Le lacrime della mamma di Fortuna, ammazzata dal marito: «Segregata da due anni, a noi i bimbi»

Le lacrime della mamma di Fortuna, ammazzata dal marito: «Segregata da due anni, a noi i bimbi»
di Melina Chiapparino
Domenica 10 Marzo 2019, 09:00 - Ultimo agg. 12:17
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«Rivoglio Fortuna con me, almeno da morta». Patrizia piange e cerca di raccogliere le forze quando parla della figlia, uccisa e strappata alla vita dal marito. Con lei c'è Salvatore, il papà della giovane donna. Dal giorno del femminicidio, nella piccola casa nel cuore della Sanità, è un via vai di parenti, amici e conoscenti: un bacio, un abbraccio, una preghiera. Tutti vogliono essere vicini ai genitori di Fortuna, nata e cresciuta in quel quartiere prima di trasferirsi a vivere Miano con l'uomo che l'avrebbe uccisa.
 


«Negli ultimi due anni non eravamo riusciti a vederla, e neanche a sentirla al telefono - spiegano i genitori - l'aveva isolato e ogni volta che abbiamo cercato di contattarla lui ce lo ha impedito». Adesso che Fortuna non c'è più, i ricordi tornano alla mente: «Si erano conosciuti grazie ad alcuni amici in comune, dopo due anni di fidanzamento decisero di sposarsi. Vincenzo sembrava l'uomo perfetto - spiega mamma Patrizia tra le lacrime con il passare del tempo avevamo notato che Fortuna poteva frequentarci solo in sua presenza e persino i nostri nipoti non potevano rimanere soli con i cuginetti, ma lei continuava a dire che andava tutto bene».
 
Se da un lato Patrizia se la prende con se stessa per «non essere riuscita a salvare Fortuna», dall'altro lato spiega che tante volte i fratelli avevano cercato di capire il perché di quell'isolamento. «La sorella gemella era andata fin sotto casa per convincere Fortuna a parlarle. A Natale poi avevamo provato a invitarli a pranzo - prosegue la mamma ma al cellulare rispose Vincenzo dicendo che non sarebbero venuti e di non chiamare più». Dai racconti dei familiari, Fortuna sembra essere stata manipolata dal marito fino all'isolamento anche dagli affetti più cari, vittima di una gelosia malata. «Avevamo saputo che il marito ci aveva messo in cattiva luce, approfittando anche della mia condizione - racconta il fratello Gennaro, 41enne napoletano che sta pagando con gli arresti domiciliari il suo debito con la giustizia - ma poi abbiamo saputo che aveva fatto lo stesso anche con i suoi fratelli». A questo proposito emerge un episodio inquietante: «Ci hanno raccontato che quando Vincenzo è stato ricoverato per un'operazione chirurgica, Fortuna veniva accompagnata in ospedale da uno dei fratelli continua Gennaro - e anche durante il tragitto in auto era obbligata a tenere il cellulare acceso affinché il marito, in collegamento telefonico, potesse ascoltare i loro dialoghi».

Fortuna non poteva lavorare, l'unica occupazione che le veniva concessa era qualche servizio domestico da una vicina di casa. «Anche solo stendere i panni poteva essere motivo di discussione» raccontano i fratelli di Fortuna che ricordano come la sorella continuasse a ripetere che «andava tutto bene» in quelle rare occasioni in cui riuscivano a parlarle. «Nessuno di noi aveva mai pensato che potesse subire violenza: - chiarisce mamma Patrizia - mia figlia aveva un carattere d'oro e non ha mai avuto atteggiamenti che potessero far ingelosire il marito».
Fortuna viene descritta come una ragazza dolce, chiusa e timida. «Siamo certi che non ci sono tradimenti - ribadiscono i familiari ma questo non giustificherebbe nessuna violenza: ora pretendiamo la massima pena per questo mostro». «La nostra più grande preoccupazione sono i tre figli di Fortuna, noi vogliamo dargli tutto il nostro amore - dicono Patrizia e Gennaro speriamo che i servizi sociali li diano a noi».

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