Il militare, in servizio al Nucleo antisofisticazioni e sanità dei carabinieri di Napoli, secondo l'ipotesi accusatoria, avrebbe fornito a Verdoliva informazioni riservate sulle indagini in corso.
Nel provvedimento con il quale il giudice rigetta la richiesta, si sottolinea invece che, a proposito di una conversazione registrata tra i due, si parlava di una indagine che era stata avviata nei confronti di un medico del Cardarelli. Nel corso dell'interrogatorio, De Stasio «ha rivelato che Verdoliva era in realtà un confidente della polizia giudiziaria» circostanza di cui sarebbero stati al corrente anche i suoi superiori. De Stasio aveva precisato che era stato proprio il manager dell'ospedale a far attivare le indagini a carico del medico. Quindi nella circostanza il carabiniere non avrebbe fatto altro che sollecitare ulteriori informazioni. Una versione dei fatti che ha trovato conferma - evidenzia il giudice - dalle spiegazioni offerte dallo stesso Verdoliva. In ogni caso entrambe le vicende - quelle che chiamano in causa le vigilessa e il carabiniere - «non appaiono indicative di un concreto pericolo di reiterazione dei reati». «Si tratta - osserva il gip - di episodi isolati e determinati dalla peculiarità dei rapporti istaurati tra gli indagati e la controparte».