Inaugurazione anno giudiziario a Napoli, De Carolis tuona sugli altarini della camorra: «Scegliere da che parte stare, con lo Stato o contro lo Stato»

Inaugurazione anno giudiziario a Napoli, De Carolis tuona sugli altarini della camorra: «Scegliere da che parte stare, con lo Stato o contro lo Stato»
di Valentino Di Giacomo
Giovedì 28 Gennaio 2021, 12:43 - Ultimo agg. 17:41
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Lentezza dei processi aggravata dalla pandemia e dalla carenza di organico soprattutto amministrativo, la capacità della camorra di investire sulla pandemia riuscendo a commercializzare persino mascherine e venderle ad ospedali pubblici, i rapporti intricati tra politica e magistratura anche alla luce della possibile candidatura di Catello Maresca a sindaco di Napoli e oggetto di esame al Csm. Parole durissime, poi, contro i santuari della camorra, con altarini dedicati ai baby-boss che da tempo Il Mattino denuncia con le sue inchieste. Sono tanti i temi affrontati nella insolita cerimonia di apertura dell’anno giudiziario tenuta in modalità online a causa del virus dal presidente della Corte d’Appello di Napoli, Giuseppe De Carolis di Prossedi. Una conferenza alla quale hanno partecipato il procuratore generale Luigi Riello, l’avvocato generale Antonio Gialanella e il vicario della Corte Eugenio Forgillo. 

«La camorra non potendo accedere agevolmente al tradizionale mercato delle imprese turistiche, della ristorazione e dell’abbigliamento – ha spiegato De Carolis di Prossedi - ha trovato nuove fonti di riciclaggio nella commercializzazione di dispositivi di protezione individuale e in particolare di mascherine, che sono state vendute in grossi quantitativi anche ad enti locali e ad ospedali pubblici».

Si tratta, evidenziano i magistrati, di un dato «allarmante». Una camorra che spara meno, ma che riesce a permeare tra i più giovani assoldando sempre di più i minorenni per i propri affari. «Spara meno la camorra – ha sottolineato il procuratore generale Riello - ma come sempre nei momenti di crisi, come già accaduto con il terremoto, è agguerrita e determinata a spartirsi la torta. E questo è già avvenuto. Rischiamo il welfare della camorra. La Procura antimafia di Napoli è molto attenta e così le forze dell’ordine, ma abbiamo bisogno di una risposta strategica man mano che ci avviciniamo alla spartizione dei fondi». 

 

Durissime le parole di De Carolis di Prossedi e Riello sui murales realizzati in memoria di camorristi e dei minorenni uccisi come Luigi Caiafa e Ugo Russo. «Sono una vergogna, la libertà di espressione non c’entra. È ora di mettere i valori al posto giusto. Non può esserci mediazione su questo: bisogna scegliere da che parte stare, se con lo Stato o contro lo Stato. Con tutto il rispetto, chi ha perduto la vita commettendo reati, non merita nessuna celebrazione». Il procuratore generale ha ricordato un paio di episodi significativi in proposito del rapporto tra minori e giustizia: «A gennaio 2020 abbiamo assistito a una guerriglia urbana da parte di minorenni che hanno assaltato le forze di polizia. E a dicembre scorso un gruppo di ragazzi ha assalito lanciando sassi a una pattuglia di carabinieri che li aveva sorpresi in strada. Questa indifferenza ai rigori della legge e questo odio verso i rappresentanti dello Stato è significativo. Inoltre, è aumentata la presenza di minori in associazioni camorristiche, due in più di un anno fa». 

«La pandemia – secondo i procuratori - ha inciso profondamente anche sul funzionamento della giustizia». L’arretrato dei processi aumenta soprattutto nel settore penale, nonostante siano calati significativamente i reati. Il numero di delitti commessi tra Napoli e provincia è diminuito del 18,5 per cento e riguarda tutti i reati, con l’unica eccezione di quelli informatici. Un calo significativo, soprattutto per quanto riguarda scippi e rapine su cui hanno significativamente inciso le limitazioni alla mobilità dovute alla pandemia. Sono cresciuti i reati commessi grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie secondo le statistiche, ma – come per le violenze domestiche – è stato sottolineato che nonostante la recrudescenza di questi reati non sempre «tutto quello che accade viene denunciato». Il dito è puntato anche verso la politica, spesso incapace di cogliere le reali esigenze avvertite nei tribunali italiani per far procedere più speditamente la giustizia. Secondo Riello neppure la riforma Bonafede, bloccata a causa della crisi di governo, avrebbe affrontato i temi principali per sveltire processi e sentenze. «Il tema è che se condanno o assolvo dopo 20 anni – ha spiegato il presidente della Corte d’Appello, De Carolis di Prossedi – ho fallito comunque. Perché o ho creato un ergastolo processuale tenendo sotto processo un soggetto per così tanto tempo o sto condannando una persona che dopo 20 anni può anche essere cambiata da quando ha commesso i suoi reati». 

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Non poteva non tenere banca la possibile candidatura del pm anticamorra, Catello Maresca. Parole eloquenti sono giunte soprattutto dal pg Luigi Riello che ha sollevato il caso al Csm. «Mi sono limitato a segnalare  come procuratore generale – ha detto Riello - una situazione che è giusto che adesso siano le autorità a cui questa segnalazione è stata fatta a valutare in piena libertà e serenità. Nessuno vuole accusare nessuno ma si sono dati elementi affinché questi fossero valutati». Al di là del singolo caso, per Riello bisognerebbe comunque «vietare che il magistrato si possa candidare nello stesso luogo in cui esercita le funzioni giudiziarie». Ma anche  vietare «il treno andata e ritorno tra magistratura e politica. Chi parte e va in politica non ritorna, o se ritorna lo fa con un incarico amministrativo. I magistrati superstar che vanno in giro a fare politica e che frequentano i talk show dalla mattina alla sera li vedo solo come una negazione della cultura giurisdizionale e della serietà che un magistrato deve avere». 

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