Coronavirus a Napoli, infermiera del 118 contagiata: «Se ci ammaliamo noi crolla tutto»

Coronavirus a Napoli, infermiera del 118 contagiata: «Se ci ammaliamo noi crolla tutto»
di Melina Chiapparino
Sabato 4 Aprile 2020, 15:13 - Ultimo agg. 15:30
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«La mia paura più grande è contagiare la mia famiglia e aver potuto infettare qualcuno nel periodo che ho lavorato». La testimonianza del disagio vissuto da tanti sanitari con l’esplosione dell’emergenza Coronavirus, arriva da un’operatrice in forza al 118 che da tempo presta servizio attraverso una ditta, per le ambulanze a Napoli. «Sono risultata positiva al Covid-19 ma non mi preoccupa la patologia - spiega l’infermiera - quello che voglio segnalare alle istituzioni, è lo stato di abbandono e di confusione in cui hanno lasciato la nostra categoria. Il servizio del 118 è fondamentale per fare da barriera tra le ospedalizzazioni necessarie e il servizio di assistenza per i pazienti che possono rimanere nel loro domicilio. Si stanno preoccupando di noi, solo ora dopo averci mandato in servizio senza sufficienti dispositivi di protezione e dopo senza garantirci i tamponi, anche preventivi per monitorare il nostro stato di salute».
 

 

Il problema secondo l’operatrice 118 contagiata è strettamente legato al fatto che «il servizio delle equipe sulle ambulanze funziona da “diga” per non far crollare la macchina sanitaria che sta gravando sugli ospedali, per questo è necessaria garantire la salute di chi presta servizio sulle ambulanze». L’infermiera racconta di «aver effettuato il tampone a fine marzo, dopo aver appreso che un altro operatore in forza al 118 era risultato positivo» e, contestualmente al suo test, «altri 6 sanitari in servizio presso il 118 sono risultati positivi». La preoccupazione riguarda anche un dato oggettivo. «Se comincia ad ammalarsi un numero di operatori cospicuo - insiste l’infermiera - rischiamo di perdere operatività sulle postazioni del 118 che si reggono sui nostri turni, al contrario dovremmo rafforzarle ora che siamo in emergenza». In ogni caso, il problema principale su cui «bisogna intervenire subito» è quello che la donna ha vissuto sulla propria pelle e cioè «aver atteso sei giorni per l’esito del tampone, durate i quali ho continuato a lavorare e, pur avendo usato le massime precauzioni a casa e sul lavoro, non posso essere certa di non aver scongiurato il contagio».

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Questo punto che psicologicamente pesa molto sull’infermiera e su tutti i sanitari del 118 che si stanno sacrificando con turni massacranti e grande abnegazione, richiede «delle precisazioni» spiega l’infermiera. «Bisogna fare chiarezza- tuona – la centrale del 118 e la nostra direzione ha fatto tutto il possibile per tutelarci e garantirci condizioni lavorative adeguate ma le disfunzioni dipendono da meccanismi al di sopra, a cominciare dai decreti che ci imponevano di proseguire a lavorare in caso di assenza di sintomi, esattamente come è accaduto a me». «Per adesso mi sento abbastanza bene anche se comincio ad accusare stanchezza- racconta l’operatrice- però vivo con i miei familiari per i quali ho dovuto insistere a lungo col medico di base per farli mettere in lista per il tampone e ora stanno accusando lievi sintomi come la tosse, ovviamente sono estremamente preoccupata per loro perché abbiamo una casa piccola ed è complicato mantenere le distanze». Su come possa esser avvenuto il contagio, non mancano i dubbi. «Ultimamente facevamo tutti gli interventi con i dispositivi di protezione ma è capitato che alcune persone non dichiarassero sintomi sospetti al triage telefonico- aggiunge la donna- ricordo un paio di interventi senza protezioni che si sono poi rivelati più rischiosi perciò invito la popolazione a essere sempre molto onesti e chiari con il 118 quando chiamano per un intervento».
 

«Amo profondamente il mio lavoro e tutti noi sanitari ci stiamo impegnando al massimo ma ho deciso di denunciare lo stato anche psicologico in cui lavoriamo perché con il Covid non possiamo permetterci di spendere tempo prezioso - conclude l’infermiera rinchiusa in casa - bisogna distribuire bene le risorse e fare screening a tappeto».
Nel frattempo è di questa mattina la notizia dell’azione intrapresa dalla direzione del 118, per eseguire test a tappeto ai propri lavoratori, dunque dalle 11 di questa mattina tutto il personale del servizio di emergenza territoriale, inclusi i dipendenti convenzionati come Croce Rossa e Bourelly è stato invitato a presentarsi presso la sede della centrale all’Ospedale del Mare. L’iniziativa è stata apprezzata dai dipendenti salvo le complicazioni che si stanno verificando in corso d’opera. «Siamo da 2 ore in fila- fa sapere un gruppetto di sanitari- si stanno creando assembramenti e tempi troppo lunghi».

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