Napoli, il vicesindaco Filippone: «Scuola da abbattere, proveremo a salvarla»

Napoli, il vicesindaco Filippone: «Scuola da abbattere, proveremo a salvarla»
di Paolo Barbuto
Mercoledì 2 Febbraio 2022, 23:57 - Ultimo agg. 4 Febbraio, 08:24
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È donna di scuola prima ancora che vicesindaco con delega all’istruzione. L’impegno per i ragazzi, per il diritto allo studio, per l’istituzione scolastica, sono sempre stati pane quotidiano per Mia Filippone, da un tempo che precede di molto quello del coinvolgimento nell’avventura della giunta Manfredi.

Quando affronta la questione della struttura di via Rotondella fa un sospiro di disperazione. La scuola dei Camaldoli, come ha raccontato ieri Il Mattino, è quasi completa ma la soprintendenza ne ha chiesto l’abbattimento: il Comune prima di costruirla ha dimenticato di chiedere i permessi necessari perché si trova in una zona a vincolo sicché non c’è via d’uscita - ha spiegato il soprintendente La Rocca - bisogna demolirla. 

Vicesindaco, conosceva la vicenda della scuola Rotondella?
«L’ho appresa da poco e sono rimasta attonita.

La questione mi è stata presentata in modo accorato da un consigliere municipale, Salvatore Passaro, il quale mi ha chiesto, a nome del territorio, di fare qualcosa per evitare che la struttura venga demolita così come ha chiesto la soprintendenza».

Ha approfondito la questione, pensa che possano esserci speranze?
«Ho letto tutta la documentazione disponibile. Stando agli incartamenti sembra che le possibilità di evitare l’abbattimento siano ridotte a lumicino. Ma nonostante questo faremo il possibile per studiare un percorso alternativo».

Cioè, come pensate di intervenire?
«Innanzitutto chiederò il supporto dell’assessore Baretta che ha anche la delega al patrimonio, quella alla quale fanno riferimento questioni del genere. Decideremo assieme quale strada intraprendere, di primo acchito penso che potremmo chiedere un incontro con il soprintendente per capire quali sono i margini di soluzione per questa vicenda».

Il soprintendente ha già spiegato che c’è poco da fare. La zona è vincolata, impossibile concedere permessi straordinari.
«So bene che la linea della Soprintendenza è questa. So altrettanto bene che non possiamo fermarci di fronte all’urgenza di una vicenda paradossale come questa. Anche se mi sembra di aver capito che esistono anche altri problemi oltre alla mancanza dei permessi».

La scuola ha altre difficoltà da superare?
«Non vorrei sbagliarmi ma credo di aver letto nella documentazione che c’è anche un problema geologico, di tenuta del terreno sul quale è stata realizzata l’infrastruttura. Ma su questo punto ho bisogno di fare approfondimenti, di capire se è un problema reale e se per questa specifica questione possono essere trovati correttivi».

Come è possibile che un’amministrazione costruisca una scuola abusiva?
«La domanda che mi pone lei è la stessa che mi faccio io da quando ho saputo della scuola di via Rotondella. Non riesco a immaginare che si possa commettere un errore del genere. Sembra un paradosso anche se, purtroppo, è una questione reale e contingente. Però le colpe non sono solo quelle “antiche” dei giorni in cui venne deliberata la realizzazione dell’istituto».

Ci sono anche altri colpevoli secondo lei?
«Diciamo che la situazione attuale è anche il frutto di dieci anni consecutivi di amministrazione “distratta” di fronte alle esigenze dei territori. Io non riesco a comprendere nemmeno perché, nei dieci anni che hanno preceduto l’insediamento della giunta Manfredi, nessuno abbia tentato di salvare quella scuola».

Intanto il territorio aspetta, ormai da troppo tempo.
«E si tratta, fra l’altro, di un’area della città che ha grande fame di aule, di scuole. Questa, per me, è la parte più dolorosa della vicenda, sapere che ci sono bambini e ragazzi che avrebbero diritto ad avere quella scuola vicino casa e invece sono costretti a rinunciare per via di un errore burocratico, di una dimenticanza, di un problema che non avrebbe mai dovuto verificarsi».

Se arrivasse un definitivo diniego da parte della soprintendenza cosa farete?
«Se non esistesse alcuna possibilità di evitare l’abbattimento saremmo costretti ad arrenderci. Di certo non possiamo pensare di andare contro le leggi, certi pensieri non ci sfiorano nemmeno, non ci appartengono. Però io non sono così pessimista. Ho la certezza che si possa trovare una svolta in una vicenda che sembra inesorabilmente giunta in un vicolo cieco. Sono fiduciosa nella possibilità che la soprintendenza e il Ministero possano accogliere le nostre istanze e aiutarci a sanare la questione. Noi ci batteremo per questo, lo dobbiamo ai bambini dei Camaldoli che hanno visto costruire la loro nuova scuola e non meritano di assistere allo spettacolo della demolizione».

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