dei quartieri più feriti dall'escalation camorristica, insieme ad una rappresentanza dei giovani dell'arcidiocesi per incontrare i ragazzi e i giovani del decanato, in un momento di reciproco ascolto, confronto, condivisione. Stanno uccidendo Napoli, e noi non possiamo stare a guardare dalla finestra: ognuno si senta interpellato dal grido della città, ognuno dia il proprio contributo alla vita della comunità, ognuno sia per le nuove generazioni un segno di resurrezione, camminando insieme al fiume di vita e di speranza che non ha mai smesso di attraversare Napoli e la cui pacifica esondazione potrebbe lavare il sangue versato e fecondare nuove primavere sociali!», conclude Battaglia.

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