Infezione alla gola, non respira e i soccorsi sono lenti: così si muore a Napoli

Infezione alla gola, non respira e i soccorsi sono lenti: così si muore a Napoli
di Maria Chiara Aulisio
Lunedì 21 Gennaio 2019, 07:00 - Ultimo agg. 22 Gennaio, 07:05
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Aveva solo un po' di mal gola. Un leggero fastidio, un «bruciore» lo aveva definito descrivendolo alla moglie, uno di quei sintomi che alla peggio lascia immaginare l'arrivo di un po' di influenza. Come avrebbe fatto chiunque, Alberto Mazzola Turco, 49 anni e ottima salute, prende un antinfiammatorio e prosegue la giornata di lavoro, quella che purtroppo sarebbe stata l'ultima. Nella «Cantina La Barbera», nota braceria del Vomero di cui era socio, Alberto ci tornerà solo qualche ora la mattina successiva, prima di chiedere l'intervento del 118 e finire al Cto dove morirà dopo cinque giorni di agonia per una epiglottidite acuta. Ma andiamo con ordine.
 
La storia risale allo scorso 24 luglio, il perché venga fuori solo adesso lo spiega meglio l'avvocato Valerio Minucci, che ha raccolto la denuncia della moglie, Raffaella Di Donna, per tutti Laila, e la difende in tribunale: «Purtroppo i tempi sono lunghi: solo per avere la cartella clinica dal Cto ci sono voluti tre mesi. Poi - prosegue l'avvocato - ho chiesto una perizia tecnica al professore Luigi Palmieri, ordinario di Medicina legale presso la Seconda Università. Solo dopo aver esaminato con grande cura tutta la documentazione, ho deciso di rendere pubblica la vicenda».

Ma torniamo al mal di gola e alla mattina del 24 luglio quando Alberto prende l'antinfiammatorio e scende in Cantina. Già perché la famiglia Mazzola Turco abita nello stesso palazzo di via Morghen dove, al piano terra, ha sede il ristorante La Barbera. La giornata di lavoro scorre più o meno regolare, ma il dolore persiste, sembra quasi aumentato, Alberto continua a non darci troppo peso, prende un altro analgesico e va a dormire sperando che non gli salga la febbre: in Cantina c'è un gran da fare e mettersi a letto con l'influenza sarebbe un problema per tutti. Niente da fare: la mattina successiva va anche peggio, gola in fiamme e dolore acuto - ha una epiglottidite, una patologia infiammatoria che, generando un edema delle mucose respiratorie, ne può comportare l'ostruzione. Senza dare ascolto alla moglie che gli consigliava di rimanere a casa, l'uomo decide di scendere ugualmente in Cantina, neanche il tempo di iniziare a lavorare che comincia a mancargli il respiro. Da qui la necessità di chiamare il 118: «Quando arriva finalmente l'ambulanza - racconta l'avvocato Minucci - Alberto era già cianotico, aveva il collo gonfio e il respiro sempre più affannoso. Invece di portarlo subito al pronto soccorso del vicino Cardarelli, hanno iniziato a visitarlo senza essere dotati della giusta strumentazione. Mancava perfino l'abbassalingua. In ogni caso i sanitari arrivano alla conclusione che le vie aeree erano totalmente ostruite e non permettevano alcuna ispezione». Da qui la corsa al Cto: «La moglie aveva chiesto che il marito venisse accompagnato al Cardarelli: più vicino e più attrezzato. Niente da fare - aggiunge Minucci - la risposta è che si va al Cto». Nel tragitto Alberto - sempre secondo quanto scritto nella denuncia presentata dai familiari - a causa dell'insufficienza respiratoria va in arresto cardiaco, quando arriva al Cto le sue condizioni sono disperate: morirà dopo cinque giorni in seguito ai gravi danni cerebrali riportati.

«Fa rabbia morire a 49 anni per una infiammazione della epiglottide, - aggiunge Minucci - una patologia causata di solito da una infezione virale o batterica alla laringe che viene considerata non grave». Può verificarsi a qualsiasi età anche se - spiegano gli esperti - colpisce più frequentemente i bambini dai due ai sette anni. La terapia si basa sulla somministrazione di antibiotici ma nei casi più gravi è necessario intubare il paziente o - qualora non si riesca a procedere all'intubazione - praticare una tracheotomia di urgenza.

Della vicenda è stato informato Giuseppe Galano, direttore della centrale operativa del 118 di Napoli: «Apprendo solo ora la triste storia di Alberto Mazzola Turco, d'altronde se l'avvocato ha ritenuto opportuno denunciarla adesso, non avrei potuto saperlo prima. In ogni caso - aggiunge il direttore Galano - me ne occuperò subito, voglio parlare con i sanitari, capire bene quali sono i fatti e accertare ogni eventuale responsabilità».
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