Sei nomi. Cinque consiglieri in carica e un candidato, che tra l’altro è stato due volte sindaco nella vicina Gragnano. Nell’inchiesta che ipotizza possibili ingerenze della camorra sulle elezioni del 2018 a Castellammare di Stabia ci sono i nomi di almeno sei politici, sui quali la Direzione distrettuale Antimafia di Napoli (pm Giuseppe Cimmarotta) ha chiesto ai carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata di eseguire degli accertamenti. Un approfondimento che è tanto più necessario per fare chiarezza, ora che a Palazzo Farnese si è insediata la commissione d’accesso su indicazione del prefetto di Napoli, Marco Valentini. Non solo il caso dell’applauso al presidente del consiglio comunale Emanuele D’Apice, che durante il suo discorso dopo la nomina dello scorso 17 maggio elogiò il defunto papà Luigi, noto negli ambienti come Giggino ‘o ministro, condannato per concorso esterno al clan Cesarano e motivo dello scioglimento del Comune di Pompei nel 2001. L’inchiesta dell’Antimafia ipotizza un possibile inquinamento del voto da parte della camorra ma è da premettere che nessuno dei politici sui quali sono stati chiesti accertamenti risultano attualmente indagati.
Tutto trae spunto da alcune intercettazioni, già emerse lo scorso marzo, a margine dell’ondata di arresti per l’operazione «Domino bis».
Altri due nomi – un in maggioranza, uno all’opposizione – sono al vaglio per la parentele con i boss di camorra. Innanzitutto Annamaria De Simone, cugina di Teresa Martone, la vedova del boss Michele D’Alessandro, consigliera in supporto del sindaco Cimmino. E poi Eutalia Esposito, esponente di centrosinistra, primaria di ginecologia all’ospedale San Leonardo di Castellammare, a sua volta cugina di uno del boss Cesarano. Anche su loro due l’Antimafia ha chiesto approfondimenti. Infine, sempre all’opposizione spunta il nome di Giovanni Nastelli: suo fratello Carlo è stato consigliere di maggioranza all’epoca dell’omicidio di Gino Tommasino ed è più volte menzionato dai collaboratori di giustizia come uno dei politici che portavano informazioni sugli appalti al clan D’Alessandro.