Immuni, app al rallentatore a Napoli: «Abbiamo paura del tampone»

Immuni, app al rallentatore a Napoli: «Abbiamo paura del tampone»
di Gennaro Di Biase
Mercoledì 24 Giugno 2020, 08:30 - Ultimo agg. 13:33
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App Immuni: in 8 giorni, tra 15 e 23 giugno, i download sono aumentati da 2,5 a «3,6 milioni», secondo i dati dell'ufficio del ministro per l'Innovazione e della trasformazione digitale Paola Pisano. Circa 1,1 milioni di utenti in più in tutta Italia. Niente boom ma nuove iscrizioni, dunque, per lo strumento digitale che segnala, attraverso una notifica sul display dello smartphone, l'eventuale contatto con un positivo da Covid-19. Eppure la crescita c'è, se si contano i download dal lunedì della scorsa settimana, data del debutto di Immuni su scala nazionale. Stesso trend si registra tra napoletani e turisti intervistati in centro città: si passa dai 3 utenti su 50 del 15 giugno ai 4 su 40 di ieri. I dubbi dei cittadini, però, restano, e riguardano specialmente «le perplessità sul funzionamento», che lascia a chi è infetto la scelta di inserire o meno il suo codice nel sistema attraverso la Asl e la «privacy nei tracciamenti e negli spostamenti personali», spauracchio per tanti.
 

 

L'immagine della città vuota del lockdown appartiene ormai al passato. La gente è tornata a uscire, spendere e lavorare tra Decumani, piazza Dante, via Toledo e il Plebiscito. E non mancano neppure i turisti, in maggioranza italiani: non sono in gran numero come prima, ma ci sono. Napoletani e non: quasi tutti conoscono Immuni, ma in quanti l'hanno scaricata? «Io sì - sorride Giuseppina Fusco, seduta al tavolo di un bar in piazza Dante - Anche se per farlo ho dovuto combattere tutte le resistenze di parenti e amici che mi avevano consigliato di non installarla. Come mai? La paura principale del download consiste nella violazione della privacy e nel timore di un uso distorto di questi dati. In una settimana, da quando Google News mi informò della app e decisi di scaricarla, non ho ricevuto nessuna notifica, ma non sono in ansia per questo: scaricando Immuni l'ho messo in conto». Nella comitiva della Fusco sono in sei, e tra loro si conta un altro utente.

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La app, scaricata da una settimana, dà notifiche anche in caso di «non rilevamento di rischi». Provare per credere. Alcuni potenziali utenti sono in fase di valutazione, e aspettano il boom di Immuni per eseguire il download. Ma c'è anche chi vorrebbe installarla e non ci riesce: «Ho un cellulare di 7 anni fa, marca Huawei - racconta l'infermiere Luigi Del Prete, che pranza da Mattozzi - e non mi permette il download. Dovrei cambiare telefono». «Io ce l'ho invece - interviene Biagio Biondino seduto allo stesso tavolo - Potenzialmente ci permette di vivere in maniera più controllata. Perché la app funzioni bisogna avere fiducia nelle persone: chi la scarica si suppone dotato di sufficiente senso civico da comunicare poi il suo codice all'operatore sanitario». Il titolare del locale, Paolo Surace, ascolta il dialogo e si convince a fare il download: «Così difenderemo noi stessi e i nostri clienti - dice - Qui arrivano tanti turisti dal Nord. Ci siamo ripresi dall'incubo, ma incassiamo il 35% in meno rispetto a prima del virus, e dare sicurezze è importante. Escluso il calo dei turisti, le persone hanno ancora paura del contagio al ristorante».
 

Bagno di folla in via Toledo, nonostante il sole e il caldo. In tanti indossano ancora le mascherine e siedono ai tavoli dei bar. Tra loro c'è Bruno Esposito, con tre minorenni al seguito: «Immuni? Non la scaricherò - avverte - mi sembra che ci sia poca chiarezza sul funzionamento e sulla quarantena in caso di esposizione al rischio. Poi il tampone me lo fanno subito o mi mettono solo in isolamento?». A questo si aggiunge un altro fattore: la voglia di riprendere la vita quotidiana è tanta, al contrario di quella di sentir parlare ancora di Covid e contagi. Così, in piazza del Plebiscito si incrocia una famiglia di turisti dall'accento lombardo: moglie, marito, tre figli, macchine fotografiche al collo e zainetti in spalla: «Veniamo da Milano - dice lei garbata - Siamo qui a Napoli solo di passaggio, e no, non abbiamo scaricato Immuni».
 
 

Dall'ufficio del ministro per l'Innovazione Pisani sottolineano i passi in avanti fatti dalla app in meno di dieci giorni dal debutto su scala nazionale (dopo la fase di sperimentazione delle settimane precedenti in Liguria, Abruzzo, Marche e Puglia) ed evidenziano «l'importanza di Immuni per una regione a densità abitativa elevata come la Campania.
Un dato territoriale non c'è, però, perché la app non geolocalizza i contatti. Sono le Asl delle Regioni a gestire le segnalazioni. La campagna di comunicazione di Immuni entrerà nel vivo nei prossimi giorni. Le Asl effettueranno il tampone in caso di notifica positiva. Sono 10.500 i modelli di smartphone compatibili con Immuni, la cui tecnologia è sofisticata per motivi di privacy», ma può capitare che il download sia impossibile o che sia richiesto un aggiornamento di sistema. Sono le Asl - come specificano dall'ufficio della Pisani - a gestire le segnalazioni e le notifiche dei codici eventualmente a rischio Covid. «In Campania per ora siamo a zero segnalazioni derivati dalla App Immuni - spiegano da Palazzo Santa Lucia - I dati, prima di essere smistati, sono raccolti a Roma dalla Protezione civile». 

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