Operai morti nei cantieri, in Campania il record nero: 43 croci in nove mesi

Operai morti nei cantieri, in Campania il record nero: 43 croci in nove mesi
di Giuseppe Crimaldi
Venerdì 10 Settembre 2021, 10:00
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Morire di lavoro o vivere di un lavoro senza dignità? Il dilemma sembra essere questo, a Napoli e in una regione lontanissima dagli standard minimi di accettabile civiltà. Facce della stessa medaglia: due alternative spiazzanti, due tragedie unite da un unico filo conduttore. Quanto appare lontana e sfocata l'enunciazione del principio sancito dal primo articolo della Costituzione: oggi Il Mezzogiorno sembra appartenere a un altro mondo e a un'altra era, quella fondata su lavoro nero e sulle morti bianche.

Su entrambi i versanti, la situazione appare sempre più drammatica a Napoli e in Campania. A parlare sono i numeri: con il suo 19,5 per cento di occupati irregolari la nostra si conferma la regione con il più alto tasso di lavoro irregolare in Italia.

Le ultime stime dell'Istat sull'economia non osservata (quella che sfugge all'osservazione diretta della statistica ufficiale) quantificano il numero di persone che da queste parti ogni giorno si alzano per affrontare un lavoro friabile, evanescente, spesso senza garanzie, comunque denso di rischi. Sono 362.500, e per contenerle tutte - provate ad immaginare - servirebbero sette impianti della capienza a pieno dello stadio Maradona. Cresce un esercito di invisibili, peggio di noi riesce a fare solo la Calabria, con il suo poco invidiabile primato del 22,1 per cento. La media nazionale è pari al 12,9 per cento. 

Capitolo morti bianche: da gennaio ad agosto 2021 i decessi registrati in Campania sono cresciuti in maniera esponenziale. Napoli ne conta 14, Caserta 11, Salerno dieci, Avellino sette e Benevento uno. A livello regionale seguono Lombardia, Piemonte, Lazio, Puglia e via via tutte le altre regioni. «Gli indicatori e i numeri spiegano in maniera drammatica che qui siamo all'anno zero - commenta Giovanni Sgambati, segretario generale della Uil di Napoli e Campania - Come Uil ci battiamo da sempre per denunciare e contrastare questi fenomeni che determinano una lunga serie di conseguenze terribili. A cominciare dalle morti sul lavoro, ma anche dalle violazioni fiscali, cioè quella contributiva all'Inps e assicurativa all'Inail, che causano un costo altissimo sia in termini di persone assunte in modo irregolare e sia sulla sicurezza sui luoghi di lavoro». L'ultima tragedia in ordine di tempo è quella di Luigi Manfuso, l'operaio trovato morto nel cantiere della stazione Tribunale della Metropolitana collinare. Il corpo senza vita dell'uomo è stato ritrovato dai colleghi in un fossato della banchina dei treni.

L'ultima e più aggiornata ricerca dell'Istituto di statistica risale al 2020. L'economia sommersa in Italia ammonta a poco meno di 192 miliardi di euro, le attività illegali a circa 19 miliardi. Ma la pandemia e il lockdown non possono che avere peggiorato le condizioni generali, per cui dal prossimo quadro c'è da attendersi un nuovo profondo rosso.

Sono costi altissimi quelli derivanti dal lavoro nero. Una piaga che resta aperta e sanguinante. Quanto siamo lontani dal resto d'Italia, dalla laboriosa Emilia Romagna dove su cento occupati irregolarmente se ne contano poco meno di dieci, o da Bolzano che ne censisce otto. 

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L'attività in nero genera un valore aggiunto pari a 77,8 miliardi di euro all'anno, 26,7 dei quali sono prodotti al Sud, 19,8 nel Nordovest, 17 nel Centro e 14,3 nel Nordest. A livello regionale, in termini assoluti, il Pil in nero più importante emerge in Lombardia (12,6 miliardi), alla quale seguono il Lazio (9,4 miliardi), la Campania (8,3 miliardi) e la Sicilia (6,2 miliardi).

E pensare che il fenomeno del lavoro fuorilegge in tutte le sue forme investe più soggetti controllori, a cominciare dagli Ispettorati territoriali del lavoro. Senza contare, poi, le forze dell'ordine, con Guardia di Finanza e Arma dei carabinieri da sempre in prima linea. Possibile allora che a fronte di tanti controlli, di tanto lavoro basato sulla prevenzione e repressione, i dati continuino a crescere e a preoccupare? Qualcosa evidentemente non va.

La verità è che le continue incursioni normative e regolamentari degli ultimi anni in una materia tanto complessa hanno determinato riforme che, anziché snellire le procedure e colpire al cuore le cause che determinano tante disfunzioni, hanno paradossalmente finito per agevolarle. Ecco perché cresce il lavoro senza garanzie contrattuali, senza assicurazione, senza contributi, senza limiti d'orario rispettato e senza sicurezza. Ecco perché si continua a morire di lavoro.

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