Napoli, sette mesi fa l’incendio a Cavalleggeri. Gli sfollati: «Siamo stati abbandonati»

Napoli, sette mesi fa l’incendio a Cavalleggeri. Gli sfollati: «Siamo stati abbandonati»
di Oscar De Simone
Sabato 22 Febbraio 2020, 11:04 - Ultimo agg. 15:04
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Era il 24 Luglio quando gli abitanti del palazzo in via della Caserma di Cavalleria a Cavalleggeri, furono costretti ad abbandonare le proprie abitazioni avvolte dalle fiamme. Oltre venti famiglie “scaraventate” in strada in pochi minuti, dall’incendio che coinvolse un deposito di giocattoli adiacente. Un vero dramma che costrinse decine di persone a dormire per settimane all’interno della parrocchia del quartiere. In una sala allestita in poche ore con brande e fornelli di fortuna. Dopo sette mesi però, nulla è cambiato. Il palazzo è ancora inaccessibile, pericolante ed annerito dai materiali carbonizzati. E’ fermo nel tempo e “custodisce” ancora oggetti e ricordi degli inquilini.
 


«Abbiamo avuto solo rassicurazioni – lamenta Franco Riccio – e promesse mai mantenute. Ci dissero che avrebbero risolto la situazione in poco tempo ed ora siamo quasi al termine dell’inverno e ci sentiamo abbandonati. Siamo stati costretti a trovarci un alloggio in fitto, nonostante le case di proprietà. I nostri beni ed i nostri oggetti di valore sono ancora li e nessuno è stato in grado di recuperarli. Quelle case sono ferme al 24 Luglio e con loro hanno rallentato anche le nostre vite».

Tutto fermo quindi. Anche per quanto riguarda il reperimento dei fondi regionali per supportare le famiglie costrette ad andare in affitto. Un vero dramma che in questi ultimi giorni ha coinvolto nuovamente i rappresentanti del parlamentino locale. «In questi giorni abbiamo interpellato l’agenzia sociale per la casa – afferma il presidente della X Municipalità Diego Civitillo – e quindi prossimamente, le famiglie saranno contattate per essere indirizzate verso i sussidi. Ma non solo. Abbiamo intenzione anche di chiedere nuove informazioni e fare il punto della situazione. Ci stiamo muovendo su diversi fronti per cercare di accelerare i processi di intervento».
 

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