«Io, infermiera aggredita
fin dentro l'ambulanza»

«Io, infermiera aggredita fin dentro l'ambulanza»
di Ettore Mautone
Lunedì 22 Luglio 2019, 08:37
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E' un racconto choc quello dell'ennesima vittima di un'aggressione ai danni del personale del 118. I fatti sono avvenuti l'altra notte, a Coroglio, nei pressi di uno dei localini pieni di ragazzi dove tutti consumano droga e alcol senza alcun controllo e dove il contrasto tra la bellezza dei luoghi e l'insano modo di passare le serate fa spesso da scenario per fatti delittuosi. La chiamata alla centrale del 118 giunge poco prima dell'alba. È segnalato un attacco di panico accusato da una ragazzina. Immediatamente parte il team di un'ambulanza di tipo B (senza medico a bordo) che in pochi minuti raggiunge la zona. A bordo oltre l'autista c'è un'infermiera molto esperta E. V. 55 anni di cui gli ultimi 12 trascorsi su una mezzo della rete di soccorso a Napoli. Una professionista che tra l'altro porta addosso i segni di una precedente terribile esperienza di violenza subita anni fa, durante un intervento a Pianura, che le è costato un danno permanente ad una mano.

 

IL RACCONTO
«Erano circa le 5 del mattino racconta l'infermiera - quando sono arrivata ho subito prestato soccorso alla ragazza che stava male. Le ho dato supporto psicologico, monitorato i parametri vitali e aspettato alcuni minuti per verificare l'evoluzione della situazione. Ad un certo punto, accompagnata da due ragazzi, è giunta una donna adulta che aveva una ferita al ginocchio. Ha riferito di essere stata picchiata dal marito. Ho allora fatto presente che stavo curando un'altra persona e che potevo chiamare un'altra ambulanza affinché le prestassero le prime cure e la accompagnassero in ospedale presso il circuito rosa che esiste sia al San paolo sia al Cardarelli. Poi ho medicato la ferita senza però mai smettere di occuparmi dalla ragazzina. Ad un certo punto a tutta velocità è arrivata una Ranger Rover. Ho temuto di essere investita. Il guidatore ha abbassato il finestrino e mi ha chiesto bruscamente di dargli il referto qualificandosi come il marito della donna. Ho rifiutato a muso duro e ho detto che se voleva poteva ottenere questi documenti rivolgendosi alla centrale del 118. Per tutta risposta è sceso e ha iniziato a insultarmi pesantemente strattonandomi e menando fendenti. L'autista ha chiamato la polizia ma è intervenuta con un enorme ritardo e non mi ha nemmeno tutelata».
All'aggressore, stando al racconto dell'infermiera, i poliziotti hanno chiesto i documenti che non aveva. L'uomo, però, non sarebbe stato né fermato né invitato in caserma per l'identificazione. «Erano ormai le 6,30 e nonostante la presenza della polizia - conclude l'infermiera quell'uomo ha continuato a insistere. Le forze dell'ordine non solo non hanno fatto nulla per identificare quell'energumeno ma impropriamente mi hanno invitata dal desistere in quella discussione rimandandomi a una successiva denuncia. Sono avvilita e sfiduciata, se non riusciamo ad ottenere tutela nemmeno quando interviene la polizia significa che siamo in balia di questi balordi e delinquenti senza nessuna tutela. Al rientro mi sono fatta refertare e sto pensando di sporgere denuncia.
L'ESCALATION
«Ormai è una escalation inarrestabile e i luoghi dei soccorsi non sono sicuri, dice Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale dei Verdi componente della Quinta commissione Sanità. «Effettivamente assistiamo a una escalation preoccupante aggiunge Giuseppe Galano responsabile della centrale operativa del 118 - medici e infermieri intenti a lavorare per il bene altrui, in situazioni spesso delicate devono subire anche queste aggressioni come è accaduto l'altra notte a Scampia dove le manovre di rianimazione sono andate avanti per oltre 30 minuti in un clima reso tesissimo dalle minacce di un parente della persona poi deceduta. La polizia in quel caso ha impiegato oltre 45 minuti dalla chiamata prima di giungere sul posto».
In base ai dati diffusi dall'associazione Nessuno tocchi Ippocrate a Napoli siamo alla 60esima aggressione al personale sanitario in questi primi 7 mesi del 2019. La speranza di una maggiore tutela per i medici giunge intanto dal Parlamento dove è stata votata in Commissione da maggioranza e opposizione l'inasprimento delle pene che vanno dai 4 ai 16 anni nei casi più gravi con la possibilità di agire l'azione penale senza bisogno di querela di parte grazie alle pene rubricate in maniera più severa.
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