Incidente in metropolitana a Napoli, il macchinista indagato sospeso dall'Anm

Incidente in metropolitana a Napoli, il macchinista indagato sospeso dall'Anm
di Leandro Del Gaudio
Sabato 25 Gennaio 2020, 09:00 - Ultimo agg. 14:52
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Sospeso preventivamente «dal soldo e dal servizio». È il provvedimento adottato da parte dell'Anm, nei confronti di Gianluca Caleca, macchinista della Metropolitana, finito sotto inchiesta per lo scontro avvenuto martedì 14 gennaio scorso poco dopo le sette del mattino, nella stazione di Piscinola.

Uno scontro che ha fatto una prima «vittima», almeno a leggere l'ordine di servizio adottato dal direttore generale dell'Anm, l'ingegnere Gennaro Narducci.
 

 

Sospeso dallo stipendio e dal servizio, un provvedimento che ha colpito Caleca appena si è diffusa la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati. Decisione tempestiva, che lascia emergere con chiarezza il punto di vista dell'azienda, che sembra non avere dubbi sulla responsabilità del macchinista nello scontro. Una convinzione che - almeno per il momento - non trova alcun elemento di riscontro, anche solo a voler interpretare la strategia investigativa della Procura di Napoli. Come è noto, oltre ad iscrivere il macchinista nel registro degli indagati, gli inquirenti hanno posto due quesiti ai consulenti che dovranno occuparsi degli accertamenti irripetibili: dovranno chiarire quale fosse il funzionamento dei freni e dell'intero tratto della metropolitana in zona collinare. Quesiti che lasciano intendere la volontà della Procura di indagare ad ampio raggio, di andare oltre un eventuale (e tutto da dimostrare) errore umano. Freni, rapporti con la torre di controllo, interventi tardivi da parte della centrale. Sono questi i punti toccati dallo stesso Caleca nel corso di un'intervista resa in esclusiva al Mattino, nella quale ha ripercorso i momenti cruciali dello scontro. In sintesi, il macchinista sostiene di aver azionato i freni con tempestività, quando ha visto davanti a sé un treno partito dalla rampa opposta ma fermo sul binario del convoglio guidato da Caleca: «Quel treno doveva essere almeno cinquecento metri più indietro», ha dichiarato. E non è tutto: dopo il primo scontro, il treno di Caleca (che era l'unico con passeggeri) sarebbe stato tamponato da un'altra carrozza proveniente dalle spalle. E tutto ciò sarebbe avvenuto a dispetto degli allarmi o comunque dei segnali lanciati dal macchinista.
 

Intanto, la Procura di Napoli ha definito l'inizio degli accertamenti irripetibili, che rendono ancora necessario il sequestro di una parte dell'area collinare. Inchiesta coordinata dal pm Michele Caroppoli, sotto la guida del procuratore aggiunto Simona Di Monte, si indaga per disastro ferroviario e per lesioni ad alcuni passeggeri. Anche Caleca è stato costretto a ricorrere alle cure mediche, per la lesione di una costola che non gli ha impedito di compiere un'ultima manovra dopo lo scontro: staccando la corrente, per evitare un corto circuito, che avrebbe provocato conseguenze drammatiche. 

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