In cella 13 anni: «Da rapinatore a operaio così ho cambiato strada»

In cella 13 anni: «Da rapinatore a operaio così ho cambiato strada»
di Maria Pirro
Venerdì 10 Maggio 2019, 09:05
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Per arrivare al cuore del mondo, Salvatore Ben Mohamed ha attraversato il deserto dei sentimenti e della detenzione. Dice che si è «cotto» e si è fatto «troppo male», più volte, ed è tornato indietro. Direzione Officina dei talenti, sede operativa in piazza Sanità, nemmeno tanto lontano da casa. «Ma questa è tutt'un'altra strada, sto facendo un'altra vita», dice con sicurezza il giovane, operaio a 29 anni dopo 13 trascorsi in galera, dentro e fuori, da quando ha ingranato la marcia dello scooter nero: non per rapinare un Rolex (che gli è costato anche due imputazioni per la stessa azione). Ha seguito padre Antonio Loffredo, e soprattutto Vittorio, l'amico tabaccaio. Il nuovo viaggio è iniziato, su richiesta del parroco del rione, raccontando la sua esperienza a una trentina di ragazzi difficili accolti dalla cooperativa sociale di idraulici, manovali, elettricisti, che gli ha offerto un'opportunità di lavoro regolare. «E io penso: questi se ne scappano appena sanno». Salvatore dice di aver provato di tutto, alza la maglia e mostra la cicatrice sull'addome, a sinistra: il foro di un proiettile è impresso sulla pelle; «ma i criminali sono stampati nella testa: li riconosco con uno sguardo». Senza più voltarsi, confrontando ieri e oggi.
 
«Hai paura?» è sfida da rendere tabù. Può spingere a fare qualsiasi cosa. «La mia vita di prima», così la chiama Salvatore, «era carica di ansia e molto pericolosa: ogni giorno rischiavo la morte o il carcere e ogni 4-5 anni finivo sempre lì...» In cella. «Ma ciascuno deve fare il suo percorso e, probabilmente, se non fossi stato così solo, mi sarei buttato nello Stato o a scrivere, come Chiara», ride. A Chiara Nocchetti il 29enne affida la sua storia che fa da apripista in Vico esclamativo, edizioni San Gennaro, il libro che raccoglie 24 testimonianze oltre la disperazione (12 mila le copie vendute, oggi la presentazione al Salone del libro di Torino). Vicende personali e insieme collettive. «Mai riferite neppure tra amici», spiega la scrittrice esordiente con Marta, Raffaele, Francesco: napoletani che «cavalcano il limite», li descrive Loffredo, «avvezzi alle acrobazie» e pronti «inventare un cambiamento che renda possibile la realtà». Un esempio è anche il progetto delle Catacombe di San Gennaro. Loro «sono la poesia che canta la vita. Il rimedio al loro stesso male». Perché «non si sceglie di nascere, né dove si nasce. Accade». Si riparte, dunque, dall'infanzia (negata). «L'eroina a Napoli l'ha portata mio padre», afferma Ben Mohamed, ricordando «dei soldi e dei gioielli», e anche «di una domenica», quando suo papà ha annunciato: «Vado a comprare le paste». «Ma non è tornato più e con lui sono spariti i soldi. Avevo 6 anni». Mamma, invece, «a casa non poteva stare, le avevano dato 25 anni, e io non sapevo contare fino a 10, figuriamoci se potevo capire quanto fossero lunghi...». A 12 anni, l'arresto per un telefonino. E i soldi facili, con la droga e le rapine. Perché «la vita è un casino, i soldi rendono tutto sporchissimo», ripete adesso. Fino a toccare il cuore. «Abito a 50 metri dalla casa di Totò, tutte le mattine alle 7 mi sveglio, alle 7,30 vado al bar con gli amici, alle 8 siamo operativi per le ristrutturazioni». Pausa pranzo e altri impegni. «Il giovedì gioco a calcetto. Ma, alle 9 di sera, devo rientrare per le prescrizioni dei giudici». L'appuntamento con la libertà è fissato per il primo luglio, ma Salvatore ne ha celebrato un altro: «La festa dei lavoratori, con la torta. Ho spento una candelina». Quanta fatica e quanta strada. «Dopo l'incontro con i ragazzi, ci mettemmo un mese per pitturare una stanza sola. E, ai compagni di impresa al momento non incrociati, dico: fosse stata bella, quella vita, avrei continuato io, no?» La ragazza con cui vive l'ha conquistato aspettandolo il suo ritorno dal carcere. La seconda figlia è il suo senso di responsabilità e la sua passione per la vita nuova. «Né a lei né alla più grande comprerei scarpe da 300 euro, con la stessa cifra pago l'affitto». Cuore, amore 'e niente più.
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