Napoli, il business orologi per ripulire i soldi sporchi a Chiaia: perquisite le donne del clan

Napoli, il business orologi per ripulire i soldi sporchi a Chiaia: perquisite le donne del clan
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 18 Marzo 2022, 23:01 - Ultimo agg. 14 Giugno, 18:54
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Accuse ritenute attendibili, o comunque con un alto livello di verosmiglianza; ma anche l’esigenza di verificare l’esistenza di una cassa comune: di un tesoretto che, come ha spiegato uno della famiglia, viene gestito dalle donne, quelle cosiddette “avatar” in grado di sostituire i boss detenuti, nel ruolo di cassiere, di ragioniere, di strateghe, mostrandosi come vere e proprie madrine. Sono queste valutazioni che hanno spinto la Procura di Napoli a firmare un blitz a casa di alcuni soggetti ritenuti inseriti in famiglie di camorra, quelle - per intenderci - che sostengono la cosiddetta Alleanza di Secondigliano.

Sei perquisizioni, sequestrati appunti, telefonini, supporti informatici, un blitz in piena regola, che porta la firma dei pm Alessandra Converso e Ida Teresi, in una inchiesta che viene seguita dallo stesso procuratore Gianni Melillo: in questi giorni la squadra mobile ha bussato a casa di Filomena Lo Russo, moglie di Ettore Bosti, a sua volta figlio detenuto del boss Patrizio Bosti (uno dei fondatori dell’Alleanza di Secondigliano); stessa perquisizione a carico di Flora Bosti, figlia di Patrizio Bosti; di Ettore Bosti (classe 1978 figlio di Domenico Bosti), di Ettore Bosti (classe 1986, figlio di Nunzio), di Ettore Bosti (classe 1991, figlio di Salvatore), e di Assunta Aieta (classe 1956, esponente di una famiglia a sua volta legata ai clan Bosti, Contini e Mallardo). 

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Un blitz che nasce dalle dichiarazioni rese da Luca Esposito, marito di Maria Bosti (dunque genero del boss Patrizio Bosti), rese all’inizio dello scorso febbraio, in un fascicolo che ha un obiettivo dichiarato: «È emersa la possibile esistenza di una classa del clan, gestita da affiliati liberi e o da soggetti ad essi vicini o comunque legati da vincoli di parentela; nonché una strategia di investimenti di capitali del Bosti - nella sua espressione di capoclan - che, fino al giorno della esecuzione del fermo delegato da codesta attività di pg, poteva essere esercitato in primis attraverso il genero Luca Esposito quale tessuto connettivo per la materiale gestione degli investimenti». 

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E sono proprio le pagine del decreto di perquisizione a mettere a fuoco i punti su cui sta battendo la Procura di Napoli: esiste una cassa comune che unisce più clan consociati; questa cassa viene gestita - scrivono i pm - da soggetti del calibro di Flora Bosti e di Assunta Aieta; uno dei canali di investimento usati dalla camorra di Vasto Arenaccia riguarda il business degli orologi, che consentono di collocare ingenti quantità di denaro in investimenti apparentemente puliti.

Un punto, quest’ultimo, accennato da Ettore Bosti (figlio del boss Patrizio), nel corso di un colloquio con il figlio, a proposito di affari da mettere in campo a Santa Lucia, proprio grazie al business degli orologi. È il 28 febbraio del 2022, quando Ettore Bosti dice al figlio di «possedere un tesoretto, consistente in diversi orologi e in denaro contante... devo fare tre o quattro anni di galera, poi esco, ci vendiamo qualche orologio e ce ne andiamo lontano da Napoli, semmai in America, Spagna, dove volete voi... ho pure dei soldi nascosti, non mi interessa che stanno ascoltando la nostra conversazione...». 

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A questo punto, Patrizio jr manifesta la propria volontà di aprire una attività a Chiaia, semmai in zona Santa Lucia, mettendo in moto la verve manageriale del padre: «Ci vuole il “pezzotto”...», dice Ettore, a proposito del prestanome, tanto alla fine, basta vendere un orologio Monique per aprire un negozio da quelle parti. Un affresco familiare, dove non mancano lettere e telegrammi di incoraggiamento ai vari detenuti, a proposito della necessità di «non mollare», «di fare l’uomo», a proposito dell’esigenza di rimanere ancorati «ai valori di sempre», parole in codice che servono a non lasciare isolati i più deboli, di fronte al rischio di una svolta collaborativa. Poi c’è il capitolo stipendi. Il clan Contini investe ogni mese 170mila euro di stipendi. A leggere il decreto di perquisizione, il ruolo di cassiera viene gestita da Flora Bosti, che si occupa delle spese legali, della logistica nelle trasferte dei legali (soggiorni, transfer, auto a noleggio), ma anche delle vacanze a Ischia o della scuola dei più giovani della famiglia, alcuni dei quali - si legge - hanno avuto addirittura accesso a Montecarlo. 

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